Generalmente si riparte da zero all’inizio di ogni stagione e il Genoa in avvio di quella che ci porterà a Maggio 2020 sembrava che l’avesse imbroccata con il piede giusto.

Invece dopo sette giornate di campionato deve ripartire. Le ultime gare hanno generato confusione e, non solo tra media e tifosi, hanno galleggiato solo le brutte particolarità  mentre quelle belle sono andate subito in cantina. Confusione anche in società, non a Pegli, avvenuta per una gara e mezzo sbagliata (Cagliari e un tempo e Lazio) che ha creato subito preoccupazioni per i gol incassati.

Per uscire già domani dalla crisi è l’ora di fare quadrato a tutti i livelli senza dare e ridare fiducia al tecnico ad ogni battito di ciglia.

L’esercizio della pazienza, se non vogliamo chiamarla arte, al calcio non viene naturale. Al Genoa, in particolare, oggi non ci sono margini di attesa e la conferma a tempo di Andreazzoli da parte del Presidente, compresa la gara di domani, alimenta nelle crociate contro di lui vecchi pensieri, come accadeva nel maggio scorso quando qualcuno tifava per la retrocessione. Oggi si tifa per la sconfitta, per vedere cosa tirerà fuori dal cilindro il Joker lunedì prossimo e per continuare la campagna contro di lui.

Inutile girarci attorno: la situazione è delicatissima. Un ciclo di ferro attende il Vecchio Balordo in 15 giorni: lasciando da parte le due trasferte con Juventus e Napoli, importanti saranno le sfide contro  avversari come Parma, Brescia e Udinese al Ferraris, dove in ballo c’è un pezzo di futuro.

Abbiamo visto l’allenamento di giovedì scorso: Andreazzoli sta pensando di  correggere tatticamente  il suo Genoa al di là delle assenze importanti in difesa?

Abbiamo percepito dall’allenamento – e dalle parole di Pandev – che la squadra crede nell’allenatore e nelle sue idee più di quanto succedeva l’anno scorso, anche se avrà presto bisogno di quella fiducia che è data dal vedere che le cose funzionano in base la lavoro fatto, senza dimenticarsi degli errori dei singoli davanti a Radu e dei gol clamorosi falliti.

Andreazzoli, che considerava il suo credo un dogma intoccabile, lo rimetterà in ballo ritornando al passato considerato che qualcosa non funziona sempre al meglio perché incompatibile con la  realtà Genoa e, questa volta, incompatibile anche con gli avversari da affrontare viste le assenze difensive.

Le domande sono semplici: ci sarà qualche modifica tattica anche domani sera? Il nodo è stato – e sarà – la difesa o la fase difensiva? Perché in attacco si fa fatica e non c’è decollo? Esiste un problema di uomini fuori ruolo?

Dall’allenamento di giovedì, tutto basato su pressing, corsa, intensità con pallone sono arrivate notizie di nessun cambiamento a livello di numeri: domani al Tardini sarà 3-5-2.

Tra le righe dell’allenamento, Andreazzoli e il suo staff si dovranno misurare rispetto a come gioca il Parma. Sintetiche le parole di Pandev a questa risposta: “ti fanno fare gioco e dopo ti attaccano con le ripartenze veloci di Gervinho e Kulusevski, entrambi molto pericolosi negli spazi  per la loro velocità.

I tre centrali del Genoa, ovvero sia Zapata, El Yamiq e Goldaniga, se saranno confermati come l’ultimo allenamento visto, potrebbero fare fatica essendo strutturati fisicamente in maniera diversa rispetto agli avversari. Perciò tutti e tre con gli attaccanti dei ducali, larghi in fase di possesso, dovranno sempre farsi comandare dal pallone. Pallone che dovrà essere obiettivo e punto di riferimento, non l’avversario opposto o distante pronto a saltarli in velocità.

Contro il Parma occorrerà un Grifone formato Ferraris con maggiore sicurezza difensiva, doppia coppia di calciatori sugli esterni, possibilità di avere più uomini costantemente in zona offensiva, squadra corta, densità tra le linee per non dare il tempo agli avversari di posizionarsi e attaccare sulle fasce alle spalle degli esterni di centrocampo, aprendo la linea dei tre centrali sfruttando inserimenti centrali. Occhio anche alla fisicità di Alves e compagnia sui palloni inattivi.

Sul tecnico pende la spada di Damocle e al Tardini non si potranno più mascherare problemi o uno stato di impasse preoccupante da parte della squadra. Se succedesse, dovrebbe scattare un esame in più della situazione più profondo di quello già fatto negli ultimi 15 giorni e dovrebbe coinvolgere non solo la panchina.

Il modulo e la formazione interessano poco se contro i Ducali non si userà la sciabola già da  dentro gli spogliatoi, invece che il fioretto di cartone come in tante altre trasferte del Vecchio Balordo, non solo in questo campionato.

Capitolo Parma. Il club parmigiano, dopo aver fatto fatica lo scorso anno a salvarsi, in queste sette giornate di campionato non ha fatto vedere tatticamente nulla di nuovo, ma continua a fare quello che fa e lo fa bene: squadra attenta alla fase difensiva, pronta a ribaltare il campo con azioni veloci, gli “antichi” contropiedi. Calcio poco spettacolare, ma molto organizzato.

Il 4-3-3 a trazione verticale impostato dal tecnico nato in Germania si è potenziato con il prestito dall’Atalanta di Kulusevski, centrocampista del 2000, esterno utilizzato sulla corsia laterale che corre più veloce dell’ex romanista.

La fase di costruzione dal basso tra il portiere, i due centrali e il play basso non è elaborata e punta più o meno subito alla verticalità. Per tale motivo, anche in queste sette giornate di campionato, il Parma ha continuato ad essere la squadra che tiene meno il pallone (possesso) e ha la peggiore percentuale di passaggi completati.

Il tecnico D’Aversa plasma la squadra con la rosa a disposizione, lo scorso anno ha sofferto perché aveva dato l’impressione di non avere un piano B senza varianti più elaborate rispetto alla difesa a oltranza dell’area di rigore. Difesa che non può sempre funzionare considerato che Bruno Alves e Gagliolo (se giocherà) sono difensori lenti, benché forti nel gioco aereo e nel difendere l’area con molte spazzate, e i tre davanti danno il meglio nel gioco in transizione quando hanno campo libero da risalire velocemente, mentre sono più in difficoltà nel gioco di posizione.

Il gioco del Parma si sviluppa in particolare sulle corsie laterali dove giocano spesso anche gli interni per consentire ai due esterni d’attacco di tagliare verso il centro, il tutto con le mezzali che non si dimenticano di attaccare l’area avversaria cercando di sfruttare i traversoni provenienti dalla fasce.

Sui palloni inattivi, sui calci d’angolo e sui calci di punizione diretti e indiretti cercano di sfruttare la fisicità, in particolare quella dei difensori centrali e di Kucka sempre sul secondo palo.

Il modulo di D’aversa sarà sempre il 4-3-3 con dubbio in difesa tra Gagliolo e Pezzella e  un altro a centrocampo legato a chi affidare la regia tra Scozzarella e Hernani, centrocampista brasiliano arrivato dallo Zenit San Pietroburgo. In attacco qualche problemino per Kulusevski dopo le gare con la Svezia, pronto Sprocati più che Karamoh, ivoriano voluto fortemente dal tecnico in prestito dall’Inter nel calciomercato estivo ma poco utilizzato.

Arbitrerà Parma-Genoa Valeri di Roma 2, 41 anni, arbitro dal 1994 e libero professionista. Esordio in Serie A nel 2007, dal primo gennaio 2011 è arbitro internazionale. 178 gare in serie A, in parità i rigori e i cartellini rossi (67). In stagione due gare dirette con due vittorie esterne, zero rigori e zero espulsi.

Con il Genoa 12 gare dirette (2 vittorie, 2 pareggi, 8 sconfitte), mentre con il Parma 13 gare (4 vittorie, 7 pareggi, 2 sconfitte).

Primo assistente Del Giovane (Albano Roma), secondo Lo Cicero (Brescia), quarto uomo Prontera (Bologna). Al VAR Nasca di Bari, AVAR Mondin di Treviso. Nessun diffidato.