Conosciamo Mister Maran. Per farlo abbiamo interpellato alcuni giocatori, dirigenti  conosciuti nella  gavetta da cronista, che hanno lavorato con il nuovo tecnico del Genoa.

Ci aveva colpito già ai tempi di Catania nell’anno 2013 quando lavorava con 12 calciatori  sudamericani  e altri 8 provenienti da tutto il mondo in rosa inanellando un record di 56 punti sotto l’Etna. Ci aveva colpito vedendo il Chievo nel 2016 con una squadra non di “giovincelli” correre più di tutte le squadre della serie A; ci ha stupito lo scorso anno a Cagliari dopo aver  portato i sardi a livello europeo e aver conquistato 25 punti in 13 gare m, salvo poi essere licenziato con motivazioni non chiare.

Tutti quelli interpellati su Maran sono stati positivi e ne hanno sempre parlato bene. Nello spogliatoio impone poche regole che devono essere rispettate in modo inflessibile, imponendo la disciplina di gruppo, la convivenza e il rispetto degli altri. Alza raramente la voce. Tratta tutti allo stesso modo, giovani e giocatori più anziani ed esperti.

Schietto, ci mette sempre la faccia cercando di non truccare quello che deve dire o fare. Dal punto di vista mediatico fa fatica essendo sincero.

Nei momenti belli del Chievo 2015/2016 dopo il nono posto con 50 punti in classifica sarebbe dovuto andare all’Atalanta al posto di Gasperini, ma ha rinunciato per amore della piccola società, per lui una famiglia. 

Tatticamente Maran sembra non avere principi invalicabili: ha giocato con il 4-3-3, con il 4-3-1-2 , il 4-3-2-1 e anche il 4-4-2 ad inizio carriera. Il tutto con una  peculiarità: sfruttare al massimo le caratteristiche dei calciatori a disposizione, sulla carta nessun assolutismo tattico.

Ha sempre lavorato con quello che gli hanno messo a disposizione le società. Avrà studiato il Genoa del passato e avrà capito che con  Preziosi e i suoi consiglieri fuori Pegli potrebbe non essere un pregio vista la mancanza di attaccanti o trequartisti negli ultimi anni, mentre lui in carriera di attaccanti ne ha sempre avuti a disposizione perciò sarà meglio fare richieste perentorie, se non di nomi almeno di ruoli.

Il calcio per Maran è stato fatto e continuerà a farlo in tanti modi, anche se alla fine conta solo il risultato perché senza i punti nel calcio attuale è difficile portare avanti le idee. 

Nella prossima stagione visti i problemi legati non solo al Covid, ma alla preparazione diversa che in passato ha sempre avuto ragione sul fiato e sugli infortuni muscolari durante la stagione, dovrà studiare con lo staff qualcosa di diverso.  

Il suo calcio è propositivo, aggressivo, la squadra deve essere artefice della prestazione con approcci forti e falli tattici. Come tutti gli allenatori predica di recuperare il pallone in alto, perché così facendo si corre meno. Tutto gli è riuscito con attaccanti generosi, non solo nella fase di possesso. Il mantra è sempre lo stesso: intensità e poche pause.

Qualcosa è comunque cambiato nel calcio difensivo di Maran lo scorso anno a Cagliari quando faceva difendere la squadra più vicina alla propria porta rispetto al passato dove era distante, difendendo in modo più schiacciato nella propria metà campo, grazie ad un centrocampo abile a fare filtro e mantenere il  possesso del pallone.

La strategia di Maran di passare con i sardi dal 4-3-1-2 al 4-3-2-1 è stata vincente permettendogli di avere 5 centrocampisti centrali per creare superiorità numerica nel cuore del gioco  sfruttando il vantaggio delle seconde palle e dei rimbalzi  nelle zone strategiche dove si costruiscono la fase di possesso e quella d non possesso: Nainggolan e Joao Pedro hanno fatto la differenza aiutati da Nandez che non ha fatto rimpiangere Barella. Operazione riuscita per sopperire all’assenza di Pavoletti, autore nell’anno precedente di 16 reti di testa, e per sfruttare le caratteristiche di Giovanni Simeone come prima punta.

Oltre centrocampisti e trequartisti, vi è un gran lavoro sugli esterni dei difensori che avendo meno spazio da difendere ne hanno avuto di più nell’attaccare dietro la squadra avversaria grazie alla superiorità numerica a centrocampo, cercando di sbagliare meno transizioni col calcio diretto di mister Maran.

Mister buon lavoro, la speranza di tutti i genoani è che l’hashtag  #Pandoromeccanico coniato a Verona sponda Chievo possa cambiare con #Grifonemeccanico al Ferraris.

Buoncalcioatutti ripara ai tempi del Chievo più operaio per non contare le stelle in cielo, perché sarà difficile che il Genoa possa fare la campagna di calciomercato uguale al Cagliari della scorsa stagione.

Come ogni fine agosto di tutti gli anni calcistici siamo ottimisti. Giudichiamo positivamente Direttore Sportivo, allenatore, giocatori con la speranza di vedere fruttare risultati che mancano da troppo tempo e andati in porto solo  con la salvezza all’ultima  giornata di campionato.