La federazione dei medici sportivi prescriverà ad ogni società un protocollo per effettuare accertamenti sui giocatori al fine di escludere danni all’apparato cardio-respiratorio. Questo quanto si legge nelle prime pagine del Corriere dello Sport, che intervista poi il virologo Pregliasco. “Serviranno test severi prima di poter ricominciare a giocare” è il suo avvertimento.

Nella versione online di Repubblica spicca invece una lunga intervista a Ceferin, convinto di come per la ripresa dei campionati nazionali siano tre le strade percorribili dalle federazioni: “Ricominciare a metà maggio, a metà giugno, o alla fine di giugno. Se questo non fosse possibile – ammette il presidente della UEFA – Allora probabilmente la stagione è persa. C’è anche la proposta di finirla all’inizio della prossima, che comincerebbe un po’ più tardi. Vedremo quale sarà la migliore soluzione per leghe e club”. Meglio giocare a porte chiuse pur di portare a termine i campionati? Ceferin conferma “Mi è difficile immaginare tutte le gare a porte chiuse ma ora non sappiamo se riprenderemo, con il pubblico o senza. Se non ci fosse alternativa, sarebbe comunque meglio finire i campionati. Posso dire che non penso alle finali di Champions ed Europa League a porte chiuse. Nessuno sa quando la pandemia finirà. Abbiamo il piano A, B o C: siamo in contatto con le leghe, con i club, c’è un gruppo di lavoro. Dobbiamo aspettare, come ogni altro settore”.

Arriva anche una risposta ufficiale alle aspre critiche ricevute per aver disputato Atalanta-Valencia a porte aperte: “Quando c’è stata Valencia-Atalanta, si giocava ancora dappertutto in Europa. Era a porte chiuse e sui tifosi radunati davanti allo stadio la giurisdizione era delle autorità spagnole. Ho sentito anche una critica idiota per l’andata a Milano. Il 19 febbraio nessuno sapeva che la Lombardia sarebbe stata il centro dell’epidemia. Chi eravamo per dire di non giocare? Ci sono autorità preposte”.


GLI APPROFONDIMENTI SUL GENOA

CORRIERE DELLO SPORT – Dario Marcolin, con un passato a Genova nella stagione 1994/1995, racconta la scomparsa del padre proprio a causa del Coronavirus: “Se n’è andato in meno di quindici giorni”. Viene poi lanciato un appello: “Di Brescia e Bergamo parlatene di più”.

GAZZETTA DELLO SPORT –  Il presidente Preziosi ha le idee chiare su cosa dovrebbe esserne di questo campionato e, ancora, di quale debba essere la formula del prossimo calciomercato. “Ogni giorno muoiono tante, troppe persone per colpa di questo maledetto virus – premette il patron rossoblu – E se le dicessi che oggi lo sport deve l’ultimo dei nostri pensieri, dovrebbe credermi. Sto provando una tristezza immensa leggendo e sentendo questo tipo di notizie. L’Italia è un grandissimo paese: dobbiamo assolutamente rialzarci. Sono certo che torneremo più forti di prima. Anche lo sport, prima o poi, dovrà ripartire. E per quanto riguarda il calcio, fatico a pensare una chiusura di questa stranissima stagione. Quale sarebbe il senso? Non riesco a trovare una risposta. Sarebbe meglio chiuderla qui? Non so quanto valga la pena pensare anche solo a un tentativo per cercare di evitarlo”.

Pochi dubbi anche sul fronte calciomercato, che qualcuno suggerisce possa essere allungato fino a 4-5 mesi. Così Preziosi: “La durata standard, quella estiva, è già fin troppo lunga. Può quindi immaginare il mio pensiero su quattro o cinque di trattative. Non esiste proprio. E i calciatori potrebbero essere condizionati. Perché? Perché le società chiamano, magari offrono molto denaro e contratti più pesanti, si fanno promesse, si presentano dei progetti e gli agenti si muovono. E così i giocatori, in queste condizioni, con quale spirito scendono in campo? Capisco che serva per forza una soluzione: personalmente potrei averne una”. La soluzione, secondo il presidente del Genoa, sarebbe invece una finestra molto più breve “fissando magari il termine delle partite ufficiali per la metà o la fine di luglio. Così il solo mese di agosto – e sottolineo solo – sarebbe destinato al mercato. In modo da ricominciare a giocare con l’arrivo di settembre: 25-30 giorni sarebbero più che sufficienti”.

IL SECOLO XIX – Intervista al centrocampista Cassata, che ha le idee chiare per il futuro, quando l’emergenza sarà finita: matrimonio con Carolina (“C’è sempre stata, anche quando le cose non andavano”) e maglia del Genoa (“Mi sono ritagliato spazio”). “Il mio umore non è dei migliori – racconta al quotidiano genovese – Perché purtroppo non posso praticare ciò che più amo. Però poi penso a tutte quelle persone che stanno combattendo in prima linea questo virus e mi ritengo fortunato”. Lo spezzino ammette: “Credo che questa esperienza mi abbia già cambiato, perché sto dando più importanza a cose che magari prima davo per scontate”. Per nulla scontata la sua scalata nel centrocampo del Genoa: “Il mio bilancio finora è positivo, anche se posso fare meglio e so che dovrò migliorare molto, però sono soddisfatto di come ho superato gli infortuni e mi sono ritagliato spazio in squadra. Il mio obiettivo è quello di rimanere nel Genoa per cercare di raggiungere obiettivi sempre più importanti con la maglia del Grifone”.

TUTTOSPORT – Anche i tifosi del Genoa, per voce dei Figgi Dö Zena, sono contrari alla ripresa della Serie A: “Non ci sembra il caso di ricominciare, non solo per i tifosi ma anche per i calciatori stessi. Senza contare che si giocherebbe a porte chiuse e si perderebbe così tutta la magia. Non avrebbe senso. Il pensiero va a chi rischia di perdere il lavoro o ha avuto un lutto in casa”. Annullare il campionato è anche il pensiero dello storico tifoso rossoblu Roberto Scotto: “Si ricominci ad agosto con gli stadi pieni”. Oltre ai tifosi dell’Atalanta e del Brescia, le cui città sono state fra le più colpite dal contagio, anche Sampdoria, Roma e Lazio sono sulla stessa linea d’onda.

Intervista a Goldaniga, rimasto ai margini per quasi un mese dopo essere venuto a contatto con alcuni abitanti di Codogno, città di cui è originario e dove i contagi si sono quasi ridotti allo zero. Il difensore del Genoa, che ha sostenuto così come il resto della squadra la campagna di raccolta fondi per l’Ospedale San Martino di Genova, non dimentica le altre strutture ospedaliere della città: “Il rumore delle ambulanze che arrivano ogni giorno al Galliera rende l’idea dell’incredibile lavoro che stanno svolgendo”. 


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