Nel giorno di Halloween, contro il Venezia, il Grifone è chiamato a saltare una siepe e oltre non può più trovare il buio di risultati pieni nel Tempio e non può non trovare punti in classifica.

Domani per il  Vecchio Balordo sarebbe difficile fare uno scherzo, anche se la natura calcistica ci ha messo tutto l’impegno considerato che tutti gli errori del passato galleggiano sul prato verde.

“Barcheggiare” dovrà essere la strategia tattica del marinaio Ballardini nel dimostrare l’abilità ad affrontare una specifica situazione come l’attuale posizione in classifica e come quella del gioco. Ballardini dovrà essere come il marinaio alla guida della barca non solo contro le onde lagunari, ma contro tutte quelle altre che voglio accerchiare il suo lavoro. 33% è il titolo del pezzo perché l’attuale momento del Genoa bisogna dividerlo in parti uguali tra allenatore, Società e Gestione di appoggio al lavoro del tecnico.

Non si può non essere d’accordo sul fatto che Ballardini abbia dovuto fare tutto di corsa, ricostruire quasi tutto in tempi rapidissimi: con gli arrivi last minute sarebbero stato difficile per tutti, anche se dopo 60 giorni di lavoro funestati da infortuni importanti l’alibi scricchiola. Tutto quanto il lavoro fatto, visti gli eventi societari – e non solo la vendita ma anche i cambi di direttori sportivi- è stato portato avanti esclusivamente con lo staff tecnico e fisico, i magazzinieri, i dottori.

Preziosi quando c’era sbagliava ma si prendeva le sue responsabilità, adesso di chi sono i poteri? Il lavoro di Ballardini è stato quasi mandato all’aria dai risultati sul campo, dagli infortuni importanti e dai risultati, che come sempre nel calcio sono la cosa più importante. Nel calcio la passione per chi lo dirige e lo gioca non va d’accordo con la pazienza e l’ultima conferenza di Ballardini né è la prova.

I nodi al Genoa vengono sempre al pettine e in questo campionato sono arrivati subito come in quello precedente. Come negli altri anni il calciomercato estivo e invernale non sono stati in sintonia, non hanno visto un coordinamento reale con il resto dello staff tecnico – e al Genoa neppure con il Direttore sportivo – perché quando si acquista o ingaggia un calciatore deve essere quello che vuole il tecnico. Non deve, invece riferirsi ad un nome e cognome, ma al profilo del giocatore che si vuole. Se chiedi ad un tecnico con che modulo vuole giocare, ad esempio il 3-5-2, bisogna  ingaggiare esterni.

Il Direttore Sportivo durante il calciomercato deve essere uno strumento al servizio dell’allenatore anche se le loro idee non collimano con la Presidenza e il suo entourage di consiglieri. Anche Marroccu come tutti gli altri che lo hanno preceduto ha fatto fatica. Una frase di Pastorello, Direttore Sportivo nel 2007,  lasciò il segno in una conferenza stampa. A domanda di essere informati sul calciomercato rispose: “perché chiedete a me? Non lo faccio io…“.

Adesso tocca a Taldo e gli altri che girano sul campo. Appare difficile in questo momento della società, tra italiani e americani,  aiutare il tecnico anche nel contrastare tutte le bufale che girano sulla futura panchina genoana.

Ballardini ha capito che in questo momento non è Sancho Panza contro i Mulini a vento e ha i calciatori dalla propria parte. Gli esperti dello spogliatoio sono consapevoli che anche cambiando il direttore d’orchestra la musica farebbe fatica a diventare subito intonata. Solo una vittoria domani cambierà il trend del Genoa, non solo ad Empoli venerdì prossimo, ma anche nelle gare difficili dopo la sosta per la nazionale.

I dubbi per domani sono se si inizierà nuovamente con il modulo e la formazione del primo tempo contro lo Spezia oppure si cercherà la quadratura della fase offensiva con Destro e Caicedo in campo subito.

Con i due bomber in campo Ballardini dovrà trovare la soluzione per servirli dalle corsie laterali con cross, se con il 3-5-2 già visto con poco successo oppure con un 4-4-2 scolastico: due giocatori per zona, sia al centro che ai lati, la copertura del campo dai riferimenti più semplici nella costruzione e nei ripiegamenti, altra soluzione un trequartista d’attacco dietro le due punte.

Se sarà in campo la strategia tattica del 4-3-3 sarà difficile sostenere un centrocampo, come nel secondo tempo spezzino, coi lati scoperti. All’appuntamento di domani dopo i molteplici tentativi di far funzionare il centrocampo da parte di Balla, manca solo la scelta di Galdames play, il ruolo nel quale ha sempre giocato con ai lati uomini che corrano: Rovella e Cambiaso nel cuore del gioco (un pallino che vorrei vedere in campo, non per sfizio) corrono anche senza pallone.  Ad ogni modo, mai dire formazione con Balla finché non la vedi fare il riscaldamento. Per il modulo aspettare il fischio d’inizio: staticamente si può solamente osservare la difesa, a tre o quattro.

Domani arriva il Venezia. I lagunari arrabbiati per la sconfitta contro la Salernitana in inferiorità numerica.  Furioso il Presidente: gli arancioneroverdi vogliono essere trattati come tutti gli altri dalla classe arbitrale. Contro la Salernitana è successo quello che è già capitato alle altre squadre che hanno incrociato i tacchetti con il fischietto Di Bello e col Var di Manganiello. Hanno ragione i veneziani: hanno sbagliato nuovamente perché non era un fallo da ultimo su Ribery e il richiamo del VAR è fuori da tutte le regole, anche quelle della tecnologia.

Il tecnico Zanetti si sarà pentito, ma contro la Salernitana ha fatto troppo turnover anche in difesa e di tutto questo ne ha approfittato Ribery, autore di assist e di cartellini gialli e rossi  procurati agli avversari.

Il Venezia di Paolo Zanetti, emergente tecnico e profilo più interessante arrivato dalla serie B con Dionisi del Sassuolo, ha proposto nelle prime dieci giornate di campionato una idea di calcio interessante. Otto punti in classifica con due vittorie e due pareggi, 6 le sconfitte, 8 gol fatti e 17 subiti. I lagunari ha fatto vedere una duttilità tattica importante al di là del valore della  multinazionale di calciatori in rosa.

Il Venezia gioca con il 4-3-3, ma nelle dieci giornate ha variato le soluzioni tattiche alternative in base al risultato e all’avversario. La difesa a quattro con due centrali che danno sicurezza e due esterni che sanno spingere. Se si alza uno degli esterni l’altro rimane a difendere, se si alzano tutti e due si abbassa il play in mezzo ai centrali di difesa. Quando gli avversari sono in possesso di pallone giocano con il 4-4-1-1 con scalature sulle corsie laterale dei centrocampisti.

In fase difensiva il Venezia lascia poco al caso. Gli avversari nelle dieci gare giocate hanno sempre trovato la contrapposizione in pressing di tre uomini, cercando di giocare molto corti. In fase di transizione negativa giocano in nove sotto la linea del pallone. Il gioco dei lagunari è molto dispendioso e le sei sconfitte sono arrivate anche perché i calciatori sono andati in tilt di lucidità e di fiato.

La stella è Aramu, seconda punta o trequartista, e un jolly è la velocità di Okereke non sempre utilizzato da Zanetti. Per la formazione dopo il turnover di martedì aspettiamo le distinte prima della gara.

Arbitra Mariani di Aprila, al VAR Pairetto. Il Vecchio Balordo con loro ha sempre visto rosso, perciò è inutile fare statistiche e presentazione con i numeri, se non lo fanno Rocchi e i suoi collaboratori prima di designare.

Mariani è un arbitro internazionale che Rocchi utilizza anche per gare di prima fascia tra cui Inter-Juventus con l’errore, in compartecipazione col VAR Guida, sul rigore concesso alla Signora ed entrato nel mirino di social e delle Iene.  Il Genoa su 13 gare ne ha perse 10, il Venezia mai diretto. Squalificato Ampadu, diffidato Heymans in casa Venezia.