La conferenza stampa di Davide Nicola alla vigilia della delicata sfida casalinga contro la Roma si apre con un messaggio del tecnico rossoblu. “Voglio dire una cosa importante, in maniera molto pratica: questo è un ambiente bellissimo, gratificante e noi possiamo dire con orgoglio: noi siamo il Genoa. Questo vuol dire che non lavoriamo duramente solo per raggiungere quello che desideriamo, quello che vogliamo fortemente: lavoriamo insieme anche per rappresentare qualcuno che ci sta dietro ed è importante, quindi dobbiamo essere consapevoli che con il duro lavoro – e non mi stancherò mai di ripeterlo – come quello di una settimana intera come questa, dove ho visto orgoglio, voglia e passione nei ragazzi nel voler diventare squadra a tutti gli effetti, dobbiamo essere consapevoli con questa dedizione al lavoro e con questo spirito noi riusciremo a raggiungere il nostro obiettivo.

Ne sono certo, perché li ho visti lavorare e so che abbiamo ampi margini di miglioramento. Però, se non lavori come stiamo facendo, non puoi. Qui sono situazioni in cui la voglia di dimostrare tutto e subito, di raccogliere tutto e subito, a volte ti fa spostare gli equilibri: ti fa fare una partita bellissima e un’altra meno. E noi dobbiamo trovare proprio equilibrio e lo dobbiamo trovare attraverso il lavoro, la lettura delle situazioni e la voglia di lottare per chi ci portiamo dietro: questo farà la differenza. Grande equilibrio, grande capacità: voglio che i ragazzi credano nel proprio lavoro così come il credo nel mio, perché io nel mio credo ciecamente. Si potrà essere avanti di qualcosa e indietro di qualcos’altro, ma quel che conta è il percorso e la capacità di concentrarsi sul percorso. Lavoro, serietà, dedizione, voglia di rappresentare i nostri colori e la gente che ci darà una mano sicuramente. La gente può darci una mano sia esaltandoci sia mettendoci in condizione di beccarci qualche fischio: non deve essere visto come qualcosa che dia fastidio. È come un genitore con il proprio figlio: quando sgrida il figlio mica non lo ama mica non gli vuole bene ma lo fa perché si attende qualcosa in più da lui o perché pensa che abbia sbagliato. Insieme possiamo essere una forza incredibile, ma solo attraverso il lavoro”.

Cosa si aspetta dalla Roma? E cosa dalla sua squadra?

“Dalla Roma non mi aspetto niente, anzi vorrei proprio non aspettarmi troppo (sorride, ndr). Scherzi a parte, parliamo di un ottimo e grande allenatore. Hanno giocatori forti, riescono ad interpretare le partite mantenendo una struttura ben definita che poi varia a seconda di chi gioca. Ho visto tutte le partite della Roma, fuori casa sta producendo numeri importanti: 5 vittorie, 3 pareggi e una sola sconfitta. Ho visto anche quella in Coppa Italia, stiamo parlando di una squadra forte. Ma il punto non è questo: il punto è vedere cosa vogliamo fare noi. il punto è che noi abbiamo lavorato sapendo che loro hanno qualità ma che ne abbiamo anche noi. Quel che conta più di ogni altra cosa è il saper stare squadra. Noi vogliamo proporre, non vogliamo solo stare dietro agli altri ma dobbiamo avere l’umiltà di capire che ogni partita debba essere un aspetto formativo per affrontare poi le altre. Va bene con il Sassuolo e arrivi contento, non va bene con il Verona e cambia tutto. Non va bene: dobbiamo arrivare il prima possibile ad un’identità certa e penso che la troveremo”.

Lei è qui da sole due giornate, tre con la Coppa Italia: si è chiesto come mai questa squadra spesso spenga la luce nel secondo tempo passando da 23 punti a fine primo tempo agli undici di fine gara?

“Ho avuto due settimane di lavoro pieno. Io non scindo mai l’aspetto mentale da quello fisico, tecnico e tattico. Siamo esseri umani, un aspetto può prendere il sopravvento sull’altro. In una partita ci sono tante partite, una ogni quarto d’ora. Quel che ho notato è che siamo andati in vantaggio 4 volte e che il vantaggio è durato molto poco, ma questo sottende alla capacità che hai di gestire i momenti e le situazioni della partita. Stiamo cercando di portare le nostre idee per potere in qualche modo esprimere la nostra idea di calcio: attaccare gli spazi, capacità di attaccare in 10 e difendere in 10. Secondo me l’equilibrio è questo, io sono sempre fiducioso perché quando uno crede nel lavoro e nella programmazione è difficile che non vengano le cose”.

In settimana ha avuto modo di confrontarsi in sede di calciomercato?

“Ecco, su questo argomento tagliamo proprio. Lei è bravo e simpatico, ma le dico questo: quella di oggi è una conferenza stampa in vista della Roma e mi interessa solo la Roma. E tu puoi capire come le mie energie siano tutte focalizzate lì. Mi capita di essere costantemente, anzi sono costantemente in contatto con chi si occupa di queste cose e conoscono la mia disamina. Io penso a far sentire e a rendere migliori e capaci i miei giocatori”.

Come sta proseguendo la preparazione di Behrami e Destro?

“Sono entrati due giocatori che hanno esperienza e possono dare un grandissimo contributo al gruppo. Sapevamo che dovessero mettersi a lavorare più degli altri, ma non troppo di più. Il nostro obiettivo era di portarli a lucido il prima possibile e questo stanno facendo. Sono soddisfatto di come stanno lavorando. Questo è il gruppo, sapere che ognuno possa essere potenzialmente titolare”. 

Ha parlato di problemi di emergenza. Ha l’idea Goldaniga in difesa? Ha altre idee?

“Certamente mancando Mimmo uno fra lui ed El Yamiq sarà chiamato in causa. Sono curioso di vedere quale potrà essere il risultato. In una rosa è chiaro che un gruppo di giocatori giocherà più di un altro, ma bisogna avere la concezione che uno possa trovarsi ad essere chiamato in causa. Essere chiamato in causa in un momento molto importante, credetemi, se la mentalità è al top ti fa prendere una considerazione incredibile. Per me tutti sono giocatori importanti: è questa la differenza fra quando giochi e quando fai l’allenatore”.

In attacco hai dato fiducia a Sanabria. Gli stai dando diverse occasioni: per domani a cosa pensi?

“Analisi corretta, tant’è vero che abbiamo fatto 3 gol e li hanno fatti tutti gli attaccanti. Lui, Favilli e Pandev sono i giocatori più avanti a livello fisico. Pinamonti non vedo l’ora di averlo ma sta lavorando per riprendersi da un dolore alla schiena, Destro come già detto sta lavorando per rendersi utile. Le partite ormai non sono mai di 90′, a volte superiamo i 100 ed è importante avere la capacità di avere cambi”.

Schöne come lo stai vedendo?

“L’attesa è giusto che ci sia, è come quando un genitore ha un’aspettativa sul figlio. Ma le aspettative devono essere le sue, non le tue. Schöne non l’ho fatto giocare la prima partita ma non servono scienziati per capire che abbia una gestione del pallone importante e che deve diventare importante in questo progetto. Radovanovic è invece un giocatore importante per il lavoro che fa in campo e per come si comporta fuori, ma ha caratteristiche completamente diverse da Lasse. Dobbiamo essere bravi a integrare le caratteristiche di uno se gioca l’altro e viceversa. Per me, come già detto, diventa difficile giocare con queste due caratteristiche insieme. Questo ho detto e su questo sono stato chiaro con i giocatori, quindi valuteremo: come mezze ali abbiamo bisogno di interpreti che abbiano capacità di rientrare e nel box-to-box. Bisogna crescere, io ho chiesto a tutti di fare uno step mentale successivo. Loro devono stare attenti alla prestazione che devono fare in allenamento e poi in partita”. 

Fonseca ha praticamente già dato la sua formazione: come si affronta il loro 4-2-3-1?

“Loro hanno un modo di stare in campo abbastanza consolidato. Se giocano con una linea difensiva a 4 nella costruzione possono diventare a 3 abbassando uno dei mediani o accentrando uno dei terzini. Se gioca Cristante questo gli viene anche più facilmente per formare una linea a 3 con 2 esterni che fungono da attaccanti aggiunti. Poi c’è la capacità posizionale e tecnica di alcuni interpreti come Kluivert, Cengiz, Perotti, Pellegrini e Dzeko. Per ogni altezza di campo c’è un comportamento, che deve essere sempre più fluido: dovremo essere attenti”.

Aveva detto che sta cercando di fare anche un lavoro atletico sulla squadra. Sta continuando? Può avere inciso nelle ultime partite?

“A me sta sulle scatole soprattutto chi fa il mio mestiere e arriva dopo altre persone parlando con cognizione di causa – o magari facendo l’irrispettoso – dal punto di vista fisico, come se prima non avessero o fosse mancato qualcosa. Secondo la mia idea di calcio, io sto proponendo e impostando una preparazione che sia coerente con quel che voglio esprimere in campo. Credo ciecamente nel rispetto verso le altre persone”. 

In settimana si analizzavano le tante rimonte storiche delle sue squadre. Anche Pandev in settimana ha parlato di salvarsi con l’effetto Ferraris. Parlando del presente, ricreare quell’effetto di difficoltà che c’era anche nel giocare a Crotone può essere un fattore importante? 

“Ballare senza la musica, come si fa? Senza voler essere paraculo, le due cose sono inscindibili. Il piacere che si prova nell’essere sostenuto dalla propria gente è bellissimo. A prescindere da questo, che è molto importante, devi credere in quel che stai facendo. Là avevamo un percorso: a prescindere dal risultato che facevamo avevamo la capacità di ripresentarci con lo stesso spirito e voglia di lavorare. E io questo chiedo ai miei ragazzi”. 

Pandev che inizia da riserva e poi si riprende la titolarità deve essere un esempio per gli altri?

“Tutti devono essere d’esempio per tutti. Ognuno è importante dall’inizio o a gara in corso: Goran ha un’esperienza tale per cui può aiutare i compagni a vivere meglio determinate situazioni. Non c’è più un concetto per cui uno sia più importante di un altro. Sostituiamo l’io con il noi: iniziamo a ragionare in questa direzione e secondo me ne guadagneremo tutti”.


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