Al Genoa è cambiato l’allenatore, è arrivato il terzo in 17 gare e la sua presentazione sui media è stata vittima della superficialità, come è stato il tempo  da luglio scorso  della società.

La scelta è stata di non comunicare, di non far vedere allenamenti ai media anche arroccati su montagne di sabbia, visto il gran lavoro fatto nel far crescere un centro sportivo modello, e di farli vedere anche solo poche volte alla settimana per documentare il lavoro dei tecnici capendo perché Tizio, Caio o Sempronio non venissero convocati, come venissero allenati tecnicamente, tatticamente e fisicamente, e come si presentasse il tourbillon  sulle  seggiole dirigenziali, aggiungendo che il faticoso lavoro dietro le quinte delle scrivanie e dello staff medico ha provato a produrre risultati, ma non ha pagato.

Visti i risultati, tutto questo scenario sta creando domande che portano pessimismo, malinconiche chimere: vedere tutto nero fa vedere delle carceri in aria.

Oggi è il secondo giorno dell’anno e speriamo di avere l’ultima occasione per posare uno sguardo sinistro sull’anno 2019 del Vecchio Balordo evocando nuovamente la parola superficialità. Dopo la paura dello scorso maggio non ci si è presi il tempo per approfondire, ricercare e riflettere su quello che fosse successo: da parte di Preziosi e della società, ma anche di tanti altri consapevoli, sotto gli ombrelloni e sotto i pini, che il peggio era passato e non sarebbe più accaduto. E adesso stanno sulla riva del fiume.

Sono e siamo sempre in ritardo in un tempo che corre sempre più veloce e ci ritroviamo affannati ad inseguire un meta che non può essere, con ventuno gare da giocare, senza speranza.

Tante chiacchiere e parole sui moduli che vorrà adottare Nicola, il cui unico obiettivo sarà cercare di rendere indistruttibile il Genoa anche senza dare spettacolo, senza proporre nessuna ricetta rivoluzionaria, ma cercando di accattivarsi facili simpatie strizzando l’occhio a mode imperanti.

Il Genoa di Nicola dovrà essere uno stato d’animo, come vuole il suo popolo, più che una filosofia di gioco, avendo la consapevolezza dei propri limiti e delle fatiche.

Ciò che cambierà sarà la logica che Nicola riuscirà a mutare se la squadra – e non solo l’allenatore – rimetteranno  camminare sui piedi una squadra persa tra le nuvole. Non per colpa dell’allenatore precedente, ma perché non pronta e non in grado di giocare all’europea con il possesso pallone.

Il lavoro di Nicola sarà quello di migliorare il rendimento dei suoi giocatori apparsi troppo deboli nelle prime 17 giornate di campionato. E si parla di giocatori che non possono aver perso le caratteristiche di essere, se non forti, almeno da Serie A.

La ricerca della qualità del possesso pallone non è stata sufficiente nel sostenere un centrocampo lineare o a rombo – e qualche volta con i lati scoperti. E allora bisogna provare ad andare avanti con un’altra strategia più scolastica: due giocatori per zona, sia al centro che ai lati, la copertura del campo con riferimenti più semplici sia nella costruzione che nei ripiegamenti.

Un Grifone improntato a una maggiore aggressività, altre volte più sornione cercando di trasmettere una sensazione di inattaccabilità, in grado di impostare azioni offensive sufficienti per portarsi a casa il risultato.

Sarà un compito difficile per Nicola se non arriverà al più presto l’attaccante. Mancato ai due allenatori che lo hanno preceduto, serve un calciatore pronto ad abbassarsi a ricevere il pallone, ma anche a fare movimenti in profondità per mettere in apprensione le difese avversarie. Senza questo profilo sarà difficile per portare risultati in porto.

Il punto principale del Genoa nelle gare giocate in questa stagione è stata la scarsa lucidità  in zona offensiva. Occasioni nitide, galattiche, tutte sfruttate male dall’organico a disposizione, che non ha seminato reti e perciò neanche raccolto punti.

Se agli errori davanti alle porte avversarie aggiungiamo che Andreazzoli e Thiago Motta hanno perso o non fatto risultati pur avendo dato le migliori soluzioni a livello tattico per errori individuali (basta riguardare i gol incassati), allora ecco che si fotografa l’anemica classifica genoana. Tutto è andato all’aria perché non supportato e suffragato da almeno una sufficiente capacità tecnica da parte di alcuni protagonisti: si sono visti errori individuali non da Serie A.

Anche a Nicola non servirà a nulla correre, muoversi, creare e occupare spazi se al momento opportuno chi è in possesso del pallone non è in condizione di fare un passaggio positivo, concludere in porta, non sbagliare uno stop decisivo per una ripartenza veloce, eseguire male scalature difensive o altro di peggio. Le tattiche in fase di possesso sono servite poco nel passato e continueranno a servire poco se i calciatori non saranno in grado di dominare il pallone ed avere i tempi, gli spazi  e i modi adatti allo scopo.

Ed ecco il punto! Dovrà essere il prossimo calciomercato di riparazione, operazione non facile, a permettere di fare la differenza e il salto verso l’obiettivo desiderato da molti, ossia la salvezza: del tutto inutile ingaggiare altri calciatori che non siano in grado di poter fare la differenza già sulla carta.

Importante che adesso a Pegli si guardi il futuro in modo diverso cercando di comprendere il passato, ma anche il presente. Può succedere con una osmosi quasi perfetta tra scrivanie, tecniche e campo.

Buon 2020 Vecchio Balordo!