Giornata di presentazione, a due settimane dal suo arrivo ufficiale al Genoa, per Daniele Faggiano nelle vesti di nuovo direttore sportivo rossoblu. Il dirigente, reduce da una lunga e brillante esperienza al Parma, ha risposto alle domande dei giornalisti presenti all’interno del Centro Sportivo G. Signorini. Ad aprire la conferenza stampa, l’amministratore delegato Alessandro Zarbano.

“Siamo qui per presentare, anche se non ha bisogno di presentazioni, Daniele Faggiano. Si occuperà della sfera del mercato, della parte tecnica e non solo. Viene dall’esperienza di successo di Parma, ma con entusiasmo si è buttato in questa avventura. Sono contento e mi sono buttato a capofitto, venuto con tanto entusiasmo, per cercare di dare una mano importante al Genoa – ha proseguito il nuovo ds, Faggiano -. Ci credo tanto, vengo da una società dove stavo bene e lavoravo bene, ma mi sono sentito di cambiare situazione e venire in una dove il Genoa è il Genoa. Sono pugliese, ma ho tanti amici che tifano Genoa e me ne hanno parlato di cosa significa: basta guardare le partite del Genoa per capirlo”.

Come è arrivata la proposta e quanto tempo ci ha messo a decidere?

“È stato tutto abbastanza veloce, perché le decisioni si prendono subito o vuol dire che qualcosa non sta funzionando. Non era facile lasciare una famiglia, più che una società, ma qui ho trovato in tutti gli uffici, per adesso, un attaccamento importante. Tutti dobbiamo essere uniti per questo obiettivo, che è cercare di soffrire il meno possibile”.

Non c’è ancora un comunicato, ma può confermarci chi sarà il prossimo allenatore del Genoa?

“Aspettiamo ancora poco. Anzi, dovrete aspettare pochissimo. Non è che un allenatore si prende da un momento all’altro, ci sono delle situazioni”. 

Dopo la salvezza del Genoa il presidente ha detto di volersi staccare dalla gestione della parte tecnica, della gestione del calciomercato. Quali sono queste deleghe che le sono state date e gli ambiti in cui lavorerà?

“Come detto dall’ad Zarbano, sono venuto in una famiglia. Tutti per uno, uno per tutti. La penso così. Ci dobbiamo seguire a vicenda, non inseguire. Non c’è un ambito, il mio è quello tecnico, ma andrà a spaziare un po’ ovunque per cercare di essere uniti. Io mi prendo la responsabilità di allenatore, giocatori, di chi entra e chi esce. Non sarà semplice quest’anno, ma in generale, perché bisogna fare tante cose in poco tempo e il campionato è già alle porte. Tante squadre sono indietro e il mercato è ancora fermo. Se ne parla tanto sui giornali, ma contratti e giocatori che cambiano squadra non ne ho visti tanti”.

Ci sarà un mercato in entrata, ma anche in uscita ci rendevamo conto con le ultime visite mediche essere tornati tantissimi giocatori. Sarà un lavoro importante anche quello in uscita.

“Vi siete accorti che ci sarà tanto lavoro da fare: ci saranno tante uscite e qualche ragazzo, fuori in prestito, lo valuteremo. E tutto questo dovremo farlo in breve tempo”. 

Le prime impressioni? Ha parlato con i giocatori? 

“Le prime impressioni se non fossero state positive non starei qui a parlare, ma già da prima di venire. Penso che la squadra abbia fatto un passo avanti. La struttura è importante per chi lavora nel mondo del calcio. Masiello l’avevo già avuto, poi conosco Biraschi, conosco abbastanza bene Cassata e altri. Sono venuto con la consapevolezza che si debba far bene, non che si potrebbe. Cassata è riscattato, chi non è stato riscattato tornerà da noi. Lapadula tornerà da noi”.

Foto TanoPress

Si può, col suo arrivo, accostare il suo nome al concetto di rivoluzione al Genoa? 

“Ci potrebbe anche stare, ma dovrà essere soprattutto una rivoluzione mentale, nella testa. Dobbiamo sapere per cosa e per chi corriamo. Le ultime due stagioni non sono state esaltanti per quanti sacrifici sono stati fatti, quindi potrebbe esserci una rivoluzione. La colpa è di tutti, io sono venuto non per fare il salvatore della patria ma perché penso ci sia ancora tanto da dare. Dovrò stare nella testa dei ragazzi, cercare di rimproverarli ma fargli sapere che la mia squadra è anche la loro. Lo stimolo – devo dire che sono un po’ preoccupato – è che la gente torni allo stadio. Tante famiglie mi hanno fermato dicendo che rifaranno l’abbonamento anche se non si può andare allo stadio. Noi dovremo essere compatti: ogni partita per noi dovrà essere come un derby. Il punto fermo dobbiamo essere noi tutti: come detto prima, salvarsi all’ultima giornata è colpa di tutti.

Penso che chi gioca meno debba aiutare nei momenti di difficoltà, invece a volte si può godere delle disgrazie altrui ma lo spogliatoio è sacro e penso che il Genoa, nelle tante disgrazie, sia un grande spogliatoio. L’allenatore se tutto va bene lo faremo a breve, ma sono domande a cui non posso rispondere adesso. Non mi fa piacere parlare di giocatori con cui non ho ancora parlato. Il Genoa è il Genoa. Se sono arrivato è perché non è un punto di arrivo ma può aiutarmi a fare sempre meglio. Obiettivo? Devo farvi stare bene. Far si che la squadra entusiasmi tutto e tutti, che la nostra positività venga trasmessa, anche tramite voi, in città. Alla fine poi parla il campo. Bisognerà cercare di dare quel contributo che ci faccia tornare ad essere il Genoa. Il contratto me lo sono costruito io e non ho premi in caso di salvezza, ma li ho a salire: quindi spero che mi vada bene. Per lasciare due anni di contratto in una squadra in cui ho fatto bene mi dovevo prefissare un obiettivo a livello personale ed emozionale per provare a dare qualcosa in più”.

Cosa si porta dietro dalle precedenti esperienze?

“Quello che mi porto dietro dalle esperienze è l’educazione, la voglia di far calcio e sapere che l’unione fa la forza. Lavorare bene ed essere positivi durante la settimana, vedere magazzinieri e chi circonda la squadra sorridere ed essere uniti responsabilizza ancora di più. Poi bisogna sapersi adattare alle realtà, ma per fortuna dall’età di 16 anni sono lontano da casa e mi so adattare. Mi so adattare ma non spersonalizzare. L’unica cosa a cui non riesco ad adattarmi è l’accento nordico. Potrei sembrare un tagliatore di teste ma non è così, per noi il calcio è lavoro e andare a casa con un risultato positivo è diverso. Quando sento frasi su calciatori mi dà fastidio: il calciatore fa il professionista, se sbaglia dovremo essere bravi noi a farlo pagare o migliorare”.

Su che cosa lavorare per rafforzare la squadra sul mercato?

“Non posso negare che delle trattative siano avanzate ma tanto dipenderà da cosa succede dopo questa conferenza, perché bisognerà scegliere il modulo e costruire, modulo da adattare. Abbiamo pochi esterni, ma diversamente se si dovesse continuare a giocare con un altro modulo saranno fatte scelte diverse. Già rischiamo di arrivare terzi o quarti cominciando le trattative ora, non possiamo perdere altro tempo. La mia storia calcistica spiega che a gennaio preferisco toccare il meno possibile, altrimenti significa che si è fatto male in precedenza. Preferisco, per il mio modus operandi (e anche se il calcio non è una materia precisa), costruire la squadra a giugno, luglio e agosto senza poi dover andare ad affaticarsi a gennaio”.

Obiettivi di classifica?

“Cerchiamo di soffrire meno, quello sì. Se vi devo dire che il Genoa era una squadra che si doveva salvare all’ultima giornata, da operatore di mercato vi dico di no. Anche quando sono venuto con il Parma, c’era un potenziale d’attacco che tante altre squadre non avevano. Poi dopo succede il patatrac. È un lavoro importante: ho 42 anni, il mio obiettivo è andare sempre avanti e se ho scelto il Genoa è perché ci credo, perché penso che il Genoa possa darmi molto e io possa dare molto a loro”.

Sul portiere può dirci qualcosa perché ne serviranno almeno un paio…

“Ho due, tre o quattro trattative avanzate ma aspettiamo di fare il comunicato dopo la conferenza. Siamo avanti e spero di chiudere a breve perché è un ruolo delicato e dobbiamo farne più di uno. Cercheremo di fare un comunicato dopo questa trattativa. Siamo avanti e speriamo di chiudere a breve: devo stare attento anche alla lista, perché uno dovrà essere un Under”. Perin? È una delle soluzioni”.

I tifosi possono segnare in un grande colpo, anche magari in qualche giocatore che abbia stimoli per l’Europeo?

“Spero che sia funzionale a quel che vogliamo fare. Se lo prendiamo importante, ma non è funzionale, la responsabilità è sempre mia. Se capita l’occasione non ce la facciamo sfuggire, questo è sicuro”.

Ci sarà possibilità di lavorare qui? Ci saranno amichevoli? Cosa cambia quest’anno?

“Cambia tutto. Innanzitutto non potremo fare amichevoli con società dilettantistiche, che dovrebbero fare il tampone. Da domani comincerà ad allenarsi anche la Primavera e valuteremo se fare qualcosa con loro. Valuteremo come muoverci anche in base al grado di difficoltà delle avversarie”.

Il Genoa lancia spesso tanti giovani e tanti ne arrivano dalle giovanili. Li lancerete o andranno a fare esperienze in giro?

“Valuteremo qualcuno fra i giocatori tornati dai prestiti e dovremo stare attenti a completare la rosa con giovani che andranno in lista. Favilli e Ghiglione quest’anno ci andranno. Se abbiamo convocato qualcuno dalla Primavera è proprio in quell’ottica”.


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