Perché un cavalluccio sul quale i giornalisti devono fare degli esercizi noiosi per commentare. Deve esistere un castigo, anche nella storia del calcio, della squadra più vecchia d’Italia. Il castigo contro la Fiorentina si è messo all’opera quando in molti al Ferraris pensavano di averla fatta franca. Non fosse il dispetto dopo il secondo tempo di Cagliari, vi sarebbe di che mettersi a piangere e tanto e più ardentemente quando più ingenue erano state le speranze. Niente, con il Vecchio Balordo di mezzo sperare è pazzesco, ancor più che ingenuo. La situazione dopo 4 giornate di campionato non è fallimentare, ma Ballardini e il suo staff non possono essere lasciati soli  a condurre questo campionato.

Anche Preziosi in tribuna si sarà reso conto che il suo Genoa è imperfetto, e non può essere altrimenti con una squadra fatta da due settimane. La sua affermazione che la squadra era la più forte degli ultimi anni poteva aspettare ancora qualche giornata per farla. Chi usciva dal Ferraris la pensava in modo diverso, facendo i paragoni con quella dello scorso anno, non sul risultato ma sulla qualità di quelli usciti e di quelli entrati nel calciomercato 2021. Il capro espiatorio capace di accogliere sopra si sé i mali e delle colpe della società, non può essere solamente Ballardini e il suo staff. Prima di fare un piccolo commento da cronista sulla gara, avrei voluto fare delle domande a Ballardini per capire quello che è successo dal primo minuto di gioco e capire perché è stato fatto. Invece il calcio, per qualche milione in più, si è venduto l’anima e il ruolo dei giornalisti con tanto di tessera e scuola, non da blog, a Dazn. Perciò sono state eliminate la sala stampa e le zone miste. Probabilmente per le dirigenze del calcio il Covid ha creato tanti problemi ma ne ha eliminati tanti, pensando che la comunicazione non serva. Con tutto il rispetto per le TV accreditate, a fare domande negli stadi della parte destra della classifica non si ha l’impressione che ci siano dei Gianni Brera, dei Gianni Mura ma giovanotti che devono crescere.

Ballardini già all’annuncio della formazione aveva creato nella Tribuna Stampa del Ferraris una settimana enigmistica alla ricerca del modulo, che solamente staticamente ad inizio gara ha fatto capire che sarebbe stato un 4 4 1 1 molto prudente, con Rovella alle spalle dell’unica punta. Nel primo tempo il Vecchio Balordo ha resistito grazie alle parate di Sirigu, ma solo una volta ha impensierito con Destro il portiere avversario. La squadra reggeva ma faceva vedere che solamente il verrou, il chiavistello, funzionava perché tutti erano dietro la linea del pallone ma Melegoni non è un esterno, Rovella non è un trequartista, Fares non un esterno pronto a fare le due fasi di gioco. Toure, in modo particolare, e Badelj non erano a proprio agio nel traffico di centrocampo.

La positività del primo tempo che Ballardini la  trovato la difesa che concederà poco e le tre stelle della Viola davanti sono state annichilite, mentre i centrocampisti hanno fatto il bello e il cattivo tempo. Si è tornati al passaggio laterale o indietro nel cuore del gioco genoano. In mezzo al campo con qualsiasi modulo una frazione di secondo di pensiero di porta ad essere in ritardo. Sul secondo tempo bisogna subito voltare pagina. I cambi di Balla non sono stati efficaci. Togliendo l’unica punta Destro per mettere Pandev e Hernani era difficile pareggiare: entrambi non possono fare i centravanti. Togliere Cambiaso, l’unico che non aveva fatto sfracelli ma che quando poteva spingeva, non è stato capito. Sui giovanotti: Ballardini non li vuole far crescere in fretta per non bruciarli. A questo punto però dovrà fare una considerazione, se possa sottrarsi alle lusinghe sempre sconsigliabili ma umanamente comprensibili della fama, anche se non sono specializzati nel ruolo che vanno ad occupare, con la squadra che corre il rischio di diventare monca con gli errori del passato ripetuti in fase difensiva in particolare.

La partita contro la Fiorentina ha dimostrato per l’ennesima volta che il Genoa non può giocare da attendista. Tre indizi sono una prova le vittorie delle scorso anno con Bologna e Cagliari, ripetuta domenica scorsa in Sardegna. Ballardini non ha paura di nessun avversario  e deve  farlo giocare da Grifoni. Preparare, bene e in modo preciso le gare sulla forza degli avversari serve a poco, semplicemente se ti difendi e un gol lo prendi sempre. Tanti perché, perché che non avranno risposte. Dispiace, perché la critica senza domande e risposte può essere un terribile orinal.

Per finire non c’entra la squadra sul campo ma la società, che non può continuare a farsi prendere per i fondelli dalla classe arbitrale più scarsa degli ultimi venti anni. Aspettando Godot,  i genoani presenti un americano al Ferraris lo hanno visto: Rocco Commisso. Si è fatto aprire l’entrata del terreno di gioco sotto la Sud per fare una passeggiata sotto la propria tifoseria come se fosse il padrone dell’impianto e non in trasferta: altra presa dei fondelli.

Calma e gesso, tra 60 ore il Genoa è di nuovo in campo al Dall’Ara. Le lezioni contano per qualcosa, ma se non le mettiamo a frutto allora non possiamo altro che temere il peggio come non sarebbe né onesto né ammissibile che ha pagarne fosse solamente Ballardini. Forza Vecchio Balordo, Forza Balla. Se il Genoa piange, Bologna non ride.


Genoa-Fiorentina, le pagelle: bene Sirigu e Maksimovic. Metà squadra è da 5