Il Genoa e Juric come Diogene continuano ancora a passeggiare con una Lanterna tra le mani. Cambiando di partita in partita il motto. Dicono cerchiamo punti e gol di Piatek, anche lui come Diogene dentro la botte da 5 gare. Preziosi  anche lui con la Lanterna in mano alla ricerca dell’allenatore?

La benda la fortuna la mette per un motivo o per un altro sempre sugli occhi del Vecchio Balordo. Contro il Napoli, oltre il Ciuccio, ci si è messa una bomba d’acqua non prevista neanche dalle allerte sempre all’ordine del giorno. È piaciuto il Genoa per 60’ con l’obiettivo di aprire poco agli avversari non consentendo di far loro fare il proprio gioco.

Ancelotti tattico anche nelle conferenze stampa pre gara aveva fatto capire di fare abbondante turnover, invece ha cambiato solo 3 uomini, uno per reparto. Il Grifone non ha spadroneggiato per 60’ ma ha messo in crisi il Napoli e i suoi 5000 sostenitori al seguito. Poi si è perso nella piscina dopo il rientro dal diluvio.

Dopo le cinque gare di Juric possiamo sfogarci a parlare di moduli e allenatori: la differenza come sempre nel calcio è peró sempre fatta dai calciatori. Per i “vedi il Napoli e poi muori”, anche di fede rossoblu, il primo tempo è  stata  una sorpresa. Juric ha scelto, come detto in conferenza stampa pre partita dicendo che qualcosa cambiava nelle scalature, un criterio utile nella preferenza dell’assetto tattico: la superiorità in fase difensiva,  non cercandola oltre il centrocampo e prendendosi dei rischi che lo hanno spesse volte punito. Senza buttarsi nei numeri di moduli, bella l’identità tattica, corroborata dal Tempio, di non aver soggezione del Napoli di Mastro Ancelotti.

La chiave della partita: Grifone compatto per 60’ tra i reparti in grado di recuperare palloni, cercando anche quando la squadra era alta di non andare in difficoltà e neutralizzare le corsie laterali con gli esterni Lazovic e Romulo che cercavano di attaccare e difendere con il Napoli che tentava di utilizzare i corridoi centrali con Veloso e Hiljemark a non farli verticalizzare. Semplificando, rispetto alle gare milanesi  si capiva chi attaccava, chi copriva, chi marcava, chi scalava.

Radu tra i pali  ha confermato la sua forza: quando avrà metabolizzato le lezioni di Scarpi sulle uscite si toglierà delle soddisfazioni. Altra diversità importante contro il Napoli il rientro di Criscito, esperienza e organizzazione che non si “pesa”. Bravo Veloso,  considerato più per le sue dichiarazioni di essere al 60/70% delle condizioni sul piano atletico e poco per quello che ha fatto non lasciando i difensori in difficoltà nell’uno contro uno. Da segnalare Bessa versione carrarmato nei confronti di Allan, il rubapalloni per eccellenza del campionato. Dietro, lasciando da parte l’autogol di Biraschi viziato da una toccatina non di grande intensità ma estremamente efficace sul deretano da parte di Albiol, sbilanciandolo quel tanto che bastava  nella piscina sotto la Sud per colpire maldestramente il pallone poi trasformatosi in autogol, hanno dimostrato anche con Romero una costanza di rendimento, di cattiveria cercando di non fare falli dal limite.

La formula dei 60’ di strategia di Juric ha confermato che giocare all’italiana , rinunciare al possesso, compatti nella prima e seconda linea davanti al portiere, e poi attaccare rapidamente senza troppi passaggi cercando di verticalizzare subito, saltando il centrocampo avversario, è la formula giusta per andare al tiro. Passarsi mille volte il pallone non porta punti. Il Genoa fa risultato quando è squadra, davanti ha dei giocatori adatti per le transizioni veloci cercando di sopperire alla difficoltà della difesa, non rapida in spazi larghi e nell’uno contro uno.

Con Piatek e Kouamé servono poco i giochi di posizione, occorre far circolare velocemente il pallone cercando di attaccare con i due esterni. Nell’Intervallo, tutti gli inviati dei giornali sportivi nazionali incominciavano a fare delle analisi sulla squadra dell’ambizioso De Laurentis, che ancora non era venuta a galla grazie all’esperienza di Ancelotti e alla sua unicità nel leggere le partite, non sbagliando i cambi. Al Ferraris anche con un pizzico di fortuna, non avendo preventivato la “bomba” d’acqua sul tempio (difficilmente avrebbe cambiato il fisico Milik) e l’interruzione della gara: correre per il Campionato e per la Champions è giusto, ma potrebbe essere dura .

L’analisi della partita bisogna riprenderla dopo i 13’ minuti dentro lo spogliatoio in attesa della fine dell’acquazzone. Disperati i napoletani visto il Ferraris modello Piscina della Sciorba in particolare sulle corsie laterali e sicuri che per chi gioca pallone a terra potesse diventare lo Zoncolan da scalare. Invece è stato il contrario: in difficoltà ci è andato il Vecchio Balordo non riuscendo più a ripartire, in particolare con Kouamè, in modalità rasoterra e penalizzato dalla fisicità di Albiol e Koulibaly quando il pallone si alzava.

I cambi di Ancelotti alla gara hanno fatto la differenza anche nell’acqua: Ruiz e Mertens hanno confezionato il settimo gol dei calciatori subentrati dalla panchina. Mertens uno spettacolo modello surf senza tavola scartando una pozzanghera e servendo un assist-gol allo spagnolo davanti a Radu, coi rossoblu (non solo i difensori) in versione Baywatch per aiutarlo a non sommergere.

Sull’uno a uno il risultato appariva giusto a tutti e invece il solito gollonzo tra Biraschi, l’arbitro Abisso “fenomeno” che non utilizza i cartellini gialli nei momenti topici della gara (tutti doppiabili visti i falli del secondo tempo),  Di Bello al Var e la “malattia” di non andare più a controllare alla tv, al 42’ del secondo tempo hanno ributtato il Diogene genoano dentro la botte.

Il Genoa non ha giocato male, la prestazione fino all’uscita di Veloso c’è stata, fisicamente è stato pagato lo scotto e chi si aspettava il Napoli in crisi per la gara di Champions sarà rimasto deluso vedendo i napoletani nuotare in ogni pozzanghera e i genoani non affogare ma bisognosi di un salvagente.

Le prestazioni temporali lasciano il tempo che trovano, occorrono punti perché il tesoretto accumulato fino all’ottava giornata incomincia a depauperarsi anche alla luce delle prossime  6 gare fino al giro di boa non facili da conquistare, per di più se non guarirà dalla “sintomatologia” della pistola scarica Piatek.

Tutti chiedono: rimarrà Juric? Il Joker è in silenzio, non ha gradito la contestazione – non nei suoi confronti ma della famiglia – e potrebbe decidere di  fare il Ponzio Pilato lavandosi le mani, richiamando Ballardini e rimanere come San Tommaso in attesa di toccare il futuro del Genoa. Ci sono altre soluzioni certamente, ma ragionando, se vorrà cambiare Juric, perché spendere altri euro per personaggi di secondo piano e non graditi alla piazza? Juric per adesso è infatti confermato, ma “ha da passà u lunedì!”.

Il passeggio con la lampada questa volta sarà del Joker e dovrà essere quella di Aladino. Incombe un derby importante vista la classifica e i risultati delle squadre che stanno sotto la Lanterna.


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