La politica italiana volevano levare la bandiera italiana e lo scudetto tricolore dalle maglie e dalle tute, non fare suonare l’Inno di Mameli alle prossime Olimpiadi di Tokio del 23 luglio. Avrebbero mandato all’aria anche le Olimpiadi invernali in Italia del  202  semplicemente perché come con virus e vaccini, non solo nel Governo ma anche nella politica italiana, non ci sono organizzazione, programmazione, pianificazione di ciò che bisogna fare per salvare l’Italia.

L’unica certezza ad oggi è il bollettino del morti ogni sera. La parola più giusta è vergogna  per i nostri politici che hanno occhi, orecchie e fanno finta di non sentire e di non vedere quello che sta succedendo facendo solo promesse e scaramucce tra di loro. Per questo la grande paura è che il  futuro sia una “gogna“.

Le cronache raccontano che con le Olimpiadi a rischio ieri sarebbe arrivata la sentenza del CIO. Ci è voluto un calcio di rigore all’ultimo minuto del Presidente Conte prima di gettare la spugna del suo mandato e salire dal Presidente della Repubblica. Un rigore calciato ad arte a spiazzare tutti i Ministri come succede nelle partite di calcio quando non c’è più tempo di giocare.

La politica nel 30 dicembre 2018 con la riforma del Ministro Giorgetti aveva subordinato il CONI alla società governativa Sport e Salute, togliendo l’autonomia e violando la carta Olimpica che non accetta che lo sport sia assoggettato al potere politico. Brutta figura del primo Governo Conte con Lega e Movimento 5 Stelle che avevano dimostrato di non conoscere la materia. La voglia della rivoluzione, di riformare tutto, di dividere non solo  lo sport e distribuire i finanziamenti alle federazioni è stata una scintilla opportunistica per accendere un fuoco senza fare i conti fuori dalle Alpi e al di là della Sicilia: giochi di potere o d’interesse.

Avvertimenti, balletti, rinvii per due anni da parte del CIO, il Comitato Olimpico, che sicuro del fatto che la politica italiana ci avrebbe ripensato aveva anche assegnato nel 2019 i  Giochi invernali e nel 2026 quelli a Milano e Cortina.

Il Parlamento Italiano fa orecchie da mercante e l’agosto 2019 approva la Legge delega sullo sport. Il CIO a dicembre 2019 chiede spiegazioni al CONI e al Governo, altre sollecitazioni a gennaio e febbraio 2020 ma nessuna risposta.

Spadafora alla fine di Maggio 2020 per tranquillizzare il CIO annuncia che entro agosto ci sarà la Legge delega sullo sport. Il 3 agosto deputati del Movimento 5 Stelle contestano alcune bozze del Decreto, Spadafora minaccia le dimissioni  Conte ricuce tutto e rinvia tutto a dopo l’estate.

Anche il CONI contesta la riforma di Spadafora, ma il 17 novembre 2020 Il Ministro dello Sport annuncia di aver inviato una lettera al CIO che assicura la dovuta autonomia del CONI.

Dopo silenzio fino Martedì scorso, il grido di allarme del CONI in vista della riunione del CIO di ieri pomeriggio, ha dato la scossa al rigore del primo Ministro, mentre tutti gli sport che si preparavano per le Olimpiadi erano nel dramma.

Insomma impaccio, e meno male che la possibile mortificazione internazionale è stata evitata.  Anche questa vicenda non farà stare tranquilli gli italiani visto e considerato che è lo specchio di quello che sta succedendo coi vaccini e col Recovery Plan che dovrebbero far  ripartire non solo l’Italia, ma anche l’Europa dopo il Covid.

In questo momento le istituzioni non possono fare il minimo, neanche quello sindacale, sarà difficile se continueranno su questa strada che siano ringraziati con e senza le elezioni.