Negli anni Settanta hanno scritto pagine importanti, da calciatori, di Genoa e Sampdoria. Parliamo di Claudio Maselli, 158 presenze da giocatore rossoblu e 51 da allenatore del Grifone, e Paolo Tuttino, 131 presenze con la maglia blucerchiata, due mediani che il Derby della Lanterna l’hanno vissuto da giocatori e di cui conoscono segreti e sensazioni.

Il derby non è una partita come le altre esordisce Maselli – ma una gara vissuta per un anno intero dalle due tifoserie. Ora, senza pubblico, non mi sembra lo stesso derby. Vedere vedere un derby senza gente non mi sembra una gran cosa”. “Il Derby è una partita particolare – prosegue Tuttino – Non ho mai provato a fare finali nazionali o internazionali, ma credo sia una partita su quei livelli lì. Sentita molto dalla gente, se ne parla per tutta la settimana: è una cosa bellissima”.

Ma derby, a Genova, è sempre stato – e ancora è, anche in epoca Covid – sinonimo di sfottò, coreografie, tifo pulsante. “Se non si può chiamare ancora derby senza le due gradinate? Sono d’accordissimo – spiega Maselli – Senza tutte le cose che precedono il derby, non dico che diventa una partita come le altre, però…”. “Senz’altro non sono derby come tutti gli altri, perché giocare senza pubblico un derby… – prosegue ancora Tuttino – Io ricordo che c’era ancora il vecchio stadio e c’erano 65mila persone. Era indescrivibile. Oggi giocare una partita senza tifosi sembra di giocare fra i dilettanti, si sente tutto quello che si dice. Sarà un derby in forma ridotta“. 

Come in tutte le interviste che ripercorrono il presente, ma anche il passato, si intrecciano gli aneddoti. E come non averne di legati al derby della Lanterna?Da calciatore non ne ho vinto uno, anche perché non ne facevamo tanti visto che, finché ci sono stati io, abbiamo fatto solo un anno in A – chiarisce Maselli – Da allenatore però credo di non averne mai perso uno: 4/5 ne devo aver fatti. Si tratta di una partita che cominci a sentire una settimana prima. Aneddoti? Forse mettere assieme Spinelli e co. quando si giocava contro Gullit. Io volevo far giocare a tutti i costi Signorini perché sembrava l’unico in grado di contrastarlo e Spinelli non era d’accordo. Finita la partita disse: “Belin, abbiamo fatto bene a far giocare Signorini”.

Che ricordi ho dei derby? Uno in negativo, quando retrocedemmo con gol di Pruzzo e Damiani e per noi Zecchini di destro – ricorda Tuttino – Una volta ci tenevamo di più ai derby, eravamo attaccati alla maglia, ma ora ormai uno se non fa il contratto se ne va via. Una volta giocavi anche in previsione di fare un altro contratto. Se ci sarà da giocarselo perché i punti in palio sono importanti ai fini della classifica? Quello senz’altro, anche perché abbiamo visto cosa ha fatto il Genoa in sette partite. Coi tre punti ci si mette poco a risalire o, non facendo risultati, a essere risucchiati. È soprattutto una partita da non perdere”.


Genoa, tifosi colorano di rossoblu la spiaggia di Boccadasse – FOTO