Un fazzoletto utile al funerale del campionato che sta per finire fra tre giorni per nascondere mancanza di lacrime da parte dei principali protagonisti.  Inizierà subito, se non è già avvenuto, altra stagione per i tifosi che cominceranno ad essere illusi dal calciomercato.

Calciomercato è istinto di scoop, una scusa che il calcio prende in prestito dagli animali. Subito calciomercato senza ragionare. Ma non si può fare calciomercato senza allenatori.

Il primo step deve essere della società che dovrà verificare chi torna dai prestiti e chi uscirà dai prestiti, qual è il prossimo obiettivo, confermare contratti non ancora in scadenza e in essere il prossimo anno, svecchiare la squadra, ridurre il monte ingaggi.

L’altro step importante per le società sarà quello di assegnare la panchina, dopodiché sedersi ad un tavolo con il tecnico, decidere con che tattica giocare e affidargli  giocatori di ruolo per quella strategia, chiamasi organizzazione per non trovarsi, ad esempio, senza terzini o esterni per il 3-5-2 e per non cercarli o inventare i ruoli durante il campionato. Con l’allenatore fare una cernita di chi serve e chi non serve della rosa della passata  stagione, con il calciomercato inserire giocatori giusti nel ruolo giusto.

Il virus doveva cambiare qualcosa, invece nulla: la speranza che questa volta siano i vaccini a farlo.  Vizi e passioni non possono più ritagliarsi con il calciomercato un ruolo centrale nelle estati italiane, un fenomeno sociale che alla fine lascia tutti delusi e perplessi sulla sua utilità.

Non partecipare ad una ditata in più non vuol non essere aggiornati e senza fonti, ma solo di valutare. Ad esempio le squadre della parte destra della classifica in tutti i campionati europei  difficilmente potranno acquistare, neanche prendere in prestito visti gli ingaggi  dei  calciatori top. Nel prossimo calciomercato con l’aumento di una pregiudiziale ancora più forte del passato, oltre non esservi euro, bisognerà valutare il dazio imposto dalla FIGC che non è solamente, come nel passato, quello di prima vendere e dopo acquistare.

Ieri Buoncalcioatutti non ha pubblicato nulla sulle vicende della famiglia Scamacca semplicemente perché bisognava tutelare un giovane di 22 anni martoriato da vicende familiari dall’adolescenza.

C’è stata però Lazio-Torino. Contenti solo per Nicola, i meriti sono solo suoi, ha salvato anche il Torino dopo il Genoa. Disgustati dalla gara Lazio-Torino che dovrebbe essere vagliata dagli ispettori della FIGC e dalla Procura calcistica solamente perché si è assistito ad un primo tempo alla camomilla da biscotto e un secondo tempo da parte dei laziali alla garibaldina. Perché? Una telefonata di Pippo a Simone per chiedere cosa stava succedendo o una “Lotitata” non più d’accordo con Cairo? Vergogna della FIGC aver fatto giocare la partita a quattro giorni dalla fine della stagione con i giochi già fatti. La Lazio avrebbe fatto la stessa partita 20 giorni prima? Cosa ne pensa il Presidente delle Streghe?

Qualcuno dovrà chiedersi come mai nelle ultime cinque stagioni, anche da prima, nove squadre neopromosse sono retrocesse al primo anno o al ritorno in Serie A. È evidente che il doppio salto dalla Serie C alla Serie A, come è successo, già difficile dalla B,  non potrà mai pagare e ha fatto solamente la gioia di altre società che hanno sempre ballato sull’orlo della retrocessione e per i troppi debiti neanche allettate dal paracadute.

Il paracadute ad oggi è servito solo a società come l’Empoli, un  ascensore che procura non solo euro ma crea plusvalenze per l’anno successivo lanciando giovani allenatori e calciatori in B, la giusta strategia per risalire e per alzare la posta nel calciomercato in una Serie A con poche idee.

È evidente che gli allenatori che salgono dalla B in A non possono fare lo stesso gioco fatto in cadetteria, campionato in equilibrio non scandito dalla forza delle squadre partecipanti  ma dalla mediocrità tecnica e, quindi, economica.

Tutto è dimostrato dalla retrocessione del Crotone. Stroppa ha più pensato al gioco europeo che a quello italiano di Cosmi; il Benevento con lo  stesso difetto di Pippo Inzaghi che avrà pensato di avere tra le mani la rosa del vecchio Milan, dimenticandosi che lo Stadio Stirpe senza pubblico non avrebbe potuto influire e fare paura. Il “pippismo” è durato solo il girone di andata e dopo il risucchio in fondo alla classifica.

Parma è il freddo specchio in fondo alla classifica non solo di Liverani, che non ha tenuto conto della sua vecchia avventura in A all’esordio in panchina con il Genoa capendo quali sono le differenze tattiche  in serie A. Liverani non è il principale artefice della caduta dei Ducali: la società è la principale dopo gli errori commessi dalla salita dalla Serie C alla A  vivendo da Fair play finanziario, inguaiata nei debiti di prestiti con riscatto obbligatorio utilizzati  da passati  dirigenti. Il nuovo Presidente ha aggiunto altro carico di presunti euro alla campagna di riparazione scoppiettante, cambio di allenatore quando i crociati erano già scappati dalla stalla.

Avviso ai naviganti nella prossima stagione in Serie A non si potrà più navigare a vista e fare i conti sulle neopromosse se andrà in porto  la riforma del campionato da venti squadre a 18 dal 2023, prima di capire quante saranno le retrocessioni alla fine del campionato nel  maggio 2022. Non si potranno più aspettare Godot e la solita salvezza conquistata all’ultima o penultima giornata.

Arbitri alla prova del fuoco con la finale di Coppa Italia e l’ultima giornata per Atalanta-Mila: errare humanum est, ma perseverare con l’aiuto del Var è diabolico. Nulla è cambiato rispetto al passato, solo 48 arbitri nella rosa di Rizzoli di cui tanti da crescere, se cresceranno.

Le due gare sopra citate hanno dimostrato che Rizzoli ha solamente a disposizione due arbitri pronti a dirigere competizioni e partite importanti: Massa e Orsato, che dovrebbe essere in campo per Atalanta-Milan. Correttivi e decisioni unanime nell’applicazione del Regolamento del gioco calcio e del protocollo Var non pervenuto.

L’unica soluzione rimasta presentarsi davanti alle telecamere a fine partita potrebbe far riflette arbitri e Var prima di fare cappelle da scapoli e ammogliati che fanno ridere il mondo calcistico.

Non serve nulla, la  squalifica per gli arbitri di qualche turno che hanno sbagliato se tornati   ad arbitrare ripetono gli errori per cui sono stati sospesi. Solo gioia del circo mediatico che continuerà ad aumentare il flop del calcio con la realtà di chi lo sostiene sempre: i tifosi.

Altro fazzoletto, questo serve per asciugarsi le lacrime. Non servirà il fazzoletto per piangere ad Andrea Pirlo dopo aver vinto la Coppa Italia, il secondo Trofeo in stagione.  Non servirà neanche a Gasperini perché l’ha persa dopo altra annata fantastica in Italia e in Europa.

Se qualcuno avrà avvertito i parenti delle vittime che John Elkann stava facendo tabula rasa della dirigenza bianconera potrebbe tornare indietro anche se il tracollo calcistico senza Champions è niente rispetto al buco economico.

L’apprendista allenatore Pirlo sulla panchina juventina: cacciarlo sarebbe altra mossa sbagliata bianconera dopo aver licenziato con superficialità Allegri per ingaggiare Sarri il profeta allenatore del nuovo calcio. Pirlo dopo un anno di gavetta e il secondo tempo contro la Dea potrebbe essere l’allenatore che serve alla Signora, per di più senza svenarsi dovendo raddrizzare il bilancio.

A pagare dovranno – anzi devono essere – Nedved e Paratici che dopo la campagna acquisti anonima lo hanno lasciato solo sulla panchina bianconera. Uscirà Andrea Agnelli? Meglio aspettare prima di dare sentenze e non perché domenica prossima all’ultima di campionato si giocano la Champions sui risultati degli altri, dopo i tanti errori in campionato.

Massa ha diretto bene, a due metri da una azione da presunto rigore giudicato alla Moviola dall’ex arbitro Saccani, non Pieri Senior o Lo Bello, non è riuscito a prendere una decisione dopo aver consultato il rallentatore dell’azione tutto il primo tempo. Carlo Sassi, il primo inventore della moviola calcistica, avrebbe dato il suo giudizio non lasciandolo sospeso il giudizio tra il si e il no.