Il Torino, invece di salire al Santuario di Superga, per trovare una boccata d’aria e di punti deve giocare con il Genoa. La formazione granata non vinceva una partita dal 16 luglio 2020, gara contro il Grifone vinta sotto la Mole per 3 a 0. Undici partite senza i tre punti, conquistati nuovamente contro i rossoblu nel recupero della terza giocato ieri al Ferraris.

Tanti i demeriti del Vecchio Balordo in questa ennesima sconfitta contro i granata. Due gol regalati. D’accordo il Covid e cinque partite in due settimane (comprese Coppa Italia, recupero e la Roma domenica prossima), d’accordo la lucidità e la stanchezza, ma il Genoa ha perso per errori elementari e tecnici come stop, controllo del pallone e transizione elementare sbagliata della sfera. Errori che non dovrebbero far parte del bagaglio di un calciatore che gioca nel massimo campionato italiano. E visto che i gol sono arrivati al 9’ e al 26’ del primo tempo e non al settantesimo minuto e oltre, non possono addebitarsi a stanchezza e lucidità. Fra l’altro, in particolare sulla sinistra, prima del 26’ di gioco  si  erano consumati errori elementari di tecnica calcistica.

Vedere e giudicare il Genoa non è mai facile. Gli schemi di Maran a tratti si sono anche visti e non apparivano improvvisati. Contro il Torino, diversamente dal Derby, non sono però stati influenzati dalla fantasia inventiva, dall’abilità specifica di quelli davanti sulla trequarti.

Il senso tattico di Maran c’è e il tecnico in questo momento deve fare il pane con la farina che ha disposizione. Fa bene, avendo giocatori bravi a disposizione, per lo meno sulla carta, a farli giocare. Adesso dipende da lui trovare la soluzione per metterli in campo tutti insieme  e al contempo avere equilibrio. Avere equilibrio, avere la capacità di prendere possesso delle zone nevralgiche del campo.

Tutto ciò non si è visto contro il Torino per mancanza di pressing nel centrocampo   avversario, una tattica collettiva atta alla riconquista del pallone conseguente la pressione. Ma non si è vista neanche la pressione, azione di tecnica individuale che ha permesso al Torino di far girare il pallone dentro il centrocampo genoano attraendolo a destra o a sinistra e buggerandolo con i cambi campo.

Entrambe le squadre hanno cercato il possesso pallone. Il Genoa in difesa, sbagliando troppo la serie di passaggi semplici quando il pallone si muoveva su tutta la larghezza  davanti alla propria area di rigore. Al Torino il gioco è riuscito a centrocampo, ma difficilmente ha fatto fare una parata a Perin.

Nello spazio e nel tempo non hanno funzionato Zajc e Pjaca, dando l’impressione anche di pestarsi i piedi, anche se i compagni hanno cercato di dare sostegno e appoggio. Maran in conferenza stampa pre-gara aveva detto, al di à delle considerazioni sui numero di modulo che sono da condividere: “credo che il segreto sia nell’interpretazione che dovremo dare e sui concetti che devono essere imprescindibili al di là dei numeri. Volevo che fossimo più propositivi e questo c’è stato, ma ci può essere con qualsiasi sistema di gioco”. È la foto scolorita di Genoa-Torino, con interpretazione e principi visti raramente.

Maran nel post gara ha anche detto di aver tirato, ma nessuna parata di Sirigu, ma due salvataggi in extremis sì (il salvataggio nel primo tempo di Murru su tentativo di Scamacca e la conclusione di Parigini all’80esimo).

È una situazione che spaventa: al Genoa negli ultimi anni la differenza è stata fatta dagli errori individuali in fase difensiva e dalla capacità e la praticità di tradurre in gol le occasioni. Anche se poche, alla fine facevano la differenza fino all’ultimo minuto di gioco dell’ultima partita.

Giampaolo ha fatto vedere che i suoi dettami tattici ci sono e si vedono, ma vanno ancora digeriti dalla truppa granata solamente con una frase: “vittoria contro il Genoa, ma siamo ancora sotto un treno”. La consolazione arriva dal terzo gol in sette giorni di Scamacca, la speranza possa essere una cura all’ingrasso di punti. Servito, ci prova sempre. Si conferma Rovella, e anche Lerager ha giocato su buoni livelli.

L’internazionale Valeri di Roma, internazionale da 10 anni, tempestato da giudizi negativi sul suo passato anti-granata sui giornali e quelli vicini al Patron Cairo e sui social, non ha fischiato un rigore per un tocco di Bremer su Lerager non evidentissimo, ma richiamato dal VAR. Davanti alla TV ha fatto come Ponzio Pilato lavandosi il fischio e non assegnando la massima punizione. Errore importante perché sarebbe potuto maturare il pareggio del Grifone. Valeri ha anche sbagliato a non estrarre il secondo giallo a Gojak già ammonito. Criscito ha fatto 30 metri di corsa a gioco fermo per farglielo rilevare.

Domenica arriva la Roma, il Grifone prima di abbassare le ali per stanchezza pensi che anche i giallorossi  hanno giocato cinque partite in 15 giorni e stasera, alle 19, sono in campo in Europa League contro i romeni del Cluj.