In vista della sfida di sabato pomeriggio fra Torino e Genoa abbiamo contattato telefonicamente Ivano Della Morte, ex centrocampista rossoblu che esordì nel febbraio 1993 tra i professionisti proprio con la maglia del Torino, di cui aveva seguito la trafila nelle giovanili.

Mi aspetto una partita delicatissima per la classifica, ma bella – ha spiegato in merito alla sfida tra Torino e Genoa – E questo perché comunque, da quando sono arrivati Ballardini e Nicola, sono le due squadre ad aver avuto un cambio di rotta non indifferente, soprattutto sotto l’aspetto del gioco. Non mi aspetto la classica partita da lotta salvezza, ma una gara dove si vedrà del calcio”. 

Che idea ti sei fatto di questa parte destra della classifica, con tante squadre fuori pronostico a lottare per la salvezza. È tutto frutto di un campionato al Covid o è una questione di programmazione sbagliata?

“Un discorso di programmazione senza ombra di dubbio. Il poter programmare, più che il sapere programmare, perché talvolta ci sono necessità economiche e non si possono fare degli acquisti oppure dei programmi a lunga scadenza. E poi il Covid ha influito molto e lo stiamo vedendo in tutte le categorie, perché seguo anche Serie B e Lega Pro, soprattutto perché ci gioca mio figlio e mi tengo aggiornato. La mancanza del pubblico negli stadi ha influito per quanto riguarda sicuramente la classifica, sia nella vittoria del campionato sia nella lotta retrocessione”.

Come si spiega un cambiamento come quello avvenuto al Genoa dall’arrivo di Ballardini? Cosa scatta dentro uno spogliatoio?

“Intanto è una questione di orgoglio da parte dei giocatori: un cambio di allenatore non fa mai piacere, ma quando le cose non vanno – soprattutto se indossi maglie gloriose che hanno un peso determinante per la tua carriera – non puoi fallire assolutamente. Per quanto riguarda gli allenatori, Ballardini e Nicola sono due grandi psicologi: per allenare serve anche essere questo. Oltre ad avere grandi capacità tattiche (e durante le partite vedi che c’è una loro identità nel vedere le squadre giocare), hanno grandi doti psicologiche. Credo che sia Preziosi sia Cairo abbiano fatto due ottime scelte”. 


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