Udinese-Genoa finisce 2 a 2. La lettura critica della partita per quanto riguarda il Genoa dovrebbe essere un copia incolla delle gare con Parma e Brescia.

Il risultato finale consola solamente la classifica che senza il punto del 97’ di gioco su rigore  avrebbe fatto fare cattivi pensieri non solo con il Lecce, ma anche con il Brescia, vincitore  contro il Verona di Juric.

La decodificazione e il commento dei contenuti tecnici della gara del Grifone e i messaggi che sono arrivati e trasmessi da quelli che hanno giocato bisogna decifrarli e interpretarli. Essere capaci di cogliere i problemi che scaturiscono dalla lettura critica della partita in effetti non è facile come si presume.

Udinese-Genoa è altra gara dove esistono quesiti che dovrebbero essere posti a Nicola affinché l’analisi della gara risultati precisa e anche logica. La mia attenzione è attratta e concentrata  non tanto su un aspetto di gioco o sopra un singolo calciatore, che sarebbe troppo facile criticare, ma su quanto successo nei primi tempi in particolare del post-Covid, lasciando da parte quello con la Juventus.

La critica non può essere distruttiva, in quanto noi non abbiamo un insieme sufficiente di informazioni sulla base delle quali essere anche costruttivi. Solo Nicola e il suo staff possono essere in grado di farlo. Nicola predica anima e fatica, ma l’estate senza vittorie e con poche reti realizzate su azione e troppi incassati per errori della fase difensiva lasciano incubi.

Il Genoa di Nicola post-Covid ha giocato con lo stesso sistema di gioco sia con la Juventus che con il Parma, ci poteva stare, ma anche con Brescia e Udinese.

Un 5-3-2 con baricentro molto basso, poco elastico a coprire le corsie laterali, nessuna copertura degli spazi sulla trequarti, gioco degli attaccanti sia con i pivot o con il finto trequartista senza mai uno pronto ad accorciare per fare salire la squadra e un altro pronto a dettare la profondità. Senza i tagli di esterni non di ruolo, troppo bassi nelle ripartenze e centrocampisti per cercare il lato debole avversario con gli attaccanti in difficoltà a  prendere o trovare la posizione giusta per offendere. Quando il Grifone prova a fare possesso pallone nella propria metà campo è sterile e il ricorso al retropassaggio non ha sempre esito brillante.

Nicolacontro chiunque abbia giocato ha adottato questa strategia attendista con la speranza di fare un gol consapevole che negli spazi i difensori fanno fatica?

Nel Genoa da parecchi anni non c’è stato film senza regista, potrebbe essere Schone, non registaall’Ajax. L’unico, anche se giovanissimo, per quello che ha fatto vedere nella primavera è Rovella, però bisognerebbe sostenerlo in un momento difficilissimo. I tre mediani, anche se Nicola aveva levato il Grifone dagli impicci prima del Covid e lo aveva fatto passando al doppio centrale, non hanno funzionato alla ripresa.

Ci sono – così sembra – perlomeno due differenze tra il Genoa prima e dopo il Covid ed è difficile trovare delle soluzioni dall’esterno. Nicola rispetto a chi lo ha preceduto non ha iniziato zoppicando, ma adesso si vedono fantasmi del passato e precedenti che inquietano.

Nicola sarà arrabbiato con sé stesso perché si è sempre preso le sue responsabilità su qualsiasi panchina in cui si è seduto, come gli succedeva da calciatore, adesso però anche i calciatori devono essere adirati con loro stessi. La gioia alla fine della gara è stata tanta, ragionando a freddo ci sarà anche delusione per aver visto il film noir per essere vero.

La squadra crede in Nicola ma non sappiamo se ancora alle sue idee e ha bisogno di fiducia che può arrivare solamente con qualche vittoria per timbrare il lavoro che viene svolto. Nicola ha dimostrato in passato di non impegnarsi in un modulo che in questo momento appare incompatibile con la realtà genoana.

Nicola non considera l’attuale strategia tattica un dogma intoccabile, lo ha dimostrato nella cavalcata del Crotone portato in serie A che nelle ultime 9 gare della stagione 2016/2017 confezionò 7 vittorie un pareggio e una sconfitta giocando con il 4-4-2.

L’attuale 5-3-2 iniziale contro qualsiasi avversario e senza esterni di ruolo sarà vivisezionato e pronto ad essere cambiato con qualche modifica tattica cercando di capire se il nodo è la difesa o la fase difensiva, perché in attacco non c’è il decollo, se esiste un problema di uomini fuori ruolo e fuori forma in campo, troppo assenti dal terreno di gioco anche prima del Covid.

Nicola, provaci a giocare i primi tempi come nel secondo: fare gol e dopo mettere il “verrou” il chiavistello alla porta di Perin. Sulla partita di Udine poco da dire se non mettere in vetrina che il Grifone ha fatto più punti in trasferta che in casa e che il pareggio a Udine è arrivato grazie allo spirito guerriero di Perin, Biraschi, Sturaro, Pandev e Masiello, al coraggio di Goldaniga che ha giocato con i crampi l’ultimo quarto d’ora cercando anche le sortite e la freddezza di Pinamonti nel realizzare il rigore (parato) su ribattuta del portiere.

L’udinese di Gotti dopo la vittoria in casa della Roma ha confermato i suoi pregi e i suoi difetti: non chiudere le gare e steccare nei finali di gioco.

In Udinese-Genoa si è vista la differenza nell’utilizzo dei due 3-5-2 a specchio sulla carta.  La disuguaglianza è stata fatta in fase di possesso in quanto i difensori esterni di ruolo bianconeri  assumono le funzioni di centrocampisti esterni a tutti gli effetti proponendosi sia in fase di appoggio che di inserimento. Nel 3-5-2 è fondamentale per i friulani il gioco dei centrocampisti, dal cui comportamento dipende il carattere prevalentemente offensivo e difensivo.

Il pareggio del Vecchio Balordo è un punto importante, ma come a Brescia lascia l’amaro in bocca perché arrivato non attraverso il gioco ammirato prima del Covid ma solo con tanta buona volontà per non annegare.

Nicola non teme il diluvio e lo dichiarato apertamente prima e dopo le partite da giocare, si prende sempre le sue responsabilità, ma adesso devono farlo calciatori che sono dentro il “Corral” della retrocessione.