Dopo un derby pareggiato e giocato su buoni livelli, il Genoa affronta oggi a Marassi un Torino in piena crisi e con un solo punto in classifica. La partita odierna è il recupero del match rinviato quando il Grifone era in piena emergenza a causa del Covid 19. Nella partita contro la Sampdoria mister Maran ha cambiato modulo passando dal 3-5-2 al 4-3-2-1 e la novità sembra abbia portato miglioramenti nella manovra: il sistema 4-3-2-1 ci pare più consono alle caratteristiche della rosa rossoblu.

Uno sguardo d’insieme sul Torino, avversario di oggi.

L’allenatore  Giampaolo, dopo i successi ottenuti quando guidava la Sampdoria, non è più riuscito a ripetersi. A mio parere, parliamo di un buonissimo allenatore, un ottimo maestro di calcio, forse un po’ burbero ed austero nel rapporto coi giocatori. Il Torino si schiera con il 4-3-2-1 che è il marchio di fabbrica del suo mister. La linea difensiva resta sempre alta e cerca di far ripartire il gioco dal basso, cosa che non sempre riesce, un po’ per le caratteristiche dei giocatori, un po’ per la paura che è subentrata negli uomini in maglia granata.

L’analisi reparto per reparto.

Sirigu, il portiere titolare, autore nella passata stagione di un campionato super, quest’ anno ha palesato qualche incertezza ma si tratta di un estremo difensore di alto lignaggio, bravo e reattivo tra i pali, abile nelle uscite alte e basse, è il secondo di Donnarumma in Nazionale. La linea a 4 è formata da Vojvoda, Bremer, Lyanco e Rodriguez. Non è da escludere l’ impiego di N’Koulu al posto di Lyanco, anche se il camerunense attraversa un periodo di forma non al top. Vojvoda, l’esterno basso di destra, nazionale kosovaro, ex Standard Liegi, dotato fisicamente e dalla buona corsa, è in possesso di un discreto piede destro. L’ex Milan Rodriguez, l’esterno di sinistra, non ha una grande corsa, ma è molto intelligente tatticamente e il suo sinistro è particolarmente educato, i suoi lanci in verticale e in diagonale possono creare problemi. Bremer e Lyanco compongono la coppia centrale. Entrambi brasiliani, più propenso alla marcatura e più veloce il primo, più tecnico e più di posizione il secondo. Sono ottimi colpitori di testa, Bremer in fase offensiva trova spesso lo spiraglio giusto e al Genoa ha fatto male già in due occasioni.

Il centrocampo.

Meitè, Ricon e Linetty sono i tre centrocampisti. Meitè è forte fisicamente ed ha una tecnica di base più che sufficiente, inoltre è bravo nell’ accorciare gli spazi e nel recupero della palla. L’ex blucerchiato Linetty, l’ altro interno di centrocampo, ha forza nelle gambe pur non essendo un gigante, capacità di inserimento e buoni fondamentali, caratteristiche che ne fanno uno degli uomini di spicco della formazione torinese: è uno di quei giocatori che ogni allenatore vorrebbe con sé. Rincon, il centromediano metodista, vecchia conoscenza genoana, è un regista atipico, non avendo tempi di gioco e mezzi tecnici importanti, ma conosce bene il pressing ed è un lottatore eccellente, anche se a volte è troppo irruento.

Infine l’attacco.

Lukic, il giocatore dietro le due punte, quasi sempre impiegato come interno, si è adeguato molto bene al nuovo ruolo: ha  buona tecnica di base e una corsa importante anche se non è velocissimo, sa farsi valere in zona gol. Le due punte oggi saranno Verdi e Bonazzoli. Verdi è un trequartista o un esterno offensivo ma viene schierato come seconda punta per esigenze di formazione. E’ l’unico giocatore italiano che calcia indifferentemente e bene con entrambi i piedi, per lui non c’è differenza tra destra e sinistra. Nell’anno al Bologna ha avuto un rendimento eccezionale, ma da un paio di stagioni la sua crescita ha subito una brusca frenata. Verdi sa essere micidiale nell’ uno contro uno e nei tiri da lunga distanza. Bonazzoli, ex Sampdoria, cresciuto nelle giovanili dell’ Inter dove veniva considerato un predestinato dal futuro luminoso, non ha risposto pienamente alle aspettative, sul finire dello scorso torneo ha segnato gol belli ed importanti per la Sampdoria, però a Torino sta faticando ad imporsi. Sinistro potente e tiri in acrobazia le sue qualità. Oggi dovrebbe partire nell’ undici titolare al posto del “Gallo” Belotti, fuori per un infortunio. Belotti, l’autentico leader e trascinatore della squadra, nonché bomber implacabile, forte di testa e di piede, lotta su ogni palla anche la più difficile ed è un trascinatore.

Come si comportano sulle palle inattive?

Su corner e punizioni laterali a sfavore si schierano a zona, tutta la squadra retrocede negli ultimi 40 metri di campo. Corner e punizioni a favore sono calciate da Verdi, salgono Lyanco, Bremer, Vojvoda, che con Bonazzoli e Lukic si dividono gli spazi. I granata usano molto i blocchi per facilitare lo smarcamento dei saltatori:  ovviamente, se Belotti dovesse essere della partita, sarebbe lui il pericolo numero uno. Le punizioni dal limite sono di Verdi e di Rodriguez, a volte usano schemi provati in settimana.

In conclusione?

Nel Torino la mano di Giampaolo ancora non si è vista, il suo acume tattico e la sua meticolosità nei movimenti ancora non hanno attecchito. Stando ai si dice, quella di oggi sarebbe una partita decisiva per il suo futuro, certo è che ad un allenatore come Giampaolo va dato il tempo per insegnare il suo calcio e poi metterlo nelle migliori condizioni per proseguire il suo lavoro. Il calcio di oggi però non concede tempo, ciò che conta è soltanto il risultato, sperando vivamente che Giampaolo inizi il suo cammino dalla prossima giornata.

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Mario Ponti
Sono nato a Genova il 10 gennaio 1964. Ho fatto tutto il settore giovanile nel Genoa: 3 anni di primavera, esordio in serie A in Genoa -Napoli nel 1983. Poi esperienze nel Carbonia, Omegna, Casale e Mondovì in Serie C2; poi Dilettante in squadre della provincia di Genova. Un grave infortunio al ginocchio destro mi ha condizionato per tutta la carriera. Quattro operazioni. Una volta terminato di giocare ho iniziato a fare l’allenatore, prima nelle giovanili rossoblu e successivamente per 10 stagioni sulle panchine di Arenzano (il mio paese d’origine), Cogoleto, Lagaccio, Molassana e Pegliese. Infine, la sclerosi multipla è avanzata e ho dovuto abbandonare la panchina motivo per cui ho fatto per tre anni il direttore sportivo. Ora voglio fare solo lo spettatore e il tifoso. Nel 2014 la T.O mi ha premiato come tifoso rossoblu dell’anno, cosa di cui vado molto, molto orgoglioso.