Nelle ultime ore è cominciato a circolare il documento che la FIGC avrebbe inviato nuovamente al Comitato Tecnico-Scientifico. Un documento nel quale vengono riconfermate gran parte delle indicazioni redatte già lo scorso 15 aprile, di cui vi avevamo largamente parlato quasi un mese fa, ma che stralcia completamente l’assai dettagliato paragrafo sul ritiro e sull’isolamento del Gruppo squadra.

Ormai un mese fa la novità assoluta era stata quella della doccia a casa, o comunque in solitaria, perché “il vapor acqueo avrebbe potuto favorire in via del tutto teorica la diffusione del virus”. Alla data dello scorso 15 aprile si scriveva anche che, in assenza di centri sportivi con una foresteria sufficientemente capiente, sarebbe stato necessario trovare strutture alberghiere che assicurino camere singole a tutti i giocatori. All’interno della struttura sarebbero rimaste stringenti le regole: nessun assembramento, nessuna interazione. Questi passaggi non troverebbero conferme nella nuova bozza di protocollo. Il termine “centro sportivo” lo si trova una sola volta nel documento così come la parola “ritiro”. Trova qualche occorrenza in più la parola “isolamento”.

Qualora, durante il periodo di ripresa degli allenamenti di gruppo, ci sia un caso di accertata positività al COVID-19, si dovrà provvedere all’immediato isolamento del soggetto interessato. Inoltre, si dovrà provvedere a pulizia/sanificazione generale secondo le disposizioni della circolare n. 5443-22 febbraio 2020 del Ministero della Salute“. E poi cosa accadrebbe? Qui il punto resta controverso perché all’intero gruppo squadra (di cui farebbe parte anche lo staff tecnico, non soltanto gli atleti) verrebbe imposto l’isolamento fiduciario presso una struttura concordata dove tutti gli elementi “saranno sottoposti ad attenta valutazione clinica sotto il controllo continuo del Medico Sociale, saranno sottoposti ad esecuzione di Tampone (anche rapido) ogni 48 ore per 2 settimane, oltre ad esami sierologici da effettuarsi la prima volta all’accertata positività e da ripetersi dopo dieci giorni, o secondo periodicità o ulteriore indicazioni del CTS”. Lontano da casa, questo è ben specificato, ma senza che l’isolamento precluda la possibilità ai calciatori non contagiati, in quanto costantemente monitorati, di allenarsi. “Nessun componente del suddetto Gruppo Squadra potrà avere contatti esterni, pur consentendo al gruppo isolato di proseguire gli allenamenti“.

Tra le diverse modifiche rispetto al precedente documento del 15 aprile è subito evidente un più chiaro rimando al protocollo “alla tedesca”, specialmente quando si legge che “l’approvvigionamento dei test molecolari per le persone interessate alla ripresa degli allenamenti di squadra non deve minimamente impattare sulla disponibilità del reagentario da dedicarsi in maniera assoluta ai bisogni sanitari del Paese“. In Germania l’approvvigionamento di incide per uno 0,4% sul fabbisogno nazionale e l’Italia sembrerebbe volersi incanalare sulla medesima strada. Tutto sarebbe a carico delle società.

Per quanto riguarda le responsabilità dei medici, al personale sanitario “è affidato il compito di monitorare il Grippo, sottoponendolo ad una costante valutazione clinica con controllo giornaliero della temperatura e degli altri sintomi. I suddetti medici dovranno dare indicazioni a tutti i componenti del Gruppo sui comportamenti da adottare” all’interno di aree e situazioni quali spogliatoio, sala massaggi, riunione tecnica, sala pranzo.

Si tratta di misure contenute in una bozza che attende ancora l’approvazione da parte del Comitato Tecnico-Scientifico, attesa entro mercoledì quanto si terrà il Consiglio Federale.


IL TESTO DELLA BOZZA DI PROTOCOLLO FIGC IN ATTESA DI APPROVAZIONE Figc-protocollo-CTS


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