IL PERCORSO – La Svezia ha vinto il derby scandinavo con la Norvegia per il secondo posto in quel Girone F di qualificazione che appariva fin dall’inizio molto complicato non solo per la presenza della Spagna (prima nel raggruppamento), ma anche per quella di formazioni imprevedibili come la Romania e la stessa Norvegia di Haaland.  Lo ha fatto perdendo una sola partita, l’andata contro le Furie Rosse, ma vincendone sei e pareggiandone tre. Nei mesi a seguire, dopo il 2019, non è proseguita al meglio la trafila di partite della nazionale svedese: nell’autunno 2020 è stato estremamente negativo l’esordio in Nations League in un girone di ferro con Croazia, Portogallo e Francia (5 KO e una sola vittoria), mentre nel marzo scorso sono andate bene le prime due sfide per la qualificazione al prossimo Mondiale (doppia vittoria su Kosovo e Georgia).

COME GIOCA – La Svezia del ct Andersson, squadra dall’età media molto elevata e di esperienza, non ha mai cambiato il proprio spartito nelle ultime annate. Il modulo base è il 4-4-2, con due punte che si completino, l’una capace di giocare più lontano dall’area di rigore (l’ex Palermo Quaison, il bianconero Kulusevski oppure l’interessante Isak, classe 1999 di origini eritree proveniente dalla Real Sociedad) e un’altra in grado di riempire l’area di rigore e fare salire la squadra (al predominio di Berg era pronta a sostituirsi l’ingombrante presenza di Ibrahimovic, che dopo aver detto addio alla nazionale aveva poi deciso di ritornare, salvo poi arrendersi a qualche problema fisico).

Tra i pali il titolare durante le qualificazioni è sempre stato l’esperto ex Roma e Cagliari, Robin Olsen, ma nelle ultime uscite ha trovato spazio anche il 31enne Nordfeldt. Non fa eccezione, in quanto a linearità di scelte, la linea a quattro difensiva, testata anche nell’ultimo test amichevole contro l’Armenia. I centrali titolari sono Lindelöf (Manchester United) e Granqvist (Helsingborg), mentre i terzini sono rispettivamente Lustig dell’AIK Stoccolma (a destra) e Bengtsson dell’Aalborg (a sinistra). A centrocampo la cerniera davanti alla difesa è composta dal blucerchiato Ekdal e da Olsson (Krasnodar), mentre i due laterali sono Larsson e Forsberg. Nel reparto d’attacco Kulusevski o Isak supportano Berg, centravanti del Krasnodar.

IL TECNICO – Il ct Jan Olof “Janne” Andersson guida da cinque anni la Svezia e nel 2018 ha centrato la qualificazione al Mondiale russo a discapito dell’Italia. Mondiale nel quale avrebbe raggiunto i quarti di finale dove sarebbe stata eliminata dall’Inghilterra cogliendo comunque il migliore piazzamento dal 1994. Nella Nations League 2018/2019 ha raggiunto la qualificazione dalla Serie B alla Serie A. Sarà il primo Europeo sulla panchina della nazionale svedese.

DA TENERE D’OCCHIO – Alla luce della carta d’identità di moltissimi giocatori della nazionale svedese, sono davvero pochi i giovani da scoprire e da tenere d’occhio. Spicca su tutti il già citato Alexander Isak, centravanti di 192 centimetri e di origine eritrea cresciuto nelle giovanili dell’AIK Stoccolma e poi ceduto prima al Willem II, poi al Borussia Dortmund. Dopo aver esordito tra i professionisti neppure diciassettenne, nel febbraio 2016, in Coppa di Svezia (e andando subito in gol), avrebbe avuto la sua consacrazione in termini realizzativi in Olanda, in Eredivisie, con la maglia del Willem II, quando in diciotto presenze segnò 14 gol. Sul calciatore si avventò subito la Real Sociedad nell’estate 2019 per farlo giocare in coppia o in alternativa col brasiliano Willian José. Sarebbe arrivati 33 gol in 89 presenze nelle ultime due annate, utili per regalare un sesto e un quinto posto consecutivi in Liga alla Real Sociedad. Isak è di piede destro, ma spesso letale anche col mancino, ed è abile a giocare sia come prima che come seconda punta (e, all’uso, anche nelle vesti di ala).