Genoa Udinese 1 a 1. Fino al 90’ il risultato era giusto, dopo quei tre minuti di recupero con l’azione di Zajc a porta spalancata dopo lo slalom e lo spigolo della porta di Musso colpito dal missile terra-aria di Behrami pende dalla parte del Vecchio Balordo.

Partita da zero a zero, i gol sono arrivati per l’ennesima perla di Pandev e una ripartenza con rimpallo friulano ed errori a centrocampo della fase difensiva di centrocampisti e difensori.

Un punto per uno per uno non fa male a nessuno, altro piccolo passo per evitare di essere risucchiati nella mischia. Pareggio utile ai friulani al quinto risultato consecutivo, ma anche al Genoa, al quarto pareggio nelle ultime sei gare, anche se la vittoria manca dal 6 febbraio.

In casa genoana non si può leggere mai l’oroscopo. Genoa-Udinese per molti era una partita da vincere senza fare i conti con la squadra attualmente più tosta del campionato. Non è stata una partita alla De Coubertin e non si poteva solo partecipare da parte dei protagonisti genoani in campo, avrebbero preso il Daspo in massa a vita dal popolo rossoblù a quarti. Hanno continuato in una gara difficile ad esserci, lottando come nelle precedenti partite dal primo all’ultimo minuto di gara.

Non è stato un Genoa inedito negli uomini, al di là degli squalificati. Difficile affermare che il Genoa sia più forte dell’Udinese: nel girone di ritorno la differenza è stata fatta per entrambe le squadre dalla strategia tattica, il modulo ma soprattutto la cattiveria agonistica e il carattere. La differenza di punti in classifica è solamente frutto dello scempio di risultati maturati in gare facili fatti prima del cambio dell’allenatore.

Il modulo di Ballardini e Gotti non è corretto chiamarlo “catenaccio. Significa  giocare con le spalle coperte. Quel modo di giocare di Rocco, Trapattoni, Helenio Herrera, Mourinho ha fatto scuola, vincendo, e continua a farlo visto come sono in testa alla classifica  l’Inter di Conte o il Porto di Conseicao di martedì scorso capace di eliminare la Juventus in Champions.

Partita difficile per entrambe le squadre per mancanza di Tempo e Spazio, mancanti per modulo, tattica, strategia dei due allenatori. Il Tempo e lo Spazio non vanno intesi solo dagli allenatori come valori assoluti che sono misurabili e oggettivi, ma vanno soprattutto interpretati come valori relativi e sensazioni proprie del giocatore in quel momento e in quella situazione di gioco. Tutto ciò non è stato possibile da parte dei protagonisti in campo visto e considerato che non ne hanno avuto a disposizione considerate anche le qualità tecniche, la coordinazione, le conoscenze tecnico-tattiche degli elementi nel cuore del gioco.

Pur non producendo risultati, con una sola parata importante di Perin, la differenza tra Genoa e Udinese è stata l’esattezza e la misura dei passaggi dei friulani e le combinazioni di gioco. Le ripartenze delle zebre con rettangoli centrali sono state controllate, qualche volta con difficoltà, dai Grifoni. Differenza che è data solamente da un lavoro svolto da Gotti che arriva dallo scorso anno.

Balla IV da quando è arrivato ha fatto risultati, francobollato da difensivista, cercando di subire meno dall’avversario di qualsiasi estrazione o sostanza, che fosse di bassa, media o alta classifica. La classifica si è rimpinguata quando Perin ha incassato zero gol in quattro gare.

Questa strada dovrà continuare già venerdì prossimo in casa del Parma. Importante fare punti contro i Ducali che saranno all’ultimo respiro di Serie A, ringalluzziti dalla vittoria con la Roma, fulminata come sempre dopo una gara in Europa League giocata al giovedì sera,  che strilla anche penalizzata dal direttore di gara.

A seguire per Ballardini ci sarà la sosta che arriva come il cacio sui maccheroni per recuperare energie psichiche e fisiche dopo lo sprint al fine di portare il Vecchio Balordo fuori dalla zona rossa.

Finale di campionato con recuperi importanti con Biraschi in difesa e Cassata a centrocampo, non convocato contro l’Udinese ma in buona salute.