Per presentare la prossima gara tra Lazio e Genoa abbiamo contattato un doppio ex come Delio Rossi, per ventidue volte in panchina nel Grifone della stagione 1999/2000 e poi, per quattro anni di fila tra 2005 e 2009, alla guida della formazione biancoceleste. All’attivo 378 panchine nel massimo campionato. L’ultima esperienza sulla panchina dell’Ascoli.

Che Lazio-Genoa si aspetta domenica all’ora di pranzo? Punti pesanti in palio per lotta Champions e corsa salvezza 

Sicuramente sono due squadre che stanno onorando il campionato, soprattutto il Genoa sta centrando il suo obiettivo e gli mancano pochi punti per aver la matematica salvezza. La Lazio, invece, deve centrare l’obiettivo dichiarato: la partecipazione continuativa alla Champions League. Si gioca in casa della Lazio, ma dobbiamo ricordarci che siamo in un campionato anomalo e non possiamo fare un raffronto con gli altri campionati. In considerazione di questo, abbiamo visto una Lazio che ha fatto una gara di livello col Milan venendo, tre giorni prima, da una partita non all’altezza contro il Napoli. Nell’epoca del Covid dobbiamo convivere con questa alternanza di prestazioni e risultati. Perciò è molto difficile dire che partita sarà, fermo restando che la Lazio, sulla carta, è superiore al Genoa”. 

Come vede questa lotta salvezza? Si aspettava così tante squadre ancora coinvolte?

“Sicuramente non mi aspettavo che fossero coinvolte Torino, Cagliari, Fiorentina. Pensavo che il campionato fosse diviso in tre tronconi: le squadre che avrebbero lottato per il vertice  e la Champions, una zona intermedia e una zona fatta di squadre che avrebbero lottato per la salvezza, comprese Genoa, Parma, Crotone, Benevento, Spezia. Ci hanno sorpreso queste previsioni: ad esempio il Milan non era pronosticato fra le prime quattro così come Torino e Cagliari non lo erano fra le ultime. Come finirà? È difficile fare previsioni. Chiaramente chi è avanti è avvantaggiato, ma giocando ogni tre giorni ti va male un risultato oppure fai un risultato insperato e ti ritrovi in una situazione completamente differente”.

Goran Pandev, non meno di dieci giorni fa, ha segnato il 100° gol in Serie A. Riguardando il suo passato da allenatore della Lazio e guardando la carriera in biancoceleste di Pandev, con lei ha centrato la Champions, è stato il migliore marcatore nel 2007/2008 e ha continuato il suo percorso di crescita per la consacrazione. Oggi è ancora un giocatore fondamentale per la salvezza del Genoa. Ai tempi si aspettava che avrebbe fatto questa carriera? Che ricordo conserva di Pandev?

Goran adesso è un uomo, io l’ho conosciuto che era un ragazzino. Tant’è vero che quando sono arrivato alla Lazio era rientrato in uno scambio con Stankovic, che era andato all’Inter, mentre Pandev era nel settore giovanile nerazzurro e così è arrivato in biancoceleste. Alla Lazio c’erano giocatori già più affermati come Di Canio e Rocchi, ma questo ragazzo aveva qualità e le vedevo. Era un ragazzo taciturno, abbastanza insicuro, ma aveva grandi qualità, grande tecnica e anche grande forza fisica, perché quando si piantava sulle gambe aveva un mancino molto educato. Ha una dote importante: ti sa mandare in porta, segnare e fare segnare. E soprattutto sa giocare con gli altri: una dote che gli ha dato Dio, non io. Io ho puntato molto sul ragazzo perché chi ha qualità alla fine emerge. Se è arrivato a giocare nelle squadre in cui ha giocato, vincere il Triplete, essere determinante in qualsiasi squadra dove sia andato, vuol dire che non sono soltanto qualità tecniche. Sono particolarmente legato a questo ragazzo perché non ha mai perso la sua sobrietà e questa è stata sempre la sua forza. Onestamente non pensavo potesse fare ancora la differenza a questa età, quindi onore e merito a Goran Pandev: ce ne fossero di giocatori così“.