Scrivendo della Nazionale di calcio, così come delle squadre italiane che scenderanno in campo la prossima settimana nelle competizioni europee, passa per la testa una vecchia canzone della PFM: Impressioni di settembre.

Le prime due righe del testo calzano a pennello per il calcio italiano impegnato in Europa alla fine dell’estate: “Cerco il sole ma non c’è. Dorme ancora la campagna (calcio), forse no“.

Sono pur sempre impressioni di settembre, mese tradizionalmente ostile non solo per le nazionali sempre in ritardo di condizione e spesso avvitate su se stesse. La prima domanda è perché le squadre estere di qualsiasi livello e qualità corrono di più (non solo a fine estate)? Che preparazione diversa fanno? Questione di mentalità arroccata all’estate più lunga?

Tante domande a cui non è mai stato data una risposta, neanche da parte degli addetti ai lavori. Anche Mancini nella presentazione delle gare era stato esplicito: “troveremo avversari più avanti di noi dal punto di vista fisico” ma senza darne le motivazioni.

Nella partita giocata contro l’Armenia, vinta grazie all’imbarazzante slealtà di Bonucci nel simulare il contatto che ha portato all’espulsione alla fine del primo tempo che ha dato una svolta alla partita, Mancini si è affrettato a dire che con gli armeni in inferiorità numerica hanno fatto più fatica. La fatica si è notata anche 11 contro 11 visto l’impaccio della manovra con il mini centrocampo, per struttura e non per qualità, pressato da vicino.

Con la Finlandia qualcosa di più è stato fatto, ma senza l’aiuto arbitrale con un rigore inesistente – anche se ci fosse stato il VAR – la strada non sarebbe stata spianata. Nulla di nuovo  rispetto quando si vinse negli scorsi anni, a settembre e negli ultimi minuti, con Malta e Bulgaria, squadre come quelle incontrate ultimamente che non sono piazzate al meglio nel ranking UEFA.

Quando gli Azzurri sempre nel nono mese dell’anno incontrarono Francia e Spagna fu debacle e quella con gli iberici fu letale per Ventura, che terminò con l’esclusione dal mondiale russo.

Contano nell’Italia calcistica post-Svezia 6 partite, 6 vittorie per il Mancio e punteggio pieno nel girone di qualificazione per gli Europei del prossimo anno. Con la Grecia il prossimo mese di Ottobre all’Olimpico di Roma c’è la possibilità di staccare il biglietto definitivo.

Contro la Finlandia, Mancini ha cambiato la difesa con Izzo per Florenzi e Acerbi per Romagnoli e anche l’attacco inserendo Immobile per Belotti, il più in forma. Meno male che Ciro l’unica occasione l’ha messa dentro. Ha dato ancora fiducia a Chiesa con le gomme sgonfie. Il mancato passaggio estivo dalla Viola alla Juventus continua a pesare e Bernardeschi che potrebbe patire il “Sarrismo” è partito dalla panchina.

Chissà cosa avrebbe scritto Gioan Brera di queste due gare. In questi giorni ricorre il centenario del poeta imparentato al calcio, dove non c’era diretta Tv a distruggere l’immaginario Probabilmente avrebbe scritto che Eupalla, la sua dea del pallone, ha protetto Mancini e va bene così: contano i risultati. Probabilmente avrebbe aggiunto qualcosa sui mini centrocampisti ben voluti da Eupalla per le triangolazioni, ma non per la prestanza fisica.

Sensi bravo fino all’ingenuo rigore contro i finnici, Veratti e Barella hanno la possibilità di diventare come Xavi e Iniesta nelle Furie Rosse? Se il Mancio da buon selezionatore troverà un Busquets italiano a difenderli e coprirli con centimetri e fisico, perché no?

Azzurri, contano i risultati. Gli esami veri saranno altri e i risultati potrebbero essere più belli di una Nazionale settembrina avendo già dimostrato di saper essere bella e efficace. Mancini  al di là della freschezza atletica costruirà qualcosa  di più per non cadere negli errori visti in queste due ultime gare, soprattutto quando gli avversari non saranno Armenia e Finlandia.

Bene anche l’Under 21 nelle mani del nuovo tecnico Nicolato, altro Andreazzoli che ha avuto troppo poco dal calcio.