Non è stato clamoroso al Ferraris, come clamoroso fu al Cibali. La storia nel calcio è la cassaforte della memoria: bastava che qualcuno datato in società si fosse ricordato della sconfitta patita da Gasperini il 15 dicembre 2015 contro l’Alessandria e alla cocente eliminazione dalla Coppa Italia con un’altra squadra di Lega Pro si sarebbe potuto rimediare fin dall’inizio. Intorno al Genoa, contro l’Entella, sono girati tanti fantasmi dall’inizio della gara e pochi ghostbusters. La speranza che tutto si potesse mettere a posto ogni minuto che passava svaniva perché la lettura della partita come in altre dal campo non coglieva i problemi che si vedevano.

Già dalla formazione iniziale contro l’Entella bisognava toccare ferro per un semplice motivo: in troppi e insieme non potevano avere il ritmo partita nelle gambe giocando poco e qualcuno anche esodato. Juric come Gasperini non aveva fatto le prove generali, come nel 2015, per  la sfida della domenica successiva. Quella volta per il Gasp era la Roma. “Giustamente” qualcuno potrebbe obiettare, domenica il Vecchio Balordo si gioca una gara importante per la classifica e il futuro, ma la coerenza di questa affermazione non combacia con l’utilizzo di Piatek e Biraschi, gli unici due titolari e colonne della squadra in campo per 120’ a faticare.

Allora non sarebbe stato più semplice mettere in campo la qualità dei titolari, riconosciuta, e fare risultato nel primo tempo per poi cambiarli invece di fargli fare l’allenamento pesante del mattino? La lettura della partita da parte di Juric non è riuscita come a Torino: Omeonga, Pedro Pereira, Medeiros fuori dal gioco anche per colpa dei ruoli . Meno male che Rolon e Lisandro Lopez contro avversari (riserve) di 2 categorie inferiori  hanno fatto una buona figura. I migliori in campo sono stati Biraschi e Piatek. Fra l’altro Medeiros trequartista, contro il Parma aveva fatto saltare la panchina di Ballardini perché non gradita al Joker.

Troppo in ritardo le sostituzioni di Omeonga e Pereira, la corsia di sinistra, dove l’Entella affondava tutto ancora più scomposto con l’entrata di Veloso a fare terzino-esterno sinistro. Il genero di Preziosi, oltre ad aversi preso una caterva di insulti dalla Nord, ridotta nel numero ed aver aumentato contumelie nei confronti del Patron, era un pesce fuori dall’acqua in un ruolo mai giocato in Portogallo, in Europa, Nazionale e al Genoa.

L’ultima domanda: perché nell’ultimo tempo dei supplementari non sia entrato Kouamé con il Genoa in vantaggio. Il giovanotto, da solo, avrebbe potuto vincere la partita con la velocità e i dribbling  considerata la stanchezza dei biancocelesti. Invece il povero Rolon, stremato da almeno 15’  con i crampi, che correva sulle punte dei piedi, è stato sostituito da Sandro (ultima sostituzione) per portare a casa il risultato, mentre il trainer dei rivieraschi Boscaglia leggeva bene le difficoltà del centrocampo genoano e buttava nella mischia i centrocampisti titolari eccetto Eramo: entrambi hanno confezionato il risultato con il cambio e la velocità di Dani Mota al posto dello statico Petrovic. Bravo Boscaglia nel leggere al meglio la partita.

Sui calci di rigori al termine dei supplementari da Armata Brancaleone, senza una decisione predeterminata bisogna stendere un velo per quello che si è visto nel centrocampo genoano. In particolare con l’ultimo lasciato tirare a Lapadula, bravo nel calciarli ma psicologicamente non giusto dopo aver fallito gol alla Egidio Calloni. Sarebbe stato meglio averlo fatto cimentare nei primi 5 rigori.

Marchetti ha fatto degli errori su qualche gol incassato ma ha salvato la capitolazione con due ottime parate. Sui rigori non poteva farci nulla, non conoscendo come succede in Serie A quelli che sono i rigoristi ufficiali.  Peccato per questa ennesima beffa per il Vecchio Balordo e i suoi tifosi. Scherno, burla che entrerà nella storia del Genoa che con tre rigori a favore (pali e traverse non si contano, fanno parte del campo) come ha detto il Presidente Gozzi ha chiuso “un conto aperto lungo 50 anni”.Complimenti all’Entella 2 che ha retto bene e alla pari il confronto con il Genoa 2. Grande gioia per i 335 tifosi di Chiavari, chiusi nella gabbia, degli altri in Tribuna e dei tanti dirigenti in Tribuna di onore.

Per fortuna nel calcio le cose cambiano in fretta, ma anche con l’arrivo del terzo allenatore non bisogna neanche fantasticare dopo quello che si è visto contro l’Entella in campo e a fine partita, con il licenziamento di Ivan Juric, vittima sacrificale nelle gare precedenti visto il calendario,  contro l’Entella affondato per demeriti e preoccupazioni, con vista campionato e senza paracadute. Sempre sull’uscio di Villa Rostan dal suo arrivo. Difficile lavorare in tutti i casi della vita, non solo del calcio,  in quelle situazioni.

Per l’ennesima volta con il Genoa di mezzo bisogna tirare fuori le parole di Ligabue nella canzone “urlando contro il cielo“ dopo ieri sera prima, durante e dopo la partita. “Fantasmi sulla A14  o  Pegli, dai  finestrini passa odor di mare, diesel, merda, morte e vita (con il Ponte Morandi sempre spezzato). Il patto è stringerci di più prima di perderci. Forse ci sentono lassù è come sputare via il veleno”.     

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