Dopo tredici giornate di campionato, più di un terzo, la domanda è perché una rosa di calciatori definita “buona” ad inizio stagione per cambio di mentalità, con scelte di mercato oculate della società e idee tattiche prima di Andreazzoli e dopo di Thiago Motta, abbia questa classifica modesta. L’arrivo di Schöne ha subito creato stupore e pensieri ottimi non solo tra i tifosi rossoblu a quarti, ma anche tra gli addetti ai lavori: i giudizi e i voti a fine calciomercato tutti positivi e per qualcuno la probabile squadra sorpresa.

Assieme al Cagliari, per giornali e riviste calcistiche, a fine calciomercato il Grifone veniva indicato come la squadra rivelazione. Ai sardi tutto sta riuscendo grazie – dispiace ammetterlo e scriverlo – all’infortunio di Pavoletti. Il gioco sardo non è più cross per il capocannoniere dello scorso anno per colpi di testa, ma tutto un altro gioco con Joao Pedro che non è una prima punta pronto oltre a liberare Simeone dalle marcature asfissianti dei centrali e aprire l’area avversaria permettendo tiri da lontano e imbucate di mediani e centrocampisti nei 16 metri avversari.

Invece al Genoa stanno mancando la stella Pinamonti dopo il brillante Under 20 e Favilli  causa infortuni. Se a tutto ci si aggiunge l’infortunio di Kouamè, il lavoro di Thiago alla ricerca del gol partita dopo partita diventa come quello di Harry Potter. Il Genoa di Thiago Motta cerca e crea occasioni da gol in ogni partita . Occasioni troppo ghiotte e importanti che bisognerebbe concretizzare anche per impacchettare un periodo brillante in fase difensiva. Con gli attuali numeri in attacco è facile intuire la vera difficoltà del Genoa: più che creare, è quella di concludere occasioni quando l’intensità non è elevata ma anche quando lo è.

Thiago Motta sta dimostrando che le sue vie calcistiche sono e saranno infinite, manca all’appello solo il gol. La sua duttilità deve cercare di aprire altre strade per il gol, anche tatticamente. Thiago con la varietà non soltanto di numeri di moduli, ma anche di calcio, studierà se fino alla fine di dicembre continuerà a puntare su l’attacco spuntato visto ultimamente e se non riuscirà a trovare e perfezionare oltre i pregi nascondendo i difetti di Pinamonti cercare qualcosa di diverso come fece il suo ammaliatore di gioco al Barcellona. D’accordo, Messi non ce ne sono in giro.

La condizione atletica e l’atteggiamento dei singoli, oltre aiutare le strategie tattiche, dovranno fare la differenza mettendo in campo la giusta intensità da parte di tutti. Il Genoa è migliorato con la difesa a quattro e i protagonisti hanno tecnica e qualità al netto di errori elementari. Il centrocampo ha buoni mediani con il ritorno di Sturaro, e anche Schöne dovrà prendere in mano le partite attirando gli avversari (come già scritto dopo la gara di Ferrara) a destra o a sinistra, e dopo attaccarli con cambi campo, in particolare con Ghiglione sempre bravo a farsi trovare libero.

Le soluzioni alla ricerca del gol potrebbero essere tre. La prima, quella di non ingabbiare in schemi tattici Pinamonti mettendolo in condizione di essere pronto ad iniziare la fase offensiva, ma anche di vedere la porta avversaria. Favilli contro la Spal è apparso più pronto di Pinamonti: anche lui lasciato in pace dagli infortuni può far vedere quello con cui si era messo in mostra due anni fa. La differenza tra i due centravanti nella gara di Ferrara è stato il modo di giocare: nel primo tempo si dovevano creare varchi ai centrocampisti, nel secondo il contrario quando tutti facevano più tagli cercando di riempire l’area estense e liberando il centravanti al tiro.

La seconda soluzione? Quella del falso nueve come fece Spalletti in una fredda sera di dicembre al Ferraris contro la Samp dopo che la Roma, in crisi di gol dopo 15 giornate, era distante dalla Juventus ben 22 punti. In quell’occasione fece scomparire gli attaccanti di ruolo giocando con soli centrocampisti e Totti centravanti, terzini di spinta e con solamente De Rossi, unico nel suo ruolo fisso davanti alla difesa.

La terza soluzione quella che sfruttò Ancelotti facendo giocare tutti quelli di talento nel 2001/2002 inventando un rombo a centrocampo con Seedorf e Rui Costa ad inventare i gol di Shevcenko e Inzaghi, più motivati e senza le polveri bagnate. E anche con Ancelotti e Spalletti era difficile parlare o capire il numero del modulo.

Il gioco di Thiago Motta ha sempre funzionato e i risultati sono arrivati quando ha trovato l’equilibrio e grazie ai calciatori partiti dalla panchina. Le gare sono state giocate da 14 calciatori e solo in una partita su cinque non sono riusciti. La rosa a disposizione di Thiago è quasi al completo, manca solo Kouamè, e bisognerà capire se nella testa del tecnico ci saranno un “Genoa uno” e un “Genoa due”.

Con gli innesti di Criscito, Sturaro e Schöne la qualità dovrebbe crescere e potrebbero esserci più stimoli nel confezionare gol. Ma tutti gli altri, come gli indiani, dovranno ballare intorno al totem del gioco alla ricerca de risultato pieno.