L’EDITORIALE DI LINO MARMORAT: GENOA, PRONTA UN’ALTRA RIVOLUZIONE?

Il numero 17 nella smorfia napoletana è ‘a disgrazia. Il numero 17 alla diciassettesima giornata di campionato non ha portato però solo sfortuna, ma anche gioie.

Il gatto nero per Fiorentina, Genoa e Milan non è passato solo in quest’ultimo turno. Nel campionato italiano l’anima non si compra alla fine del girone di andata. Organizzazione, non amministrativa, talento e agonismo si comprano al calciomercato sia estivo che invernale. In Fiorentina-Roma, Inter-Genoa e Atalanta-Milan le componenti sopracitate per le squadre sconfitte sono mancate. Tredici reti incassate non sono  solo  merito degli avversari.

Il campanello d’allarme suonato nelle gare precedenti con tanti bassi e pochi alti non è stato utile alla causa.  Contro  Roma, Inter e Atalanta in questo momento possono perdere tutte le altre 16 squadre del campionato, ma con altri particolari.

Montella ha usato una espressione perfetta per descrivere la mansione che assumono gli allenatori quando le cose vanno male, quella di “parafulmini, e magari anche per responsabilità di altri“.

Quali sono le colpe di Montella, Thiago, Pioli se non hanno attaccanti che la buttino dentro? Tutti e tre sprazzi di gioco li hanno fatti vedere, ma come sempre è il gol a fare la differenza.

Il problema del calcio italiano è che gli allenatori quando vengono esonerati dovrebbero essere pagati per il periodo che lavorano dalle società e dopo avere una buona uscita affinché dopo il licenziamento siano in grado di spiegare il loro allontanamento e non solo quello delle dirigenze. Stare zitti e continuare ad incassare l’ingaggio è più importante.

Problema che non interessa all’associazione allenatori: più saltano panchine, più altri si piazzano con contratti a lungo termine.

Il Natale è dolce per Gasperini e i suoi ragazzi che non si possono chiamare più band, ma orchestra che suona il calcio alla grande sullo spartito del G&G (gioco, godimento, gol Gasperini). La manita al Milan è stata uno show che ha illuminato tutti gli alberi di Natale bergamaschi anche in pieno giorno. Un 2019 da non dimenticare per la Dea che da buona contadina del calcio italiano ha rispolverato il vecchio detto “chi semina raccoglie” trasportandolo nel calcio dove “chi programma vince“.

Non seguiamo l’ordine della gare giocate perché si è iniziato mercoledì scorso. Natale in casa Napoli anche senza botti a Fuorigrotta da parte degli Azzurri di Gattuso in casa del Sassuolo con un raglio del Ciuccio all’ultima chiamata della gara.

Nel Presepe fa festa la Spal in casa del Torino, che si è buttato via e dopo il rosso a Bremer perde con un gol di testa e non di rigore di Petagna. Ossigeno natalizio per Semplici che si riprende la panchina .

Stessa situazione anche a Parma dove il gol-pareggio è arrivato nel recupero dopo la zampata di Balotelli, subentrato al 15’ del secondo tempo cambiando di fatto il predominio emiliano.

A Lecce, invece, Babbo Natale Mihajlovic con grinta nei confronti dei calciatori domina e straripa nei confronti del Lecce anche se avanti di 3 a 0 ha rischiato dopo due reti salentine di cadere il puntale dell’albero felsineo.

Per l’Inter il suo Babbo Natale di chiama Lukaku che fa felice anche il ragazzino con il dono del calcio di rigore. Al Cagliari la fortuna è girata? Joao Pedro non è bastato. Fofana fa correre le zebre friulane.

Poco da dire su Sampdoria-Juventus di mercoledì sera. La Doria ha spaventato il tridente di Sarri salvato come quasi sempre dalle individualità: CR7 gol modello Drone, Dybala goniometro.

Le individualità bianconere non hanno potuto fare nulla nel deserto e il muro è crollato contro la Lazio nella Supercoppa per tre volte, proprio come successo in campionato.

La Lazio non ha nulla da invidiare a Juventus e Inter. Anzi, Immobile segna più di CR7 e Higuain, a centrocampo né Juve e né Inter hanno due registi come Leiva e Luis Alberto, un trequartista di peso e di classe come Milinkovic-Savic e Correa che non è una fotocopia ingiallita di Dybala. Nel presepe della testa della classifica ci può stare anche la Lazio adesso è da vedere se resisterà a rimanere fino all’uovo di Pasqua e non ricadere negli errori del passato.

Qualcosa è cambiato nel mondo arbitrale dopo la riunione con Rizzoli delle società di calcio dello scorso mese. Solo un rigore all’Inter alla diciassettesima giornata. Finito il tempo dei 79 rigori totali dati senza senso e molti ingiustificati che hanno anche impiastrato la classifica nelle precedenti 16 giornate.

Nel campionato cresce un arbitro, La Penna di Roma, e diventerà meglio se non cercherà di amministrare le gare come  i suoi colleghi internazionali della Capitale.

L’unico neo arbitrale è stato nel deserto con Calvarese nella Supercoppa, gara arbitrata con difficoltà e controllata non bene.

BUON NATALE A TUTTI!