Approfondimento a cura di Diego Tarì, esperto in materia e fondatore del noto sito www.tifosobilanciato.it. Curatore, peraltro, di un’altra piattaforma web intuitiva e utilissima per capire al volo le situazioni di bilancio di molte, moltissime società di calcio in tutto il mondo (www.footyrate.it)

L’Assemblea degli azionisti del Genoa ha approvato lo scorso 29 aprile il Bilancio dell’anno 2018, che copre due diverse stagioni sportive: il secondo semestre della stagione 2017/18 ed il primo di quella in corso. La Società ha chiuso l’anno con una perdita di 4,9 mln, in miglioramento rispetto all’anno precedente. Questa l’evoluzione dei numeri negli ultimi cinque anni.

La tabella misura quattro distinti livelli di risultato.

  • Il primo, chiamato “EBITDA riclassificato”, tiene conto dell’attività operativa del club prima degli effetti del calciomercato. Il dato è interessante perché misura la capacità (o l’incapacità) del Club di pagare le proprie spese di gestione (stipendi e spese generali) attraverso le fonti di ricavo tradizionali (biglietteria, diritti tv, sponsor, ecc.);
  • Il secondo livello, il “Risultato operativo”, acquisisce invece i risultati del trading dei calciatori. Vengono cioè aggiunti i proventi e gli oneri delle vendite (plusvalenze e minusvalenze) ma anche i costi degli ammortamenti dei calciatori ed il saldo di ricavi e costi dei prestiti, ovverosia tutto quello che viene chiamato in gergo “Players’ Trading”;
  • Il terzo livello è il “Risultato prima delle tasse”: nonostante sia un valore intermedio, è interessante perché consente di valutare il risultato della stagione prima dell’impatto fiscale, che talvolta è condizionato da eventi particolari;
  • l’ultimo livello è il risultato netto di bilancio.

Come avevamo visto in occasione dell’analisi del Bilancio 2017, il Genoa presenta un problema già sul primo livello, dove nel corso degli ultimi cinque anni ha accumulato un deficit di 50 milioni di euro, derivante dalla differenza fra il fatturato operativo ed i costi di gestione della struttura. Sebbene il “mal comune, mezzo gaudio” non possa essere una vera consolazione, va considerato che questa è (purtroppo) una situazione comune in Serie A (per citare squadre sul livello di ricavi del Genoa è così anche per Atalanta, Sassuolo, Sampdoria, Torino, Udinese e molte altre) e di difficile soluzione: la variabile che condiziona pesantemente tale risultato è rappresentata dal costo del personale, che in tutta la Serie A è in costante crescita, anno dopo anno.

I calciatori hanno portato circa 1,8 mln di aumento rispetto allo scorso anno cui si somma l’incremento dei costi anche per gli allenatori (+2,2 mln), verosimilmente dovuti al numero di allenatori che si sono alternati alla guida della squadra. Questo è un tema che condizionerà anche il primo semestre del 2019, considerando che in questo momento abbiamo tre allenatori cui viene pagato lo stipendio.

Il problema del costo della rosa deve essere affrontato perché, da solo, assorbe quasi l’87% dei ricavi e non è casuale che l’Amministratore Delegato, Alessandro Zarbano, abbia fatto un passaggio molto chiaro su questo aspetto a margine dell’Assemblea. Purtroppo era un obiettivo anche per l’anno scorso, che non è stato raggiunto e forse la sforzo maggiore dovrà essere quello di tornare ad una rosa numericamente più contenuta e costruita in maniera diversa.

La spiegazione del titolo di questo articolo (“bene, ma non benissimo”) può essere trovata nell’analisi delle variazioni alle voci di ricavo e di costo: nel corso del 2018 il Genoa è riuscito ad ottenere un incremento di oltre 11 mln di ricavi (senza calciomercato), arrivando a quasi 64 mln. Purtroppo questo effetto è stato più che vanificato dall’incremento dei costi del personale e delle spese generali (+13,5 mln).

Se sul costo dei calciatori abbiamo già detto, sulle spese generali si può essere molto più ottimisti. In realtà la Società è stata brava a ridurre quasi tutti i costi di gestione e l’incremento verificatosi è dovuto essenzialmente ai costi (interessi e sanzioni) derivanti dalla rateizzazione del debito fiscale e a sopravvenienze passive (in buona parte successive ad accertamenti dell’Agenzia delle Entrate). Si tratta quindi di voci che non dovrebbero più avere un impatto così forte nel 2019, la prima perché il debito è in fase di eliminazione (e, secondo le dichiarazioni della Società, dovrebbe essere completamente estinto entro la fine dell’anno), la seconda perché è una voce eccezionale e non ricorrente.

Se, quindi, la Società continuerà la sua politica di controllo dei costi “normali” e riuscirà effettivamente a contenere il costo del personale, il risultato di quest’anno dovrebbe essere finalmente positivo.

Passando al secondo livello di risultato, la gestione del parco calciatori ha avuto un andamento condizionato dalla politica adottata dalla società a partire dal 2013 (riduzione del numero dei calciatori in rosa anche per ridurre il peso degli ammortamenti). La tabella che segue mette in fila tutte le componenti di questa voce, perché oltre alle plusvalenze e agli ammortamenti dei calciatori ci sono anche le altre voci di costo legate a questa attività.

Con l’eccezione del 2014, in cui vi era ancora la coda di attività straordinarie per la riduzione della rosa, negli ultimi 5 anni questa attività è tornata a portare un contributo positivo, che nel 2018 è stato pari a 26,5 mln di euro, con una contemporanea riduzione dei costi per osservatori ed intermediari. L’anno in corso, a condizione che il Genoa riesca a rimanere in Serie A, dovrebbe quindi vedere un risultato diverso.

Da un lato è verosimile che i ricavi crescano ancora, per effetto dell’aumento del contratto dei diritti televisivi. Su questo punto, purtroppo, paghiamo le posizioni di classifica raggiunte nell’ultimo periodo: riuscire a mantenere un posizionamento intorno al decimo posto, oltre ad essere decisamente più gratificante per la tifoseria, potrebbe portare ulteriori 5-6 mln di euro in più all’anno rispetto a quelli che saranno di nostra competenza.

Dall’altro, come detto, i costi di gestione dovrebbero scendere per effetto della completa restituzione del debito fiscale rateizzato, che in questi anni ha drenato risorse importanti (circa 5-6 mln annui) dalla disponibilità del Genoa: questi sono soldi che rimarrebbero dunque in Società, a disposizione per investimenti.

Per quanto riguarda gli aspetti patrimoniali, il debito netto del Genoa è cresciuto da 45 a 65 mln di euro, essenzialmente per effetto degli investimenti sul calciomercato, dove passiamo da un saldo a credito di 22,2 mln ad uno a debito di 7,2 mln.

Finalmente in riduzione il debito fiscale: la Società sta saldando le rateizzazioni del passato pagando contemporaneamente il debito corrente. Secondo quando dichiarato in Assemblea, il dato esposto (ricordiamo che la parte rateizzata è di “soli” 43 mln, gli altri sono normali, legati alle dinamiche di pagamento standard) è ulteriormente migliorato nel corso del primo trimestre 2019 e potrebbe essere completamente estinto alla fine dell’anno. Questa è probabilmente la migliore informazione che emerge dai numeri, perché non rappresenta solo un risultato concreto ed immediato ma, come abbiamo visto, condiziona in positivo anche il futuro, andando ad eliminare una serie di costi (sanzioni ed interessi) che negli ultimi anni hanno invece pesato sui conti del Genoa e sulle sue uscite di cassa.

Un chiarimento per chi è meno abituato a leggere i numeri: il debito netto non tiene conto del valore di mercato del parco calciatori. Se è quindi vero che il Genoa ha un saldo negativo, bisogna tenere conto che ha fra i suoi asset dei calciatori che possono consentire di fronteggiarlo. Valga per tutti l’operazione Piatek che (prescidendo da ogni giudizio sull’aspetto sportivo) dovrebbe portare circa 35 mln di euro nel corso del 2019 a fronte di un valore del calciatore che era a bilancio per 4,7 mln, con un beneficio finanziario di 30 mln netti.

I numeri che abbiamo visto contengono quindi ancora aspetti sui quali occorre tenere alta l’attenzione. È necessario rimanere in Serie A, ridurre i costi correnti e riuscire a gestire al meglio le risorse che si ottengono dal calciomercato. Il margine di errore, come negli anni passati, è molto ridotto.

Una maggiore stabilità della guida tecnica ed una gestione diversa della rosa dei calciatori, oltre a portare un beneficio anche sul risultato sportivo (che produce impatti economici positivi), sono necessari per riuscire a tenere maggiormente sotto controllo i costi fissi, operazione necessaria visto che sul versante dei ricavi i margini sono abbastanza ridotti. Questa, forse, è la sfida maggiore che attende la Società, che tutti ci auguriamo venga vinta.