Scherzetto e dolcetto? Giusto il pareggio. Scherzetto per Ranieri, che non si aspettava il modulo dolcetto di Maran. Paradossalmente, chissà se Ranieri ad inizio gara, vedendo la formazione scritta su un foglio e non schierata avrà pensato, come altri  cronisti, a un’altra occasione come contro Fiorentina, Lazio e Atalanta: non fare la partita, operazione non gradita, e approfittare di rapide ripartenze. Maran, appena si è accorto di avere una parte della truppa anche all’80% della forma fisica, ha subito messo in campo il calcio che gli piace. Sarà  stato anche consapevole che gli allenatori svolgono un lavoro tanto delicato e bisognoso di tempo per essere messo a punto, che se non ti viene dato non puoi esprimerti o portarlo a termine e che i risultati non tengono conto del Covid.

Nessuno poteva pretendere che la nuova strategia tattica di Maran ottenesse subito il massimo, essendo in cantiere da due o tre giorni. Il pallone nel calcio segue geometrie di provvisorio e pur chiaro disegno. Il modulo tecnico-tattico del gioco si realizza attraverso schemi, non numeri, il più possibile puntuali e precisi.  Bene quelli dei Grifoni, difficili da vedersi con continuità dopo solo due giorni di lavoro su quel tema con angoli da smussare. Una squadra si compone di reparti difensivi e offensivi, di una o più linee intermedie che hanno il compito di proteggere la difesa e favorire l’attacco. Il reparto difensivo del Genoa a quattro ha lavorato bene, ha utilizzato molta esperienza sulle corsie laterali,  essendo la condizione non al massimo dei due capitani, per tamponare le fasce blucerchiate. Un solo errore di scaglionamento e collaborazione è costato il gol doriano.

Le due linee intermedie con Badelj ma in particolare Rovella e Lerager hanno protetto la difesa e favorito l’attacco. L’altra linea,  Zajc e Pandev, chiamarli trequartisti  è un’attenuazione del lavoro svolto nelle due fasi di gioco. Sono stati  primi portatori di pressing sulle ripartenze blucerchiate e soprattutto schermatura di Ekdal e Thorsby schierati davanti alla difesa. I due del nord non hanno lavorato bene come le precedenti gare trasformando velocemente l’azione difensiva in quella offensiva. Di tutto questo lavoro mancato del centrocampo di Ranieri non hanno avuto vantaggi Quagliarella e Ramirez, quasi spettatori non paganti in campo e sostituiti da Ranieri in coppia intorno al 60’ di gara. La Samp non è stata a guardare ma ha fatto fatica a far funzionare il 4 4  1 1 non riuscendo ad avere la compattezza tra i reparti. I compiti precisi di Ranieri hanno funzionato sulle corsie laterali con le sovrapposizioni dei terzini. I cambi tutti di qualità, Keita in avanti, Silva a centrocampo e Candreva dall’esterno all’interno del gioco, hanno messo più in difficoltà il gioco del Grifone.

L’hombre del partido Rovella.  Non avevo dubbi che sapesse giocare al calcio, avendolo seguito nella Primavera. Non è  calciatore di marcatura bensì di posizione, tocca bene il pallone lancia bene: aver posizione da centrocampista significa avere davanti un futuro. Scamacca sa disimpegnarsi con disinvoltura con il difensore davanti grazie alla “cazzimma” e al fisico; è in possesso di un tiro secco e preciso, sente la porta da tutte le posizioni, ha scatto ed elevazione, lavora e fa salire la squadra,  crea spazi ai compagni. Ha tutto per diventare un centravanti moderno. Fare un gol il primo in Serie A  in un derby vuol dire far parte della storia genoana. Pandev una sola parola: highlander.

Sotto la Lanterna a destra e a sinistra ci sono due squadre con qualità e gli allenatori faranno di tutto per tirarla fuori. Nel derby in entrambe le squadre si è visto un buon gioco di squadra, che può e deve crescere, perché ci sono capacità tecniche, intelligenza e in particolare collaborazione. Peccato per L’assenza   delle coreografie, della mancanza del pubblico. Il Ferraris non può essere una cattedrale nel deserto.