Raccontare e scrivere di Genoa-Roma alla prima giornata del girone di ritorno potrebbe essere facile facendo copia incolla di tante altre gare del girone di andata.

Tutti attaccati al tram, quello di Nicola, per quei 20’ iniziali del secondo tempo, forse il  miglior scampolo di partita sul piano del gioco. Il Genoa ha perso contro i giallorossi non per essere stato sbranato dalla Lupa nel primo tempo sul piano del gioco e del possesso, bensì per i  troppi errori in difesa.

Sul primo gol di Cengiz Under le responsabilità sono sul piano collettivo di Perin, Romero e Goldaniga, non avendo funzionato il dispositivo di sicurezza con scaglionamento e collaborazione nel cuore della difesa.

Il Genoa in queste venti giornate di campionato nel suo dispositivo di difesa non ha previsto sempre bene questa eventualità con scioltezza e sicurezza. Attaccato l’esterno genoano, Barreca da Under, gli altri non hanno preso posizione in modo da essere scaglionati in profondità e contemporaneamente controllare l’azione dei rispettivi avversari. L’errore probabilmente è stato che i due difensori genoani centrali (Romero e Goldaniga) si sono disposti in linea e Perin non ha letto bene il tiro cross di Under. Pellegrini arrivando da fuori area li ha superati tutti e tre dopo cinque minuti di gioco: non avrà fatto gol, ma con il suo movimento ha fatto fuori tutti dal gioco. I difensori del Genoa non si sono coperti reciprocamente e non hanno controllato lo spazio dove si è inserita la mezzala romanista che li ha ingannati.

Il secondo e il terzo gol della Roma sono errori singoli di Biraschi, che ha svirgolato il pallone accidentalmente per colpa della posizione maldestra causando l’autorete, e il terzo  non nasce solo dalla scivolata di Perin, ma degli errori di transizione nell’azione precedente che ha trovato tutta la difesa spiazzata.

Il Vecchio Balordo in queste 20 giornate di campionato ha commesso almeno 7/8 errori lapalissiani singoli che sono costati gol. La discesa agli inferi del Genoa è iniziata a Cagliari nel secondo tempo con Zapata in una gara alla portata di Andreazzoli e compagni. Ieri contro la Roma, quando tutto il Ferraris pregustava un pareggio meritato visti i primi 20’ del secondo tempo carichi di buone azioni e gol mancati o parati, il terzo gol servito su un piatto d’argento a Dzeko non ha messo il sale sulle ali del Grifone e in particolare su quelle di Nicola, che avrà memorizzato come anche senza l’autobus davanti a Perin i suoi possano creare gioco.

Tutti questi errori dei rossoblu non sappiamo come etichettarli, se come una maledizione o se tutto ciò è frutto di una fragilità mentale, non solo di chi gioca. Non può essere più un caso. D’accordo che ci sono sempre gli errori o gli episodi, ma la chiara deficienza di personalità, non solo nei gol subiti ma anche negli stop e nei facili passaggi sbagliati, è figlia di chi ha costruito la squadra a luglio. Non solo di Preziosi, ma di chi continua a consigliarlo da fuori senza metterci la faccia.

I difetti ci sono da inizio stagione e se non si prenderanno provvedimenti con la Samarcanda della pedata si continuerà a portarli in giro. La partita di Verona e quella di ieri, più che il “casting”, dovevano accendere la luce e far venire a Preziosi, non a quelli che continuano a fare il calciomercato genoano invernale come quello estivo, peraltro sempre gli stessi, la voglia di provare a fare qualche investimento pro salvezza.

Possibile dopo 20 giorni di calciomercato, eccetto i tre arrivati di cui due devono recuperare non solo la condizione fisica (Behrami e Destro) e aggiungendo lo  stesso Sturaro (grande sacrificio e abnegazione che lo fanno correre a vuoto), non aver trovato i tre che servono non solo dall’inizio di questa stagione? Un esterno che prova almeno un dribbling a partita, un centrocampista area to area e il centravanti, senza togliere nulla a Sanabria che anche contro la Roma ha fatto bene, malgrado latiti il feeling con il gol.

Schöne c’è: questa è una buona notizia. Oltre il passaggio a Pandev per il gol ed altre chicche ha cercato due o tre volte la profondità sulla prima punta, in particolare Favilli, che non è stato pronto a concretizzare con un tiro. Bisogna dire piuttosto che intorno a Schöne bisognava costruire altra squadra.

Il mercato non decolla e se volerà soltanto ai saldi finali, resteranno 15 gare da giocare. La contestazione cresce in modo intelligente fuori dal Tempio, la comunicazione latita. Il grande problema del calciomercato è che le società non hanno capito – o fanno finta di non capire – che il silenzio mette fibrillazione anche dentro lo spogliatoio. I calciatori leggono i giornali e masticano più social di tutti ed essere sereni è difficile.

Nicola continuerà a lavorare su un percorso tattico, individuale, collettivo e farà 30, ma per fare 31 avrà bisogno del calciomercato. Inutile nascondersi dietro un palo o dietro al pallone.

Per molti addetti ai lavori al Ferraris ieri il Genoa tra le 4 squadre indicate dalla classifica alla retrocessione potrebbe essere la più attrezzata per fare l’impresa. Siamo d’accordo: 14/15 calciatori della rosa a disposizione di Nicola sono superiori rispetto agli altri concorrenti alla salvezza, ma potrebbe non bastare.

Il secondo tempo del Genoa con la Roma, ma solo i 20’ iniziali (ed è meglio ripeterlo), continuano a tenere accesso un lumicino in un tunnel ad oggi nero. Bisogna farlo diventare se non una lampada, almeno una luce a led considerata la piega che ha preso la stagione. L’interruttore sono i risultati.

L’ideale è la salvezza, si può rimediare? Adesso è come guardare in aria e cadere in un pozzo…che non è quello purtroppo della Verità. Un brutto rischio, non passando il tram che si aspetta. Ad oggi, oltre quello di Nicola, quello di un calciomercato pronto a dare una mano.