Scrivere nel giro di 48 ore dall’ultima gara giocata dal Genoa non è difficile, ma si rischia di utilizzare alla vigilia le stesse frasi e gli stessi vocaboli calcistici: squadra corta, pronta alle ripartenze, fare pressing, giocare senza pallone. Parole che non dovranno domani all’ora di pranzo lasciare il tempo che trovano per non essere Cappuccetto rossoblù contro la Lupa, bensì Grifoni.

Roma-Genoa sarà un’altra gara difficile per il Vecchio Balordo. Di quelle giocate dalla quattordicesima giornata dall’arrivo di Ballardini è comunque faticoso trovarne una facile. I risultati positivi si possono fare anche senza fare miracoli, con una difesa e un centrocampo  compatto, senza fare avventure azzardate con un pressing ridotto e accettando l’uno contro uno.

Il Genoa di Balla IV ha fatto risultati quando ha chiuso le gare con la porta inviolata di Perin e i ritrovati attaccanti, Destro su tutti, in gol per riportare il Grifone vicino alla parte sinistra della classifica. 

Per il  Genoa è meno difficile attualmente non latitare nel palleggio a centrocampo, costruttivo e in grado di determinare la profondità e le combinazioni spazio-tempo sulla trequarti. I centrocampisti in grado di fare bene le due fasi di gioco adesso ci sono e anche nella gara di mercoledì scorso l’hanno fatto vedere.

Nel 3-5-2 – non solo di Ballardini – è fondamentale il gioco dei centrocampisti, dal cui comportamento dipenderà un carattere prevalentemente offensivo o difensivo. Strootman, che ritorna all’Olimpico da avversario, Zajc e Badelj portano in quella direzione facendo le due fasi di gioco.

Ballardini mette tutti bene in campo, prepara la gara sui difetti degli avversari, ma dopo devono essere non solo  i tre nominati a prendersi delle responsabilità nell’istaurare i rapporti tra i singoli reparti .

La fase  difensiva riesce bene, in fase offensiva per fare gol bisogna tirare di più in porta, pur sbagliando, e devono anche aumentare le combinazioni di gioco che devono partire dall’impostazione dinamica della squadra giocando sempre di più senza pallone e quelli davanti dettare il passaggio a chi arriva da dietro.

Per risalire la china anche contro la Lupa sarà necessaria, oltre le nozioni tecnico-tattiche, anche la grinta, quella che al Genoa non manca e gli permette di scendere subito in campo con il piglio giusto e l’idea di fare una gara impostata bene dietro provando a pungere negli spazi che i giallorossi lasciano davanti al proprio portiere nelle gare casalinghe.

Ballardini e il suo staff cercheranno di non far giocare la Roma con il pilota automatico come è sempre successo contro le squadre della parte destra della classifica, pilota che invece si è inceppato con quelle della parte sinistra. Pilota automatico che lascia dubbi  domani a Mister Fonseca visti gli infortuni.

Il Vecchio Balordo domani ci proverà a fare punti e non penserà al calendario che prossimamente viene ritenuto facile. La formazione come sempre a domani, rispetto alle altre con un Cassata in più in panchina o in campo.

Spiegare la Roma di Fonseca non è facile. Difficile trovare il confine tra il bene e il male visti gli alti e bassi fatti in questa stagione, senza i quali la Lupa di Fonseca morderebbe i polpacci dell’Inter.

A Fonseca si chiede sempre maggior coraggio ad una squadra già abituata a giocare votata all’attacco. In ogni partita giocata la Roma ha dato l’impressione di essere aperta ai rischi delle ripartenze avversarie dove tante squadre hanno avuto almeno due occasioni a partita con uomini liberati davanti alla porta di Pau Lopez o del numero 12.

Il tecnico portoghese ha costruito un sistema tattico efficace, ma fatica andare oltre i confini imposti dal valore dei suoi giocatori, soprattutto nella gare importanti con i rivali che si giocano l’Europa. In ogni gara giallorossa vista in campionato e in Europa si ha la sensazione che Fonseca voglia esaltare i pregi di alcuni calciatori per nascondere i difetti degli altri.

I solisti principali sono Mkhitaryan, e ne sa qualcosa il Vecchio Balordo quando ha visto l’armeno portarsi a casa il pallone della tripletta, e Pedro, attualmente entrambi in bacino di panchina con le batterie scariche.

Il  loro gioco adesso non è più fatto di strappi e ripiegamenti difensivi, ma si sviluppa attraverso linee di passaggio diagonali e articolate, tracce usate per connettersi con i compagni di squadra, oppure per guadagnare metri di campo. Giocando nel mezzo spazio alle spalle della prima punta, e non ai lati, sono più presenti nella manovra, non rischiano di astrarsi dal gioco  e non sempre sono costretti a inseguire i terzini avversari quando spingono.

Tutto ciò non sta succedendo e la Lupa soffre. Come si è visto anche a Firenze mercoledì scorso, Fonseca cerca più la quantità che la qualità. Senza le giocate dei due Top che garantiscono l’ampiezza delle giocate la Roma soffre sulle corsie laterali se gli avversari gli prendono le contromisure: Spinazzola e Karsdorp sono più portati ad attaccare che a difendere.

L’altro difetto che il tecnico giallorosso cerca di togliere in ogni gara è quello di strappare il pallone dai piedi dei difensori prima che arrivi la pressione avversaria, invitandoli a dare il pallone in verticale agli elementi più creativi e di qualità.

Senza pallone in fase di non possesso la Roma fa densità centrale per chiudere le linee di passaggioverticale con un blocco non basso, ma giocando lontano dall’area di rigore e difendendo in avanti perché in difesa la linea arretrata fa fatica per tecnica difensiva e decisione.

Il modulo è il 3-4-2-1. Contro il Genoa assenti per squalifica Kumbulla, mentre per infortunio Dzeko, Ibanez, Santon e Veretout. Fonseca cercherà le soluzioni alle assenze importanti dei difensori e a centrocampo mettendo centrale di difesa Cristante a centrocampo i grandi dubbi con chi sostituire Veretout. La scelta potrebbe essere il doppio play con Diawara e Villar, due mediani dalle stesse caratteristiche, oppure abbassare a centrocampo capitan Pellegrini facendo spazio dietro la punta Majoral a Pedro o El Shaarawy. Torna in difesa Smalling dal lungo infortunio. Anche per la Roma per la formazione a domani.

Arbitra Fabbri di Ravenna. Nato l’8 dicembre 1983, impiegato, è l’arbitro dal 2001, internazionale dal 1° gennaio 2019. Vanta 91 gare in Serie A, 31 rigori, 16 espulsi. In stagione 9 gare in A e 2 in serie B, nella massima categoria 3 rigori con 2 rossi sventolati.

Difficile impazzire per il compaesano di Ballardini: è tecnicamente preparato ma trasmette una sensazione di arroganza credendosi Collina. In questo campionato il lavoro di Rizzoli sulla testa del ravennate e di altri dà qualche frutto, ma i meriti potrebbero essere anche degli Stadi senza pubblico, che li ha fatti ritornare sul prato verde.

Il tabellino con la Roma 8 gare: 4 vittorie, 1 pareggio, 3 sconfitte. Con il Genoa questo bilancio è meno roseo: su 9 gare dirette si contano 1 vittoria, 1 pareggio, 7 sconfitte. L’ultima vittoria risale al 2018 contro l’Inter, l’ultima sconfitta allo scorso gennaio in casa del Sassuolo.

Diffidati Roma: Bruni Peres, Cristante, Villar. Diffidati Genoa: Destro, Ghiglione Masiello.