Tante le analisi di queste prime tre giornate di campionato durante questa sosta, ma poche perché le porte dei portieri sono state bucate con 101 gol in 29 partite. Manca una gara su 30: Torino-Genoa. 6 reti sul totale sono state date a tavolino al Verona, dopo la gara con la Roma alla prima di campionato vinta a tavolino per problemi nella lista consegnata e compilata male dai giallorossi, e alla Juventus dopo la decisione del Giudice Sportivo sulla partita contro il Napoli. Mai nella storia del campionato italiano con 20 squadre partecipanti si erano realizzati così tanti gol.

La scusa del Covid, degli stadi senza pubblico e il fattore campo svanito non regge. La scuola in tutto il mondo che hanno fatto i difensori italiani e i sistemi difensivi italici del passato non c’è più. Sulla difesa le squadre italiane e la Nazionale avevano costruito risultati e coppe, dove per vincere non bastava il catenaccio, forma dispregiativa del gioco all’italiana. Gli stopper e i terzini termini, superati dalla rivoluzione della zona, sono stati dei riferimenti importanti nel campionato italiano , europeo e mondiale. Ora le difese delle squadre italiane, anche quelle che giocano per i posti in Europa, fanno tenerezza da quanto sono impotenti nell’uno contro uno e in inferiorità numerica nella fase difensiva.

Non c’è più la Gialappa’s Band alla domenica sera, altrimenti sarebbe stato un divertimento visti i gol segnati non solo facilmente. La colpa di questa falcidia di difensori non solo italiani, considerato che nelle squadre i centrali sono in maggior parte stranieri, è tutta del metodo di allenamento. Si lavora molto sui piedi, sulle transizioni dall’area del portiere e poco sulla tecnica specifica del difensore. Guardando le partite, tante volte bisogna chiedersi a cosa serva che il portiere faccia ripartire bene l’azione se non poi non azzecca un’uscita o blocca a fatica un pallone. Stesso paragone anche con il difensore che sbaglia i principi della tattica in fase difensiva. Non si vede più la figura del portiere attendibile, quello che non fa miracoli ma cerca di prendere tutto quello che passa dentro l’area di rigore. Non si  vede più il difensore che ti segue anche dentro lo spogliatoio.

Qui il difetto potrebbe non essere dei numero uno e dei numero 2 e 5 nostrani, importando sempre più portieri e difensori pagati profumatamente con la scuola italica data per   retrocessa. Bisognerebbe essere nascosti dentro uno spogliatoio oppure all’ultima riunione tecnica per capire se qualche allenatore ripete quello che Bearzot disse a GentileCollovati quando vincemmo la Coppa del Mondo in Spagna: “Oggi quello è tuo, sei responsabile di tutto quello che combina dal fischio d’inizio e finale dell’arbitro”. Questo non succederà, perché i difensori nel campionato italiano non hanno più il riferimento dell’avversario. Oggi nelle  squadre del campionato italiano i difensori  non “fanno difesa”,  altrimenti non si dovrebbero incassare troppi gol. La scuola italiana dei difensori era invidiata da tutti .Finito il ciclo di Chiellini, Bonucci e Acerbi, sarà dura e i difensori stranieri che marcano l’uomo, non il pallone o la zona, saranno sempre di più a calcare i campi italiani.

Le scuole calcio, gli allenatori dei  settori giovanili, preparano calcio moderno e non sono riusciti a colmare il buco di difensori centrali nati alla fine degli 80’ fino quasi ai giorni nostri. Il motivo è sempre lo stesso, indipendentemente dalla difesa tre o a quattro: la poca disponibilità nel preparare la giusta cattiva, furba, marcatura sull’uomo. Non diamo la colpa al VAR, che vede solo falli di mano e fuorigioco. Una mano leggera sul sedere in un mischia per non far saltare l’avversario potrebbe risolvere qualche problema sui calci d’angolo e sulle punizioni dirette dai lati dell’area di rigore e non far magnificare voli alla CR7 ,impossibili prima degli anni 2000. Uno, il primo, ci poteva stare, dopo le contromisure sarebbero state prese da tutti i difensori.

Per i giovani calciatori è più facile voler imitare CR7 e compagnia che Bergomi, Baresi, Scirea, Nesta e Cannavaro. Tocca ai tecnici fargli capire che il calcio è un gioco collettivo, che si perde e si vince in 16 viste le nuove norme sui 5 cambi o in 14 con le vecchie. La stagione 2020/2021 se continuerà con le porte avversarie prese a pallonate divertirà di più se tutti gli allenatori, anche quelli delle squadre della fascia destra della classifica, capiranno che saranno i fattori di mentalità offensiva a fare la differenza nel prendere pochi gol. Il maestro principale, come lo scorso anno, è Gasperini: 5 reti incassate in 3 giornate  e 13 quelle realizzate. Il calcio offensivo potrebbe essere dominante nel prossimo futuro. Non solo Gasperini lo applica, ma anche De Zerbi al Sassuolo, Gattuso al Napoli, Pioli al Milan ed altri, giocando a 2, 3 e anche 4 attaccanti, ma l’unica che riempie le aree difensive con tanti calciatori è solo la Dea di Gasperini.

La Serie A cerca di mettere in campo più coraggio, non solo le grandi ma anche le medie e le piccole. Qualsiasi tecnico che, avendo a disposizione una batteria d’attacco più funzionale di quella difensiva, non lo farà oppure tenterà di non proporlo, farà un grande errore se la scusa sarà l’equilibrio. Equilibrio che si può trovare giocando in avanti, non cercando primariamente il concetto del “primo non prenderle” già dentro lo spogliatoio prima di iniziare la gara. I Presidenti invece che esonereranno chi ci prova, faranno un errore più grande per qualche gol in più incassato, non accorgendosi della crisi di vocazione dei difensori, non italiani ma anche stranieri.