Il Genoa torna dalla trasferta di Roma con un pugno di mosche  pur avendo disputato una partita ordinata e decorosa. Un’altra disattenzione su un calcio d’ angolo ha consentito al giocatore della Roma, Mancini, di segnare il gol vittoria, rete che sembra la fotocopia di quella subita da Tonelli nel derby della giornata precedente. La squadra rossoblu inizia oggi un miniciclo di tre partite che decideranno il futuro del Grifone. Udinese, Parma e Fiorentina: saranno queste le squadre che il Genoa dovrà affrontare. A parte l’ Udinese di scena oggi a Marassi, le altre due, Parma e Fiorentina, sono in piena bagarre salvezza, quindi sarà obbligatorio fare più punti possibili per evitare un finale di campionato da brividi.

Uno sguardo d’insieme sull’Udinese.

È oggi una delle squadre più in forma del campionato, a gennaio ha acquistato Llorente dal Napoli e il suo arrivo ha fatto fare il salto di qualità alla squadra.  Gotti, l’ allenatore, persona seria e umile, si è dimostrato capace e preparato sia sotto il profilo tattico sia sotto il profilo della preparazione fisica, curata nei minimi dettagli dal suo staff. L’ Udinese scende in campo con il 3-5-1-1, dispiega fisicità importante e annovera tra le sue fila un giocatore di assoluto livello, un vero top player, l ‘ argentino Rodrigo De Paul, che nasce come trequartista e che Gotti ha trasformato in un centrocampista a tutto campo. De Paul ha corsa, dribbling, tiro da fuori area e una innata pericolosità sulle palle ferme.

L’analisi reparto pe reparto. Partiamo dalla difesa.

Il portiere dei friulani è un altro nazionale argentino, Musso, numero uno dall’ elevato e continuo rendimento. Forte tra i pali e nelle uscite alte, e sempre molto elegante nei suoi interventi, con i piedi non cerca mai giocate complicate, che possano comportare pericoli. Becao, De Maio e Nuytinck formano il pacchetto arretrato, reparto che fa della fisicità e della compattezza i suoi cardini.  Sono tutti e tre molto forti nel gioco aereo e sempre molto attenti e concentrati. Becao è il più rapido e il più portato alla costruzione del gioco. De Maio è quello più esperto del campionato italiano, anche se le sue presenze sino ad ora non sono state molte, e Nuytinck è un olandese quasi imbattibile di testa e che soffre non poco se lasciato in campo aperto. Potrebbe essere della partita Bonifazi, che dopo un inizio di campionato poco brillante si è ripreso alla grande. L’ex Torino e Spal, nonostante la giovane età, ha già collezionato parecchie presenze nella massima serie, è un difensore mancino e arcigno in marcatura, dotato di personalità e di buona tecnica.

Il centrocampo.

I due esterni  sono Molina e Stryger Larsen. Il primo è il terzo giocatore argentino dei quattro che oggi schiera l’ Udinese. Molina ha gamba e corsa, buone proprietà tecniche, è abile nelle progressioni palla al piede. Al primo anno in Italia è stato scovato in Argentina dai bravissimi osservatori della squadra zebrata. Anche Larsen possiede un’ ottima corsa, ha una discreta tecnica di base, è tatticamente molto evoluto come quasi tutti i giocatori nordici, e preferisce ricevere il pallone quando è in movimento. I tre centrocampisti sono De Paul e Arslan come interni e Walace come frangiflutti davanti alla difesa. Arslan e Walace sono gli elementi di quantità, anche se pure loro sono in possesso di buoni fondamentali. Arslan è più portato all’ inserimento e alla conclusione da fuori area, mentre il brasiliano Walace è più portato all’ aggressione ed al gioco corto. Entrambi non sono rapidissimi, ma hanno resistenza e forza. Infine De Paul del quale abbiamo già elencato le innumerevoli qualità: è un campione che va seguito in ogni suo movimento e se possibile, nei pressi dell’ area di rigore, va raddoppiato sempre.

Infine l’attacco.

Il quarto argentino è il “Tucu” Pereyra, che tecnicamente parla lo stesso linguaggio di De Paul. Gioca alle spalle di Llorente e funge anche da schermo sul play avversario: piedi buoni, bravo nel dribbling e negli scambi brevi, si muove in continuazione e dà pochi punti di riferimento agli avversari. La punta centrale Llorente, spagnolo dal fisico statuario, forte e quasi immarcabile nel gioco aereo, munito di discreta tecnica di base, domenica scorsa ha segnato il suo primo gol in maglia Udinese. Se si va allo scontro fisico con lui o se gli si concede l’appoggio, è facile uscirne con le pive nel sacco. Stessa cosa per il suo eventuale sostituto Okaka, anche se l’ ex Sampdoria è più forte fisicamente e veloce quando lanciato in profondità, ma meno abile e decisivo nel gioco aereo.

Come si comportano sulle palle inattive?

Sui corner e sulla punizioni laterali dalla trequarti difendono a zona, importante è Musso con le sue uscite e con la sua personalità. In fase offensiva sia i corner sia le punizioni laterali sono di proprietà di De Paul. I tre  del pacchetto arretrato salgono, Pereyra, Larsen e Llorente sono gli altri tre assaltatori con lo spagnolo come pericolo pubblico numero uno. Per le punizioni dal limite dell’area l’incaricato è, manco a dirlo, De Paul il quale risulta spesso decisivo. Doveroso aggiungere che sarà obbligatorio evitare falli inutili.

In conclusione?

Partita particolarmente ostica quella di oggi per i rossoblu di Ballardini. L’Udinese è una formazione difficile da affrontare, è in una condizione psicofisica eccellente e se i suoi uomini trovano spazio, diventano irrefrenabili. I bianconeri sono attenti sotto l’aspetto tattico e sono usciti dal loro momento buio con la forza del nel lavoro, senza mai cadere in depressione. Vincere sarebbe importante, ma penso che anche un punto possa diventare fondamentale se accompagnato da altri punti nei prossimi due match. Bisogna dare continuità ai risultati e per riuscirci bisogna eliminare ogni minimo errore, evitare cali di concentrazione soprattutto sui corner e sulle palle inattive. Difendere a zona non vuol dire non marcare, ma marcare ad uomo il giocatore nella propria zona.

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Mario Ponti
Sono nato a Genova il 10 gennaio 1964. Ho fatto tutto il settore giovanile nel Genoa: 3 anni di primavera, esordio in serie A in Genoa -Napoli nel 1983. Poi esperienze nel Carbonia, Omegna, Casale e Mondovì in Serie C2; poi Dilettante in squadre della provincia di Genova. Un grave infortunio al ginocchio destro mi ha condizionato per tutta la carriera. Quattro operazioni. Una volta terminato di giocare ho iniziato a fare l’allenatore, prima nelle giovanili rossoblu e successivamente per 10 stagioni sulle panchine di Arenzano (il mio paese d’origine), Cogoleto, Lagaccio, Molassana e Pegliese. Infine, la sclerosi multipla è avanzata e ho dovuto abbandonare la panchina motivo per cui ho fatto per tre anni il direttore sportivo. Ora voglio fare solo lo spettatore e il tifoso. Nel 2014 la T.O mi ha premiato come tifoso rossoblu dell’anno, cosa di cui vado molto, molto orgoglioso.