Enrico Preziosi è intervenuto nuovamente ai microfoni di Radio Kiss Kiss Napoli per commentare gli sviluppi dell’emergenza sanitaria in Italia e dare una valutazione sulla strada presa dalla FIGC e da gran parte delle società di Serie A, sempre più orientate verso una ripresa di allenamenti e campionati tra i mesi di maggio e giugno. Di seguito le dichiarazioni del presidente del Genoa:

Ripartenza a maggio? I dati dicono che si va in quella direzione, anche se bisogna essere molto cauti. È inutile fare previsioni: io conto anche le persone che muoiono ogni giorno e non mi sembra che quel dato sia confortante. Ieri si parlava di meno infetti e di una curva che scende, ma ancora ieri i morti erano 600 e rotti. Si immagina che maggio possa essere il mese giusto, si farà il decreto per il 3 maggio. Quello della ripresa sarebbe un metodo che ogni squadra dovrebbe mettere in atto per conto proprio: è una situazione che coinvolge tutti ed è solo una linea guida su tutto. Prima di mettere in campo i giocatori, noi tutti penseremo alla loro salute e a quella dei nostri dipendenti. Stiamo aspettando quello che possa diventare un discorso comune, non può esserci un caso isolato: non possiamo di certo ripartire senza un minimo di protocollo”.

Il campionato tutti vorrebbero finirlo, anche noi che non abbiamo una classifica che ci conforta. Noi, come Genoa, abbiamo sicurezza e tranquillità di portare la barca in porto senza grandi patemi: prima della sospensione eravamo in netta ripresa, ne avevamo vinte 4 delle ultime 5. Ma il campionato va ultimato se ci sono le condizioni per farlo: non possiamo pensare che i calciatori siano robot e che basti mettere un gettone dentro per farli ripartire: ci vogliono le condizioni per potersi allenare e poi 3-4 settimane di ritiro per recuperare la condizione dopo due mesi di inattività. Allenamenti dal 4 maggio e campionato dal 31 maggio? Lo si può pensare, ma ovviamente c’è un problema: l’importante è che vada finito, ma anche che non comprometta l’inizio del prossimo. Se abbiamo i termini per finirlo tutto si sposta di un mese, ma se diventano diversi mesi come si fa? I giocatori, al di là delle ferie godute o non godute, non possono riprendere un campionato in tutta continuità con 12 partite e poi altre 40. Inoltre, uno stop per un giocatore un contro è se è di 3 giorni, ma se è di 3 settimane bisogna rifare altri giorni di preparazione”.

L’economia oggi? È un disastro totale, perché non è un problema riferito solamente a due mesi in meno di lavoro, che potrebbe essere anche recuperabile. Mancano proprio i tempi di azione e ci sono dei programmi con l’estero e con tutto il mondo; per quanto mi riguarda si fa fatica a far arrivare la merce se non si dà ordine di produrre in Cina o in altri paesi. Abbiamo milioni di negozi chiusi nel paese ed io stesso ho negozi di giochi chiusi. Poi ci sono le leggi per cui si possono solo comprare cose per lavarsi o per mangiare e se uno porta a casa un giocattolo è un delitto. La situazione generale è un disastro di dimensioni enormi, altro che dopoguerra…questo virus ci ha levato parecchie certezze, ma mettendo in campo mezzi giusti reagiremo. Noi siamo gente che si rimbocca le maniche e voglio lanciare un messaggio positivo: gli italiani hanno reagito a tante cose e reagiranno anche a questo“. 

Sponsor e calciomercato? Lo sponsor è un nome che viene messo per fare pubblicità. Ma se un nome, uno sponsor indiretto, è fermo da mesi, non ha soldi investire in una squadra o in una società. Ci saranno ripercussioni anche sull’aspetto economico, perché chi fa girare il calcio non è soltanto Sky: oltre agli sponsor c’è anche il merchandising ad influire sul mondo del calcio. Il calciomercato sarà sicuramente molto più povero – tra virgolette – ed attento, perché le risorse non sono infinite. Aiuti dalla FIFA? Stiamo facendo fatica a vedere un accordo tra paesi europei, fra chi non vuole i Coronabond e chi un accordo con compromesso: mi sembra che si vada nella direzione per cui ognuno si fa i fatti propri e anche nel calcio si faccia la stessa cosa. Non voglio immaginare in Inghilterra quando finirà lo stop, se ripartirà insieme a noi. Se noi ripartiamo a maggio e l’Inghilterra a giugno, allora abbiamo bello che finito. Bisogna capire come ripartiamo e se ripartiamo tutti insieme: su questo ho qualche dubbio”.