Serie A e FIGC vogliono davvero ripartire? “Sarebbe ridicolo e ipocrita negarlo”. Dopo aver ricevuto un pubblico apprezzamento dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella per un video-messaggio lanciato a reti unificate dagli atleti italiani via social, il numero uno del CONI Giovanni Malagò è intervenuto ai microfoni di Radio Radio anticipando qualche novità presente nel nuovo dpcm del governo e commentando le ultime linee guida delineate dai vertici del calcio.

Di seguito, in sintesi, le dichiarazioni di Malagò: “In questi giorni resto sempre a casa, tranne una o due volte alla settimana quando per causa di forza maggiore devo andare al CONI, con tutte le precauzioni possibili, per apporre alcune firme che non possono essere inviate in via digitale. Queste mie giornate le passo al telefono per 12 o 16 ore, oppure collegato in chat con l’universo che ho l’onore di rappresentare a tutti i livelli: federazioni, discipline sportive, atlete ed atleti, comitati regionali. Molti colleghi delle federazioni straniere mi chiedono come vada la situazione in Italia. Tutte le federazioni sportive del paese, abbastanza alla spicciolata ma in modo quasi unanime, stanno andando verso la chiusura e cancellazione della stagione agonistica, qualcuno senza e qualcuno con qualche colpo di coda in arrivo da singole società o da leghe in questione. È un dato di fatto, è sotto gli occhi di tutti, sarebbe ridicolo e ipocrita negarlo, che il calcio vuole andare avanti e si mette in una situazione diversa rispetto alle altre discipline. Questo ormai è un fatto acclarato”. 

Sullo stop forzato imposto anche per gli allenamenti: “Per un paio di settimane l’attività si è fermata, con l’eccezione di pochi atleti olimpici che sulla base di criteri moto rigorosi indicati dal CONI erano esentati, prima della decisione del CIO. Con un regolamento rigidissimo, a livello individuale potevano continuare a fare la preparazione. Porto come esempio Federica Pellegrini, che a Verona apriva fisicamente la porta del centro federale dove si trova la piscina, si buttava da sola in corsia con l’allenatore Giunta a molti metri di distanza per prendere il tempo con il cronometro. A fine di tutto si tornava a casa e mi viene difficile pensare che potesse creare problemi. Questo stesso procedimento posso moltiplicarlo per una cinquantina di altri atleti, che facevano esercizi individualmente. Ora è stato impedito per impedire a qualcuno, e non dico altro, di poter dire: “Perché può farlo lei e non un calciatore?”. Sono stati tutti accomunati, ma lascio a voi giudicare se il discorso sia lo stesso. È chiaro che si devono fare due distinzioni: una sullo sport individuale rispetto a quello di squadra e una sull’attività outdoor rispetto all’attività indoor. Al di là della polemica, il Governo a torto o a ragione ha voluto accomunare tutto e tutti. Con questo dpcm non si può fino al 13 aprile ma ho tutta la sensazione che verrà prorogato o fino al 27 aprile o fino al weekend dell’1 maggio“. 

Sul possibile annullamento del campionato: “A chi ci ascolta va sottolineato un aspetto giuridico del mondo dello sport: gli unici soggetti che hanno potere di fare un intervento sull’assegnazione dei campionati e sul blocco dei campionati sono le federazioni, con il presidente e il consiglio federale. Cosa succede? Che in alcuni sport, ad esempio il calcio, si è poi demandata la delega alle leghe. Stessa cosa nella pallacanestro e nella pallavolo. Nel rugby non c’è un soggetto che organizzi che lo organizzi ma lo fa direttamente la federazione, così come la pallamano, la pallanuoto e altri sport di squadra. La federazione di rugby ha deciso di fermare il campionato e di non assegnare nessun titolo, così come la pallavolo e la pallacanestro. Quindi è la federazione, ed io non lo so, in totale autonomia che può decidere di prendere provvedimenti sullo scudetto, coppe europee, retrocessioni. Se io vi dicessi adesso cosa farei mi ritroverei nel giro di qualche minuto nell’errore di essere intervenuto in una tematica che onestamente non mi compete. Io in privato un’idea la ho, ma mi fermo qui”.

Sull’eventuale ripresa e messa a termine della stagione: “In teoria ci sono i tempi, ma deve andare tutto bene. Dal dpcm in poi bisogna ricominciare gli allenamenti, fare un certo tipo di preparazione, allungare una stagione e risolvere il problema della chiusura prevista al 30 giugno, il problema dei contratti in scadenza e dei giocatori in prestito. Ci sono tante problematiche e bisogna poi sperare – tenendo conto anche del clima – di non incappare in un nuovo caso di Coronavirus. Nonostante tutte le precauzioni, la certezza non può averla nessuno. In quel caso, ti ritroveresti a dover fermare la stagione e avresti intaccato anche la stagione successiva. Ci sono atleti che sono molto toccati da questa vicenda e pungono sul rischio e su eventuali problemi, magari condizionati psicologicamente, ed altri che sono tra virgolette più leggeri. Ma generalizzare è veramente complicato, perché bisogna guardare carriera, acciacchi, età, soldi, contratti: è complicata davvero per tutti questa situazione. Poi se uno ha 21 anni, è single e vive con la madre è un conto, se uno ne ha 34, è sposato e ha figli è un altro. Non tutti viviamo questa situazione con la stessa dinamica, con lo stesso approccio mentale o emotivo”. 

Quante società sportive rischiano il crollo? “Raccogliendo il messaggio per il quale le Olimpiadi di Tokyo avranno un altro compito, quello di far ripartire il mondo con princìpi differenti, c’è anche chi è stato colpito e dovrà tirar fuori risorse economiche e progettuali per migliorare la vita di chi fa sport, di chi lo segue e di chi con lo sport ci lavora per professione. Sul campo rimarranno feriti e purtroppo ci sarà qualche morto, questo è inevitabile. Quando ci sono queste situazioni, soprattutto chi ha già problemi, chi è più debole e chi arriva in questo contesto con il fiato corto pagherà dazio in un modo diverso rispetto a chi invece ha risorse e fieno in cascina. Io mi permetto di dire una cosa e il mio suggerimento è molto chiaro: approfittiamo – anche se il termine è brutto ma rende perfettamente l’idea –  di questo disastro per fare una cosa che potrebbe essere epocale,  cioè riformare le dinamiche all’interno delle organizzazioni di tutte le discipline sportive. Cioè? In questi giorni ci sono dibattiti sulle composizioni dei campionati, ma noi sappiamo benissimo che qualcosa non quadri: tant’è vero che ogni anno, anche prima del Coronavirus, ci sono state tante discussioni e situazioni che hanno portato a fallimenti, a cancellazioni di squadre, a far sparire piazze storiche del calcio e di altri sport. Nessuno escluso. Allora io dico: in questo momento si possono fare delle cose che in un altro contesto storico sarebbero state impossibili da fare. Va colta questa occasione”.

Sui settori giovanili e le scuole calcio: “Io non circoscriverei alle società che fanno sport sia a livello dilettantistico che amatoriale. Fare una scuola calcio, a qualunque livello, nel breve e medio termine non mi sembra una cosa possibile. A meno che domani non nasce un vaccino che tutela tutti. Il problema c’è ed è enorme, come d’altronde c’è in tutti gli altri settori. Le risorse per tutti non ci sono, bisognerà usare più possibile gli strumenti che stanno entrando in campo. E’ chiaro che se si ricomincia l’1 giugno è una cosa, l’1 luglio è una cosa, l’1 settembre è un’altra. Io sarei già molto molto felice da settembre tutto potesse ripartire abbastanza, se non al 100%. Sarebbe già questo un segnale molto significativo. il Governo è molto sul pezzo, sono attenti alle dinamiche sportive. Lo dico con molta franchezza, i rapporti sono eccellenti, nel vero senso della parola. Può sembrare qualcosa che celebra l’ente che presiedo, ma considerando le difficoltà che ha l’Italia in altri settori di cui non parlo perché non è mia competenza, noi siamo molto considerati, rispettati e ben voluti”.