In un’informativa al Senato, il ministro dello sport Vincenzo Spadafora ha dato ulteriori ragguagli sull’eventuale ripresa del campionato di Serie A. “Sin dall’inizio dell’emergenza sanitaria, ancora prima che ci fosse il lockdown, ho mantenuto contatti con CONI, CIP e tutte federazioni, associazioni, società e tutte le realtà che potessero darci un’immediata percezione di quel che stava accadendo nel paese. Domani parteciperò a una giunta straordinaria del CONI. La linea del Governo è sempre stata di prudenza e di tutela della salute per tutti: le immagini dei morti ritornano ancora nelle menti di tutti e sono di qualche settimana fa. Credo che la FIGC possa adeguare il protocollo in attesa della ripresa degli allenamenti. Se il campionato di Serie A riprenderà, questo avverrà perché siamo riusciti a mettere in sicurezza tutti coloro che sono inclusi in questo mondo. Manteniamo la linea di massima prudenza senza farci condizionare. Sono pienamente consapevole dell’importanza non solo sociale del calcio, sarebbe paradossale non riconoscessi l’importanza di questo mondo anche perché oggettivamente, dati alla mano, rappresenta un’industria importante del nostro paese con un fatturato e un giro d’affari importanti, che dà al fisco oltre un miliardo l’anno. Ciò nonostante, ho trovato eccessivo e incomprensibile l’inasprimento del dialogo, anche agli occhi degli italiani che pensano alla salute e al loro lavoro”. 

“L’altro ieri sono arrivate le valutazioni del comitato tecnico-scientifico sul protocollo proposto dalla FIGC per la ripresa degli allenamenti di squadra. Queste osservazioni sono numerose e ne cito tre che sono particolarmente significative:

  • Il CTS chiede che nel caso emerga un positivo nella squadra, tutta questa sia messa in quarantena senza alcun contatto esterno;
  • Si chiede di assumere e affidare una responsabilità notevole ai medici dei club nel rispetto dell’attuazione del protocollo;
  • Si chiede che l’enorme numero di tamponi e test molecolari non vada in nessun modo ad impattare su esigenze e necessità dei cittadini.

Credo che le osservazioni saranno prese in considerazione dalla Federazione che immagino riadatterà il proprio protocollo per la ripresa degli allenamenti dal 18 maggio. Poi resterà la necessità di definire la riapertura del campionato: il campionato, se riprenderà, come tutti auspichiamo, lo farà perché saremo arrivati a questa decisione dopo una serie di attività che avranno consentito di riprendere in totale sicurezza per tutto e per tutti quanti siano coinvolti in questo mondo. Non era possibile decidere – l’ho detto sin dal primo giorno – solo per una fretta irresponsabile o per le spinte strumentali di qualcuno. Un’incertezza che non ha caratterizzato solamente i nostri paesi: Francia e Olanda hanno chiuso, mentre tutti gli altri hanno dovuto rinviare la decisione per prima analizzare la curva dei contagi prima di prendere una decisione, anche la Germania che ora ripartirà. Il Governo ha tenuto una linea precisa e coerente di prudenza, mentre abbiamo visto cambiare opinione, anche legittimamente, da parte di molti presidenti di Serie A, da parte di opinionisti e giornalisti, determinata anche dal mutamento continuo della situazione. Noi abbiamo coerentemente tenuto sempre la stessa linea senza farci condizionare. Qualcuno si è chiesto come se mai in un supermercato una cassiera sia positiva non si chiuda il negozio, mentre nel calcio si vada in quarantena. La risposta è evidente e banale, perché nel supermercato si può mantenere distanziamento ed utilizzare sistemi di protezione, mentre il calcio è uno sport di contatto e i calciatori devono assembrarsi in area di rigore, correre, sudare. L’auto-isolamento è del resto previsto anche dalla Germania, si veda il caso della Serie B (Dinamo Dresda). La sottovalutazione di questo problema ha portato alla quarantena di diverse squadre e giocatori fino a poche settimane fa. Vorremmo evitare di doverci ritrovare nuovamente in queste condizioni. Del resto siamo consapevoli del fatto che la necessità per il calcio di terminare nasca sicuramente da motivazioni sportive ma anche da legittime e indiscutibili ragioni economiche, essendo legato ai diritti televisivi dal cui introito dipende l’equilibrio di tutto il sistema ma anche di squadre fortemente indebitate”.