Il calcio italiano sembra non riuscire a stare mai fermo, neppure ora che ha date certe in cui ricominciare e un futuro un po’ meno incerto davanti a sé. Domani il capitolo legato al Consiglio Federale dovrebbe chiarire che ne sarà degli esiti dei campionati, specialmente di quelli dilettantistici, ma ad osservare con attenzione la situazione è soprattutto la Serie A. Un campionato nel quale rimanere, per i prossimi anni, potrebbe essere un vero e proprio “colpo”. In tutti i sensi.

In un futuro scosceso, ancora legato a ciò che ne sarà dell’ultima tranche di pagamenti di Sky e di ciò che ne sarà di questa stagione 2019/2020, ci sono i campionati dalla stagione prossima in avanti. In particolare, quelli dalla stagione 2021 in poi quando scadrà l’esclusiva con DAZN e Sky. Sul tavolo c’è da un mese abbondante un’offerta del fondo di private equity CVC. Offerta che scadrà nel mese di giugno e che i club di Serie A dovranno valutare attentamente prendendo al più presto una decisione unanime.

Recentemente uscito dal mondo della Formula Uno, il fondo CVC ha quasi quarant’anni di vita: è stato fondato nel 1981 ed è “leader mondiale nel private equity e nel credito con 79,6 miliardi di dollari di risorse gestite, 135,8 miliardi di fondi impegnati e una rete globale di 23 uffici locali” di cui uno anche a Milano, a due passi dal Duomo e a circa quattro chilometri dalla sede della Lega Serie A, in via Rosellini.

Una vicinanza che potrebbe ulteriormente assottigliarsi se venisse accettata in via esclusiva l’offerta di CVC. Recentemente uscito dal mondo della Formula Uno, il fondo di private equity potrebbe fare ciò che non era riuscito a MediaPro: il broadcaster spagnolo lo stesso esperimento calcistico che voleva proporre in Italia lo sperimenterà in Ligue1 francese dalla prossima stagione e sino al 2024. Si parlava di gestire l’intero pacchetto della trasmissione televisiva e via web del calcio, dividendolo in più pacchetti e rivendendolo a nome del campionato, cercando di valorizzarne il marchio e inserendovi anche la propria pubblicità.

Furono questi i nodi che portarono, nel 2018, allo scontro sul bando e al ricorso presentato da Mediapro al Tribunale di Milano. E non bastò neppure la garanzia dell’ingresso nel colosso spagnolo del Fondo Hontai Capital, che ne avrebbe acquisito oltre il 53% delle quote grazie ad un accordo raggiunto nel febbraio 2018 e messo nero su bianco entro la fine dello stesso anno. A Mediapro era stato contestato che mancassero le garanzie economiche e il bando non fosse “conforme a quanto poteva fare dalle regole vigenti” e sappiamo tutti come finì: un pre-contratto stracciato il 28 maggio 2018 e, successivamente, l’assegnazione in volata dei diritti televisivi a Sky e DAZN a ridosso dell’estate.

Ad oggi, con la proposta di CVC che guarda non più solo alle tv, ma anche alle piattaforme streaming come Amazon Prime che hanno già iniziato ad attecchire in Premier League e Bundesliga (non senza qualche affanno iniziale, va detto), non si parlerebbe solo di un ingresso in termini finanziari per rilanciare il mondo del pallone italiano, ma anche di porsi un obiettivo almeno triennale (ma i fondi di private equity lavorano spesso su scadenze anche quinquennali) per cercare di potenziare il marchio della Serie A in giro per il mondo, come accade altrove da ormai parecchi anni. Chissà che, all’orizzonte, non possa spuntare anche un’altra “nuova” idea, la chiave di volta di questa attenta riflessione sulle proposte del fondo: predisporre una volta per tutte un canale tematico della Serie A. Perché l’Italia del calcio ha bisogno di certezze per colmare un gap che rischia di crescere ancora.