Il calcio italiano continua ad essere in crisi profonda, senza un euro, senza stadi e il calciomercato continua ad illudere.   

Molte squadre hanno chiesto di giocare le prime  due gare del campionato in trasferta con la speranza che siano completati i lavori di manutenzione (e non di ristrutturazione) degli impianti. Vedremo alla fine delle campagne abbonamenti e del conteggio dei paganti (escludendo Juve, Inter e qualche altra), a fine campionato cosa ne pensano i tifosi italiani e se gli stadi saranno con sempre meno spettatori. Tutte le lacrime di coccodrillo versate per cercare di dare una scossa al calcio italiano: riforma dei campionati, investire sui giovani italiani, squadre B per far crescere i giovani ed altro probabilmente si sono  asciugate da tempo. Neanche le buone prestazioni fino all’Under 20 dello scorso giugno  hanno  dato segnali di riforma, eccetto il nuovo campionato Under 18 che non sarà obbligatorio e perciò a scartamento ridotto, come successo lo scorso anno con le squadre B.

Neanche le Signorine del calcio, che avevano creato emozioni in Francia, saranno gratificate da un sorta di professionismo. Se lo conquisteranno da sole riempiendo stadi e saranno dolori per la FIGC quando qualche squadra femminile scapperà dal campionato italiano, pronta a giocare in uno Europeo, un po’ come vorrebbe Agnelli per le big del calcio europeo. Tavecchio aveva fatto una grande “belinata” quando parlo dei “colored banana”; mettendo da parte il razzismo che non era nell’intenzione dell’ex Presidente Federale, centrando il problema , non ci voleva Guglielmo Tell. Sarebbe bastato avere più coraggio, dire che il calcio italiano è in mano di procuratori e agenti che fanno i loro comodi facendo addirittura le squadre, con i Presidenti che si dimenticano di aver speso euro (tanti) per mandare in giro lo scouting in tutto il mondo, non ingaggiando nessuno dei giocatori visionati e proposti. Basta controllare le rose ad inizio stagione.

Tavecchio, ma anche il suo successore, sta confermando come il calcio italiano rappresenti nient’altro che la politica italiana: un paese per vecchi che ha paura del nuovo. L’unica preoccupazione della Lega calcio in questa estate è stata quella di continuare ad avere i contatti con Media-Pro per fare un canale televisivo gestito dalla Lega stessa. Il calcio italiano continua a piangere sui costi zero e sugli agenti milionari. Il giorno 31 è finito il calciomercato in Cina, fra 8 giorni quello in Inghilterra: perché quello italiano durerà fino al 2 settembre? Dal 9 agosto il coltello dalla parte del manico dovrebbero averlo i Presidenti e non gli agenti, che non potranno più  fare il gioco delle tre tavolette con la Premier League, imbeccando media compiacenti quando in ballo ci sono trattative per scatenare delle aste al rialzo.

Il prossimo calciomercato, quando si chiuderà, come nel passato confermerà che saranno pochi i passaggi di calciatori sotto contratto e molti i trasferimenti a costo  zero, cioè calciatori liberi da contratto. I parametri UEFA non esistono più dall’entrata della legge Bosman che risale al 1996. La situazione anomala ha portato alla diminuzione dei costi dei calciatori e l’aumento degli stipendi e della loro durata. C’è poi un altro aspetto inquietante collegato  al mercato dei costi zero: quello relativo ai compensi degli agenti o procuratori. Ormai le società europee dei campionati maggiori versano nelle loro  tasche più di 200 milioni di euro all’anno. La sentenza Bosman ha indicato ai calciatori la strada da seguire per permettergli di decidere autonomamente il proprio destino dopo il primo contratto da professionisti.

È prassi ormai comune che i calciatori, ben pilotati da chi li assiste, lascino cadere i contratti, provocando come primo effetto l’incremento delle provvigioni dei loro agenti. L’agente abile, padrone del giro dei Presidenti e direttori sportivi, troppo tentati dagli affari, non solo calcistici, apre un’asta prima che scada il contratto del proprio calciatore, provocando  un dissidio, un malinteso, una frattura, tra il calciatore e il club, o il tecnico, o lo spogliatoio, tracciando così il sentiero per un mancato rinnovo di contratto con la società di appartenenza. Non versando nulla i Presidenti pensano di aver risparmiato, ma non è così perché devono riconoscere una commissione significativa al procuratore e nel contempo spalmare  buona parte dell’ipotetico cartellino sullo stipendio del calciatore, in indipendentemente dall’età anagrafica stipendio al netto e particolarmente oneroso.

Bisogna separare facendo regole e norme le prestazioni dei calciatori da quelle degli agenti. Pagare gli agenti sull’ingaggio a costo zero e non sul cartellino potrebbe essere anche una questione fiscale e di trasparenza. Il calcio italiano è una enorme “Calciontopoli”. All’estero probabilmente hanno meno problemi, eccetto in Premier dove hanno panieri pieni di sterline, fra l’altro vincendo non solo perché hanno stadi e centri sportivi di proprietà o utilizzando i giovani dei vivai ma anche per i soldi spesi meglio. Anche  nel prossimo campionato la musica continuerà, saranno di più in rosa i calciatori stranieri e molti alla fine della stagione avranno vissuto in panchina.

L’argomento è scottante ma nessuno da tempo propone leggi e rimedi dalla FIFA, all’UEFA e alla FIGC. Perché?