Ci sarà oggi la conferenza stampa pre gara, ma sarà lo stesso disco di Prandelli: “partita difficile, squadra forte, giocatori di qualità che fanno la differenza, Napoli al secondo posto in classifica“. La compilation rossoblu dovrebbe essere diversa non solo per le squalifiche di Romero e Zukanovic, ma per il cambio modulo che non sarà provvisorio con vista salvezza.

Già detto in settimana che al San Paolo Prandelli dovrà rispettare la legge del calcio e della tattica. Il Napoli soffre chi occupa bene le corsie laterali, indipendentemente da quali numeri tattici adotti.

Prandelli chiederà ai calciatori di stare attenti agli inserimenti di Callejon alle spalle della difesa sui cambi campo napoletani e agli inserimenti dei centrocampisti azzurri per andare al tiro. Dopo la prestazione non da Grifoni delle ultime due gare  bisognerà urlare contro il cielo, come già detto tante volte in altre occasioni.

Le parole della canzone di Ligabue sono sempre all’ordine del giorno per il Vecchio Balordo: “non si può sempre perdere per cui giochiamoci certe luci, non puoi spegnerle”. Sotto il Vesuvio e non sulla A4, si patirà sempre odore di “mare, diesel, merda”,  ma  il  patto deve essere  stringersi di più e non perdersi. La gara (sotto il Vesuvio) è difficile, ma si può sputare il veleno: urlando contro il cielo.

Da Ligabue a Toto. “Come andare a un funerale di un morto“. Prima di ripetere la classica frase di ogni turista: “vedi Napoli e poi muori”, si può vedere il contrario se il Genoa sarà pratico e cinico tatticamente ai fini del risultato. Prandelli dovrebbe far giocare la squadra con il 3-5-2. Un 3-5-2 genoano che dovrà rappresentare un riassunto moderno del vecchio calcio all’italiana: difesa a tre e attaccare utilizzando gli esterni per ribaltare velocemente la fase difensiva in quella offensiva e sorprendendo l’avversario in contropiede, tratto emblematico delle squadre alla ricerca di punti.

La formazione del Genoa? Prandelli con vista derby potrebbe fare turnover e, in particolare, lasciare riposare Kouamè. Il 3-5-2 dovrebbe schierare con poche vie d’uscita Biraschi, Gunter, Criscito in difesa. A centrocampo l’utilizzo di Lazovic a sinistra o destra, con Pezzella o  Pereira sulle corsie laterali. Verrà dato turnover a Rolon e Radovanovic: dentro Veloso mezzala o play protetto da Lerager e Sturaro. Davanti spazio a Lapadula, che dovrà dimostrare di esserci, e Sanabria. Oppure – perché no – Pandev o Bessa.

Prandelli da navigato allenatore, avrà capito che non si possono scoprire terre nuove senza  accettare di perdere di vista ogni terra conosciuta. La probabile formazione con alcune parentesi: Radu; Biraschi, Gunter, Criscito; Sturaro (Pereira, Lazovic), Lerager, Veloso, Bessa (Sturaro), Lazovic (Pezzella); Sanabria, Lapadula. Sarà un 3-5-2 mobile. Con Bessa in campo 3-4-1-2 in fase di possesso.

Capitolo Napoli. Lasciando da parte la gara in casa dell’Empoli nel mercoledì da Ciucci, dopo 30 giornate di campionato si può quasi affermare che se il Napoli e Ancelotti avessero CR7 probabilmente si potrebbero giocare il campionato più da vicino con la Signora. La differenza tra la Juventus e il Napoli, senza togliere nulla ad Allegri, è Ancelotti.

Il Napoli a inizio stagione non era considerato l’anti-Juve: non si era convinti che il lavoro di Ancelotti potesse dare risultati considerato che doveva confrontarsi con una squadra di sistema e dogmatica, con principi di gioco saldi e inderogabili lasciati in eredità da Sarri.

Invece Ancelotti con la sua rivoluzione che si porta dietro da quando ha incominciato a giocare  e dopo fare l’allenatore, tenendo conto di alcuni principi cardini del sarrismo (ricerca del possesso, aggressività difensiva, reparti stretti), è riuscito  a far sparire nella testa dei calciatori l’ossessione del possesso con la fluidità di gioco e il turnover.

La forza  del tecnico di Reggiolo quella di far comprendere ai calciatori come identificare gli spazi, lo sviluppo dell’attacco in cui tutti dovevano avere prestabilite posizioni dopo aver eseguito determinati movimenti scegliendo la possibilità di determinate giocate fatte in allenamento: mobilità, interscambiabilità e imprevedibilità. Tutto per superare le linee di pressione avversarie.

Ciò ha permesso al Ciuccio napoletano di cambiare modulo, interpreti e interpretazione della partita nei novanta minuti di gioco. Ancelotti modula le situazioni di gioco in base alle necessità. Vista la sua esperienza internazionale, Ancelotti avrà anche insegnato ai calciatori come migliorare attraverso il lavoro di tutti, l’unico totem per rendere al massimo delle proprie possibilità. Raggiunto questo, ha convinto i giocatori di spicco dell’era Sarri di abbandonare sul campo la loro zona confortevole e vedere il pallone da altra angolazione.

Il lavoro psicologico di Sor Carletto ha portato tutti gli elementi della rosa a voler provare qualcosa di nuovo,  al di là del variare moduli e fare turnover in ogni partita. Con i calciatori disposti a seguirlo in questi cambiamenti il più è stato fatto, al di là delle strategie tattiche. Ancelotti è bravo, ma deve ringraziare i giocatori per la loro disponibilità.

Ancelotti ha superato il sarrismo e in pochi hanno capito come abbia esplorato tutte le qualità della rosa a disposizione che, intrappolate in dogmi tattici e di formazione sempre uguale, erano rimaste inespresse. Il possesso c’è ancora nel Napoli di Ancelotti, ma rispetto al periodo di Sarri quando non funziona si mette da parte e si utilizzano altri principi del calcio, in particolare spazio e tempo. Invece del possesso, utilizzando al meglio il cambio gioco repentino per pescare sulle ali gli uomini liberi e preoccupando gli avversari di allargarsi e se trovano l’antidoto per fermarlo allora si cambia con le imbucate al centro di vecchia scuola contropiedista.

Il 4-4-2 di Ancelotti ha liberato Callejon della sua zolla di campo, i centrocampisti e i trequartisti attaccano il limite dell’area, la pressione offensiva costante per schiacciare gli avversari – in particolare di Allan in posizione non codificata – ha fatto la differenza. Se a tutto ciò aggiungiamo che il tecnico è bravo a capire le dinamiche interne con la gestione delle energie, anche in base all’avversario, ecco il Napoli di Ancelotti.

Nel Napoli 2018/2019 non conta il numero del modulo, ma i principi, tra cui il principale è il dribbling e l’uno contro uno per creare superiorità numerica. Si parla di un 4-4-2 con un centrocampo a due in modo da avere due centrali difensivi e il doppio pivot  a protezione dell’area di rigore. I terzini costretti ad un super lavoro nelle due fasi di gioco con una assicurazione alle loro spalle. Difficilmente il Napoli si trova in campo aperto in situazione di scompenso numerico.

Non abbiamo scritto di calciatori, ormai tutti reclamizzati e conosciuti anche perché Ancelotti ha fatto una scelta precisa al di là dei nomi e cognomi assecondando le richieste della società, utilizzando e valorizzando tutti i componenti della rosa.

Se sarà aiutato dal Presidente cineasta nel paniere economico azzurro ci saranno tante plusvalenze, che se saranno utilizzate con le direttive di “Carlo Magno” Ancelotti e con l’innesto dei Top giusti al posto giusto il prossimo anno la Juventus non farà altro campionato da sola.

La marcia di avvicinamento alla gara contro l’Arsenal in Europa League – ma anche l’Inter a 7 punti di distanza – faranno ragionare Ancelotti, consapevole di aver sbagliato il troppo turnover iniziale contro l’Empoli mercoledì scorso. Non ci saranno Insigne e Ghoulam, hanno recuperato Chiriches e Ospina. Turnover per Allan: senza di lui difficile giocarsela contro l’Arsenal. La voglia di Carletto è quella di risolvere alla svelta la gara con il Grifone e dopo far riposare quelli che dovrebbero dare la svolta contro gli inglesi.

La probabile formazione del Napoli: Meret; Malcuit, Maksimovic, Koulibaly, Mario Rui; Callejon, Allan, Fabian Ruiz, Zielinski;  Milik, Mertens.

Napoli-Genoa diretta da Pasqua di Tivoli, nato a Nocera inferiore, ma appartenente alla sezione arbitrale di Tivoli. Classe 1982, 38 gare in serie A con 7 rigori e 6 espulsi. In stagione ha diretto 14 gare con due rigori e due rossi sventolati. Prima gara stagionale con il Napoli, già due gettoni con il Genoa: vittoria con l’Empoli al Ferraris e pareggio con la Spal.

Fabrizio Pasqua è un buon arbitro, peccato che sia a rischio infortuni muscolari. Lo scorso anno si è perso in un Benevento-Juventus dalle mille polemiche. L’Aia lo sta monitorando come prossimo internazionale dal gennaio 2020, unico handicap potrebbe essere l’età.

Primo assistente Bottegoni di Terni, secondo assistente Bresmes di Bergamo, quarto uomo Rapuano  di Rimini. Al VAR Aureliano di Bologna, all’AVAR Fiorito di Salerno.

Diffidati Napoli: Albiol, Diawara, Maksimovic, Milik. Diffidati Genoa: Kouamè, Pandev.