Quattro grifoni di vecchia data si sono ritrovati questo pomeriggio al Museo del Genoa per ricordare insieme ai tanti presenti “il Genoa operaio di Fossati”. Il pubblico delle grandi occasioni, fra cui anche i quattro stoici tifosi capaci di tenere in alto il vessillo rossoblu sullo scoglio di Boccadasse dal 1974. C’è anche l’amico Mario Ponti, che così come i compagni di viaggio Claudio Testoni, Claudio Onofri, Massimo Briaschi e Silvano Martina hanno voluto mandare un messaggio ai giocatori del Genoa che domani pomeriggio saranno impegnati al Franchi di Firenze in una dura trasferta per non perdere le speranze nella corsa che vale la salvezza. Bisogna salvare il Grifone con gli artigli e con i denti: e chi meglio di un giocatore “operaio” conosce i segreti della sofferenza?

Claudio Testoni: “Ho letto che qualche giocatore è stato presentato qui. Se fossi un dirigente del Genoa direi a questo giocatore di venire con me, gli direi di presentarsi due ore prima per guardare la storia di dove andrà a giocare. Solo così penso si possa capire dove si è arrivati.”

Claudio Onofri: “Ha ragione Ruspa (Testoni, ndr), è proprio così: io gli farei vedere la partita citata, quella con l’Udinese, dove abbiamo perso sotto un acquazzone incredibile ma dove abbiamo dimostrato di essere attaccati, oltre che al nostro lavoro, anche all’ambiente, alla maglia, e siamo stati altri venti minuti a prendere gli applausi per una sconfitta in casa: questo vuol dire che se tu dai tanto questo popolo ti dà il doppio. Ne ho parlato in maniera informale con Mimmo (Criscito, ndr), se l’era un po’ presa visto che gli articoli sui giornali a volte sono sintonizzati in maniera non corretta: lo ammonivo ad essere capitano veramente per quello che cercavo di essere io negli spogliatoi, poi a voce gli ho spiegato che gli voglio un bene dell’anima – tra l’altro era depresso in quel momento, ha la genoanità nel sangue -, che deve cercare di tirar fuori il meglio dai suoi compagni. Non è facile visto che il prodotto calcio in questo momento, lo sappiamo perfettamente, è diverso: è chiaro che non è semplice neanche per loro e inviterei anche la gente a capire che indossare quella maglia, entrare in quello stadio in una situazione negativa come normale che sia, quindi bisogna dare una mano importante anche ad uno un po’ più scarso affinché dia il meglio di se stesso. Loro devono capire che si trovano veramente in qualcosa che appartiene alla satira del calcio, quindi devono dare quel 20% in più e glielo deve trasmettere, oltre alla società venendo allo stadio, anche Mimmo, il capitano, che deve tirar fuori tutto quello che ha dentro e trasmetterlo a questi ragazzi perché altrimenti diventa veramente molto, molto dura.”

Massimo Briaschi: “Concordo con quanto ha detto Claudio, credo però che quello che ti scatta quando indossi quella maglia debba essere qualcosa di naturale: quella del Genoa è una maglia importante, che ha fatto la storia. Se entri dentro questo discorso allora puoi dare il meglio di te, se no diventa difficile. Questo soprattutto oggi perché fai fatica a diventare parte della squadra o dell’ambiente se stai un anno o sei mesi, quindi uno dei problemi di oggi è il fatto che la bandiera non ci sia più, non esista più. Il fatto che noi dopo trent’anni siamo qua è una dimostrazione di genoanità, di voglia di stare assieme. Oggi purtroppo c’è un giro di giocatori molto diverso da allora, per cui credo che sia molto determinante il fatto che ci siano dei giocatori pronti a mettersi in spalla i compagni e a farli portare fuori quello che hanno.”

Silvano Martina: “Io la vedo un po’ in maniera diversa: credo che i ragazzi si impegnino alla stessa maniera. È cambiato quel mondo, quello che danno in campo è il massimo. Il vero problema è che ad inizio stagione il Genoa era una buonissima squadra, si è trovata senza l’attaccante più forte e questo ha fatto si che la squadra andasse in difficoltà: se non fai gol perdi le partite, fiducia e i risultati sono questi. Sono convinto che il Genoa si possa salvare con il vostro aiuto: siete fondamentali come sempre. Questa è una buona squadra: spero che prendano qualche attaccante, così da risolvere il problema. È molto più forte delle altre squadre con cui deve lottare.”

Mario Ponti: “Mi trovo d’accordo con Silvano Martina: ogni sei mesi si cambia squadra, procuratori, business, si usano troppo i social. Il calcio è cambiato.”


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