Il calcio le prova tutte per sopravvivere al COVID-19. La FIFA ha dettato le linee guida per prolungare la stagione quasi a tempo indeterminato, con contratti allungati e mercato spostato per salvare solo i campionati dal crac delle  società di calcio di tutto il mondo. Ha dato un assist importante all’UEFA, ma entrambi i supervisori del calcio alla fine  hanno lasciato il nodo da sciogliere alle federcalcio di ogni paese. Il calcio continua ad essere un manicomio sempre più grande, perché i pazzi lo allargano con le loro teorie senza prendersi responsabilità. Oltre allungare contratti e calciomercato, la FIFA poteva – anzi doveva – risolvere la grana della riduzione di ingaggi, il mercato spostato (a chi interessa senza euro e dollari) della pandemia economica scandendo e non suggerendo linee guida precise, inoppugnabili da tutto l’arcipelago di associazioni che gira intorno al calcio: giocatori, procuratori e agenti ed anche presidenti.

Rivoluzione della FIFA che non ha aperto la borsa annunciata due settimane fa con i 550 milioni di euro da mettere a disposizione per alleviare la tempesta economica scoperchiata dal virus. Per quello  che succede in tutta l’Europa calcistica, basta leggere attentamente il pezzo di ieri su Buoncalcioatutti di Alessio e Lorenzo Semino per capire che il mondo del calcio è uguale a tutte le latitudini e longitudini solo quando il pallone rotola sui campi. Liti da tutte le parti tra leghe e calciatori con scontri vivaci sulla riduzione degli stipendi. La Lega Serie A lunedì scorso era riuscita, votando per una volta all’unanimità esclusa la Juventus che già aveva dato, sui tagli degli stipendi a seconda di come finirà la stagione. L’AIC, Associazione Italiana Calciatori, ha immediatamente risposto picche ritenendo la proposta “vergognosa”.

La domanda è semplice: tutte le chiacchiere dei giorni precedenti tra le due parti, documentate da interviste giornaliere, che fine hanno fatto? La Lega ha deciso senza aver sentito il parere dei calciatori? Tommasi, presidente dell’AIC, ha dichiarato: “Come ha detto Messi, non riesco a capire la logica imprenditoriale alla base di questo comportamento. Perché mettere in cattiva luce i calciatori quando tutti o quasi stanno già discutendo con i club come uscire insieme dalla crisi? Una follia”. Anche la Lega, dopo la boutade della riduzione degli stipendi, ha finito il comunicato delle inutili parole sulla riduzione  ingaggi con: “Resta inteso che i club definiranno direttamente gli accordi con i propri tesserati”. L’AIC ha risposto: “È chiara l’indicazione della Lega che vuol far pagare solo ai calciatori gli eventuali danni della crisi”.

Lunedì da “pernacchie” per la Lega con un’altra affermazione che si poteva evitare. “La situazione è veramente difficile, anche in caso di ripresa. Tutto metterebbe a repentaglio la tenuta del sistema sport rivendicando di sostenerlo con il contributo mutualistico versato per le serie minori e gli altri sport”. Subito piccato il presidente della Federbasket Gianni Petrucci: “Specifiche quali sport finanzia, perché di sicuro non lo fa con il basket”. dopo aver chiuso la stagione agonistica della pallacanestro. Stesso comune denominatore lo avrebbero dato le risposte di presidenti e dirigenti del mondo dilettantistico: “In passato non abbiamo ottenuto nulla dalla Lega Serie A”.

In questo momento, restando nel mondo del pallone, fanno paura la Serie B, gli Inferi  della Lega Pro e il mondo dei dilettanti. La B vuol ripartire ma non a maggio, in C rischiano il crac almeno 10 società. La richiesta di Cassa Integrazione per coloro che guadagnano 50.000 lordi di ingaggio ancora non ha ancora visto la luce. In Lega Pro e nei dilettanti i soldi girano a titolo di rimborso spese. Tutto questo casino è uguale e conosciuto a livello non solo di FIGC prima del Covid-19, con 10mila società e 80mila tesserati scomparsi negli ultimi cinque anni .

Quante ne spariranno dopo il Coronavirus? I deficit sono importanti e l’Antimafia già in passato ha chiesto di fare attenzione al riciclo di denari da parte della criminalità, in grado di offrirsi come scelta  alle banche. Il calcio dei poveri fino a ieri ha resistito, l’Antimafia nella sua relazione passata aveva segnalato  qualcosa di non normale in operazioni di fatturazioni inesistenti o gonfiate, partite truccate, minacce, estorsioni. Tutte quelle società che non erano cadute in questa rete, tante, andavano avanti con “socialità” dei soci, degli sponsor del paese, finanziandosi con i bar dei centri  sportivi, con le sagre paesane, con tornei a livello giovanili che radunavano famiglie che passavano tempo negli stadi e consumavano nei ristoranti, il resto arrivava dai genitori che si tassavano per mandare avanti i settori giovanili.

Il bando della Regione Liguria a sostegno della liquidità delle società si è aperto e chiuso in una mattinata. Avranno la priorità non solo le società di calcio. Adesso chi vorrà giocare o fare sport dovrà cercare di ottenere liquidità tramite il Fondo di Garanzia con un massimo di 25.000 euro con tasso di interesse minimo. La  speranza, dopo che il Coronavirus ci avrà abbandonato, è che non venga messo a rischio il supporto degli sponsor in fuga per la crisi economica e anche delle sagre estive, così come molti altri mezzi per autofinanziarsi che  potrebbero restare al palo dalla distanza tra le persone. Servono aiuti al mondo del calcio minore, che appare invisibile non solo ai  dirigenti della Federazione e della Lega Calcio di serie A.

Ceferin il capo dell’UEFA ha detto che “la solidarietà non è a senso unico” riferendosi alla fine del campionato in Belgio, aggiungendo: “Non puoi chiedere aiuto e poi scegliere cosa ti venga più comodo”. Ha ragione. La solidarietà non può essere a senso unico, il calcio chiede aiuto non solo in serie A e B ma anche in C e nel mondo dei dilettanti. Sceglieranno quello che gli farà più comodo, dimenticandosi la voglia di fare sport come un valore sociale. Il virus, non solo per il calcio ma per tutti gli sport adesso in piena crisi economica, veniva avvertito come un timore lontano una trentina di giorni fa, un problema che comunque non gli avrebbe riguardati e che invece si sono ritrovati in casa come in tante famiglie. Quando il Coronavirus è arrivato dentro gli stadi, nei centri sportivi, sui campi di periferia, si è impossessato dei discorsi: ha cambiato i ritmi di vita, il modo di (non) fare sport, di trascorrere il tempo libero come è successo nelle famiglie e nelle case, scoperchiando qualcosa che fino allo scorso febbraio era quasi immaginabile, con famiglie che non hanno da mangiare e con lo sport in particolare il calcio bello pieno di debiti. Sky in crisi, finiti gli amarcord e senza live, farà uno sconto fino a maggio di 15 euro agli abbonati calcio e sport. Chi ha solo un pacchetto dei due format ne avrà 7,60 di sconto da richiedere. Il virus subdolo, maledetto, potrebbe anzi dovrà per una volta rappresentare l’opportunità di un rilancio non solo per il pallone ma per tutti gli altri sport, veramente in ginocchio.