Altra settimana sta per passare sempre con lo stesso ritornello: Maran deve essere licenziato oppure Maran non bisogna licenziarlo con Juventus e Milan alle porte in 7 giorni.

Bisognerebbe chiedere a Preziosi, al  Direttore Sportivo oppure a quelli di vecchia data in sede come è andata l’operazione anomala del  2018, licenziando Ballardini dopo 4 vittorie e 3 sconfitte perché incassava troppi gol, richiamando Juric perché a contratto. In quel momento l’opinione generale era che Juric avesse scaldato la panchina a Prandelli che non aveva accettato l’incarico dovendo incrociare Juventus, Napoli, Inter, Sampdoria, Torino. Sappiamo come è andata a finire: salvi a Firenze al 95’ dell’ultima partita.

È successo anche stavolta che il sostituto di Maran abbia chiesto tempo con i bianconeri e rossoneri alla porta? Non il male minore con le arrembanti Benevento e Spezia prima di Natale.

Il problema è che in questo campionato compresso chiunque subentrerà, se dovesse succedere, non avrà tempo per mettere a punto le sue strategie. Meglio che sia Maran a fare risultati. Anche le vacanze natalizie sono ridotte al lumicino: si gioca il 23 dicembre, poi si rigioca il 3 e 6 gennaio, col problema che se i calciatori andranno all’estero al ritorno dovranno fare la quarantena.

Perciò chi sarà alla guida del Genoa nel prossimo futuro, che sia Maran o chi lo sostituirà, dovrà capire che non si fanno gol dalla panchina: sono i calciatori che fanno la fortuna degli allenatori.

Chiunque sarà sulla panchina del Grifone dovrà farsi seguire dal gruppo in modo intelligente e potrebbe essere questo il cammino giusto sulla via della salvezza. In questo momento al Genoa la cosa più fondamentale è la gestione della squadra: non serve riempire di concetti i giocatori.

Al Genoa bisogna proporre un calcio offensivo, perdere per perdere non serve più, e dare libertà ai calciatori creativi. Non si possono ingabbiare nella tattica i Pandev, i Pjaca e gli Zajc, costringere gli esterni a fare figure barbine nel fare i terzini, i gol fatti dal Vecchio Balordo sono arrivati per istinto e non per tatticismo.

Non servono i droni, i virtual coach, ma occorrono uomini-calciatori al centro di tutto, e non soltanto lo schema. È l’uomo-calciatore che determina, nel bene o nel male, le sorti di una partita. Per inseguire strategie tattiche, peraltro, occorre tempo e che le squadre non vengano smembrate ad ogni calciomercato.

Il calcio è semplice: ci sono i numeri dei moduli che imperversano, ma non è cambiato nulla . Occorrono  duelli da vincere in mezzo al campo, che assicurino la partita nelle due fasi, dopo è la giocata di qualità che te la risolve.

Dispiace che in tutte queste discussioni e diatribe non siano i calciatori ha rompere il muro sacrale della camera caritatis spogliatoio del Pio Signorini a favore di un cambiamento o della continuità del lavoro di Maran, anche solo sul piano  di strategia. Una volta era facile prevederlo: si frequentavano i centri sportivi, le zone miste per le interviste e qualcosa si capiva.

Senza domande e risposte, senza faccia a faccia, non si sbrogliano e chiariscono gli errori dei cronisti, ma neppure i propri. Non diamo colpa anche per questo alla pandemia. Tutto si può fare all’aperto con microfoni distanti 5 metri e distanziamento di oltre due metri.

La retorica inscalfibile che viene sussurrata dal tecnico e dal dirigente sportivo non può avere aderenze con la realtà delle dieci giornate di campionato del Grifone giocando sulle parole come il miracolo del gruppo, la squadra famiglia, l’unità di intenti, il bisogna continuare a lavorare e le false ripartenze.  Al di là del Covid, ormai male comune di tutte le squadre, e al di là degli infortuni, l’ampia rosa di Maran non è mai stata totalmente in cassa integrazione.

Bisogna dare atto a Maran che ci ha provato, ma il “giochismo” documentato con varie formule di moduli e cambiamento di giocatori non ha avuto effetto, ma solo piccole illusioni.

Maran in 10 giornate ci ha provato, ma non è riuscito a trovare il giusto equilibrio con qualsiasi terapia tattica, più che strategia. Bisognerebbe fare una giusta analisi: quante sono le colpe del tecnico?

La svolta offensiva, difesa a tre o quattro, 3 centrocampisti di cui 2 alle spalle della prima punta non hanno dato certezze, il ritorno ai vari moduli del 4-4-2 o 3-5-2 neanche, mancando sempre un centrocampista centrale a protezione dei tre dietro. Tutto ciò ha causato sempre la non liberazione delle mezzali negli inserimenti nei centrocampi avversari, il tutto condito dagli atavici errori singoli e collettivi e di calciomercato, in ogni zona del campo.

Occorre qualcuno che prenda per mano il Vecchio Balordo, qualcuno che sulla trequarti anche mezzala, rivisitando il gioco di Allegri al Milan con Boateng e alla Juventus con Vidal, faccia sì di non perdere il cuore del gioco.

Maran ci provato a dominare il gioco, ma non ne aveva le qualità, perché ogni partita ha evidenziato la fragilità della  rivoluzione del calciomercato. Se all’inizio poteva essere un problema di tenuta difensiva,  gara dopo gara lo ha esteso anche al reparto offensivo.

La sconfitta del Barcellona contro la Juventus ha scatenato la stampa iberica e i tifosi:  “Koeman la smetta con gli slogan ingannevoli” è stata la la  prima accusa. “I problemi sono così tanti che è difficile stabilire da dove cominciare, tutto sbagliato il calciomercato: non da Barça“.

Sbaglio o è un film che si sta vivendo a ponente della Lanterna, e non da ieri come documentato nel pezzo pubblicato ieri mattina?

Chi ha consigliato questa squadra a Preziosi, non agenti o procuratori calcistici ma agenti di commercio, con surplus di mezze punte e esterni e la mancanza di un centrale e di un terzino sinistro come minimo, dovrebbe restituire i soldi che ha incassato per queste operazioni, come chi ha fatto firmare contratti inutili.

La rosa creata dal Direttore sportivo, con almeno 6/7 persone che ancora non abbiamo visto giocare, le regole di lavoro di concentrazione necessarie per amministrare un gruppo così complesso come lo spogliatoio genoano senza coordinare  la gestione dei vari ego e dei talenti necessitava molta abilità: dal di fuori non è pervenuta e per tale motivo anche i risultati latitano.

Maran in questo momento ha da lavorare solo con un grande compito: far rimanere la squadra corta, non solo nella propria metà campo ma anche in quella avversaria, per non collassare psicologicamente sia lui che la squadra.