La seconda giornata senza calciomercato è scandita dai numeri che l’ultima sessione estiva si è lasciata alle spalle. In Serie A sono state 540 le cessioni, poco più della metà gli acquisti (225). Un indirizzo verso lo snellimento delle rose, con molti calciatori partita per l’estero, che – a dirla tutta – non sempre è riuscito come nelle aspettative.

Sono stati spesi circa 763 milioni di euro per gli acquisti, con impegni di pagamento spalmati su uno o due anni, e ne sono stati incassati 707. Il bilancio è in passivo e parla di -55 milioni nelle casse delle società della Serie A. Resta pur vero che, in larga parte delle trattative, si è parlato di prestiti con diritto od obbligo di riscatto ed eventuali entrate sono procrastinate nel tempo. Il Genoa, nel quadro generale fornito da Transfermarkt, avrebbe incassato 26 milioni (perlopiù dalla cessione di Pinamonti all’Inter e da quella di Lapadula al Benevento) e ne avrebbe spesi all’incirca 21, quasi interamente per Shomudorov (7,5), Cassata (riscatto a 7 milioni) e Badelj (5).

Dopo l’ultima sessione di mercato, su un totale di 600 calciatori, 363 risultano stranieri. Una percentuale che supera il 60%. A fare da capofila come squadra meno “italiana” troviamo la Lazio (26 calciatori stranieri), alla quale si contrappone invece il Benevento (9). Il Genoa è passato dai 22 stranieri dell’anno passato ai 16 che costelleranno la rosa almeno sino a gennaio (Zima, Zapata, Czyborra, Badelj, Schöne, Radovanovic, Behrami, Lerager, Brlek, Micosvschi, Zajc, Pjaca, Pandev, Shomurodov, Males, Asoro).

C’è poi chi ha impostato un calciomercato su calciatori che dovessero avere meno che fare con la loro carta d’identità. Chi lo ha fatto, ha visto l’età media dello spogliatoio abbassarsi. È il caso del Milan, squadra più giovane del campionato con 24,8 anni a giocatore. Troviamo invece il Benevento come formazione più anziana, poco al di sotto dei ventinove anni (28,6). Il Genoa, in questo dato, ha visto crescere l’età media della rosa di quasi due anni, da 25,3 a 27,2.

E proprio il Genoa si trova al “comando” nella classifica delle rose che, al gong del mercato, sono risultate le più cospicue e allungate. Con 36 calciatori, a braccetto col Parma, quella di mister Maran è la squadra ad avere più giocatori, complice un mercato in uscita condizionato in extremis anche dal Covid e dalla scelta di alcuni calciatori, quelli con mercato all’estero oppure in cadetteria, di giocarsi le loro carte in rossoblu anziché in prestito. Paradossalmente, malgrado le coppe, è quella della Juventus la rosa più corta (23 giocatori), pronta però ad essere accresciuta da giovani lanciati nella mischia, come il giovane Frabotta.

A voler fare un confronto finale coi cinque maggiori campionati europei, il campionato italiano non sembra confermarsi tra quelli con le maglie del portafogli meno larghe, ma sicuramente rimane quello dove trionfano gli accordi a lungo termine e le cessioni temporanee. Un po’ come dire che ogni anno si cambia, il mercato diventa uno show e denari, di fatto, ne circolano assai meno.

La Premier League “doppia” la Serie A in termini di spesa (1 miliardo e 421 milioni con 232 cessioni e 266 acquisti). La contrazione più evidente è quella della Liga spagnola con 410 milioni di spesa (291 cessioni, 317 acquisti). Si conferma invece un quadro perfetto di rigore economico e di quadratura dei bilanci la Bundesliga tedesca, che acquista per 324 milioni e ne spende altrettanti (con 232 uscite e solamente due entrate in più, ossia 234). Ligue1 francese in leggera risalita con 284 operazioni in entrata e 450 milioni di euro in acquisto di calciatori.