La guerra in Ucraina è scoppiata una settimana fa, durante la notte, portando con sé già migliaia di morti tra soldati e civili. Come tutte le guerre, con la loro motivazione alle spalle (sempre che ve ne sia una a giustificarla), la costante sono le vittime, in larga parte innocenti. Ciò che non è costante è l’attenzione mediatica: evidente la differenza che il mondo occidentale sta dando a questo conflitto perché tocca un territorio, l’Ucraina, che da oltre un secolo gioca un ruolo chiave per gli equilibri del Vecchio Continente e della Russia. Un territorio che diventa confine tra NATO e Russia.

Dopo lo scoppio del conflitto, ogni ambito della vita quotidiana è stato toccato da questa guerra. E nulla sarà più come prima per parecchio tempo. Anche il mondo sportivo, calcistico e non solo. Alcuni club hanno tagliato i ponti con accordi milionari con sponsor russi, come ha fatto lo Schalke 04 con Gazprom. È di queste ultime ore una delle scelte destinate a fare più discutere perché tocca tutti i russi indiscriminatamente: l’esclusione del atleti paralimpici russi e bielorussi dai Giochi Paralimpici in programma in Cina, a Pechino dalla giornata di domani, 4 marzo.

Una scelta che ne segue altre, dall’esclusione degli Atletici Olimpici a quella della Nazionale Russa e delle formazioni russe dalla corsa al prossimo Mondiale e alle competizioni europee della Champions ed Europa League.

La situazione bellica in Ucraina ha poi portato giocatori di nazionalità russa e ucraina a trovarsi nello stesso spogliatoio e mostrarsi alle telecamere in abbracci e gesti di grande fratellanza. È il caso di Malinovskyi e Miranchuk dell’Atalanta, in Serie A. Non è l’unico, come molti sono i casi di giocatori ucraini in forza a club russi, in quel travaso che fino a una settimana fa era la normalità. L’ucraino Rakitskyi dello Zenit San Pietroburgo, ad esempio, ha chiesto la rescissine contrattuale immediatamente al proprio club. Molti allenatori stranieri in club russi o ucraini hanno chiesto di poter tornare a casa. Roberto De Zerbi e il proprio staff ne sono l’esempio.

Ma pensare che tutto potesse risolversi comodamente, solamente in pace e fratellanza, era impensabile. E infatti sui social sono molti i giocatori ucraini a rispondere a distanza a calciatori russi. È il caso di Yarmolenko e Zinchenko che dall’Inghilterra rispondono al russo Dzyuba attraverso i social network. È il caso di Shevchenko, ex tecnico del Genoa, che da Trafalgar Square manifesta per il proprio Paese e definisce “assassino” Vladimir Putin.

Ci sono poi i tanti racconti di giocatori e allenatori pronti ad arruolarsi nelle forze armate ucraine per difendere il loro Paese. Nelle ultime ore sono stati due i nomi altisonanti. Primo fra tutti Yuriy Vernydub, il tecnico dello Sheriff Tiraspol, club moldavo presente nella regione della Transnistria (probabile futuro obiettivo della Russia e delle sue mire espansionistiche). A fine 2021 espugnava calcisticamente il Bernabeu in un miracolo sportivo, adesso imbraccia il fucile per difendere l’Ucraina dall’attacco russo. Con lui ci saranno anche Viktor Kornienko, terzino sinistro dello Shakhtar, e Junior Moraes, brasiliano naturalizzato ucraino, sempre elemento del club di Donetsk. Imbracceranno le armi per combattere.

L’episodio che più di tutti, nella giornata di ieri, ha fatto notizia è la notizia che Roman Abramovich avrebbe messo in vendita il Chelsea. Lui, uno degli oligarchi russi più ricchi e famosi del mondo, è pronto a dare un segnale. Un segnale comunque destinato a non passare inosservato racchiuso in una lettera che qui di seguito riportiamo:

“Vorrei affrontare le speculazioni sui media negli ultimi giorni in relazione alla mia proprietà del Chelsea FC. Come ho già affermato, ho sempre preso le decisioni tenendo a cuore l’interesse del Club. Nella situazione attuale, quindi, ho preso la decisione di vendere il Club, poiché ritengo che ciò sia nel migliore interesse del Club, dei tifosi, dei dipendenti, nonché degli sponsor e dei partner del Club.

La vendita del Club non sarà accelerata ma seguirà il giusto processo. Non chiederò alcun prestito da rimborsare. Per me non si tratta mai di affari né di soldi, ma di pura passione per il gioco e per il Club. Inoltre, ho incaricato il mio team di creare una fondazione di beneficenza in cui verranno donati tutti i proventi netti della vendita. La fondazione sarà a beneficio di tutte le vittime della guerra in Ucraina. Ciò include la fornitura di fondi essenziali per i bisogni urgenti e immediati delle vittime, nonché il sostegno al lavoro di recupero a lungo termine.

Per favore, sappiate che questa è stata una decisione incredibilmente difficile da prendere e mi addolora separarmi dal Club in questo modo. Tuttavia, credo che questo sia nel migliore interesse del Club. Spero di poter visitare per l’ultima volta Stamford Bridge per salutare tutti voi di persona. È stato un privilegio della vita far parte del Chelsea FC e sono orgoglioso di tutti i nostri successi congiunti. Il Chelsea Football Club e i suoi tifosi saranno sempre nel mio cuore”.

https://twitter.com/ZoryaLondonsk/status/1498244098804883457?s=20&t=SQRBS6b6qH-py-d949I_Mg