Altro che Cholismo, è l’Allegrismo ad aver fatto la differenza nella gara di ieri allo Stadium juventino, anche se le vetrine di oggi sono tutte per CR7 che si è portato il pallone a casa. Tutto è dovuto per non fare marcia indietro alle critiche pre-partita al tecnico di Livorno e alla sua squadra. Il Cholo prima della gara volava sopra Torino, Allegri ha trasformato la notte bianconera incendiandola senza pazienza, aspettando l’evolversi della partita.

Tutto ciò ha sorpreso i Colchoneros, il Cholo che non ha saputo porre rimedio alla intensità, continuità, qualità individuali, solida fisica dei bianconeri. Quando Simeone trovò la formula magica per mandare in tilt il tiqui-taca blaugrana si consumarono titoli e fiumi d’inchiostro. Oggi che Allegri ha trovato l’antidoto al Cholismo, dandogli una lezione di calcio, deve lasciare la vetrina a Cristiano Ronaldo (autore delle 3 reti, di cui una assegnata con l’aiuto della tecnologia) comprato e pagato profumatamente per fare questo. D’altronde, quando il Real Madrid girava, ne aveva già fatti 22 nei derby della capitale spagnola. A proposito di tecnologia, la Juventus pareggia quello che gli era stato portato via lo scorso anno.

Nel calcio da una parte c’è chi punta sul dominio del pallone, dall’altra chi mira al controllo degli spazi. L’Allegrismo di ieri sera, invece, oltre a indovinare la strategia tattica con la difesa a tre (tanto vituperata da altre parti) ed un centrocampista sulla linea dei difensori, libero di attaccare gli avversari in ogni zolla del campo con velocità, tecnica sublime, schemi non complessi e superiorità non noiosa, ha asfaltato gli spagnoli semplicemente allargandone la difesa.

Autori di questo quadro di calcio sono stati due italiani. Si, due italiani: Bernardeschi e Spinazzola, che hanno arato le corsie laterali dell’Atletico Madrid. Bravo Allegri ad aver capito che se avesse imbastito la partita nel cuore del gioco il suo centrocampo l’avrebbe persa. Ha scelto di attaccare sistematicamente, ha lanciato subito una specie di OPA sulla partita volendo affermare una superiorità assoluta sull’avversario. Non ha mollato mai il pallone, non ha mai basculato negli spazi, ha fatto sfiancare gli avversari vogliosi di evitare che questo gap si trasformasse nel risultato finale.

Simeone non è riuscito, per chiamare le cose con il proprio nome, a fare quello che abbiamo visto negli anni scorsi con le squadre italiane. Non gli è stato permesso di fare lo stile difesa, contropiede e muoversi ad una velocità che agli aveva permesso di mietere risultati. A fine gara tutti gli intervistati bianconeri davano l’impressione di essere già sul prato del Ferraris, contro il Genoa, domenica a mezzogiorno. Hanno premura di chiudere la pratica scudetto matematicamente e dopo concentrarsi solo sulla Champions League. Se il Vecchio Balordo sarà croccante, sarà una partita da non perdere in campo e sugli spalti. Potrebbe vedersi una gara che non solo i genoani si aspettano: poveri ma belli, anche senza CR7.


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