Weekend senza calcio sui campi italiani e tanti calci dove non batte il sole: in Lega Serie A, Serie B e FIGC.

Stasera torna in campo la Nazionale contro l’Arabia Saudita. Mancini ha chiesto tempo asserendo che non è un Mago. Ne avrà parecchio anche se il cielo azzurro in questo è come le peripezie meteo di questo mese di maggio con tante nuvole. Mancini parte con Balotelli e cinque debuttanti. Balotelli sarà il caposaldo della nuova avventura del Mancio. Trenta i convocati per questo ciclo di partite con arabi, francesi e olandesi per cercare di fare alla svelta nel conoscere quello che può passare il calcio italiano.

Dei cinque, l’unico nuovo sarebbe stato l’ex Roma Emerson Palmieri, tornato per già a casa a causa di un infortunio; gli altri un salto a Coverciano lo avevano già fatto con Prandelli e Ventura: Baselli, Mandragora, Berardi e Caldara. Richiamato anche Criscito, pupillo di Mancini in Russia: finalmente un vero esterno di piede sinistro in nazionale. L’altra novità sarebbe stata Marchisio, ai margini di Allegri: anch’egli ha lasciato Coverciano lo scorso 24 maggio. Non convocato Candreva per motivi tecnici diversamente da De Rossi per età anagrafica. Trenta giocatori che giocheranno tutti nelle tre amichevoli, salvo qualche defezione dopo l’arrivo a Coverciano. Sono tornati a casa Immobile, Bernardeschi e i già citati Palmieri e Marchisio.

Mancini vuole lo spirito della nazionale del 1982. L’ispirazione è sulle orme di Bearzot che fece il mondiale spagnolo prima con tanti problemi e dopo con un risultato non aspettato da nessuno. Mancini vuole subito risultati per risalire il ranking Fifa.

Più che ai risultati  l’ex bimbo del calcio italiano deve stare incollato a Costacurta, Malagò e agli abetani – non quelli di Striscia la Notizia – perché facciano e mettano subito in agenda non solo la riforma dei campionati e il semi-blocco degli stranieri ma tutte le altre riforme per mettere alla pari il calcio italiano con le altre nazioni.

Invece no! Si è rivisto il solito calcio-casino all’italiana nel weekend passato e lo si è visto anche in serie B con lo stop dei play off rimandati di una settimana. Era da mesi che la Lega di serie B e la Procura si erano accorti che il Bari era inadempiente nei pagamenti Inps ed Irpef, irregolarità che avrebbe portato punti di penalizzazione per i galletti. L’inchiesta della Procura federale era iniziata a marzo, il verdetto della Procura era atteso prima della fine della stagione invece il processo programmato non si capisce il perché fosse stato calendarizzato al primo giugno. Subito anticipato quando i buoi (play  off) sono scappati dalla stalla sabato scorso: meno male che nessuno ha fatto ricorso. Due punti di penalizzazione per il Bari, playoff da giocare in trasferta in casa del Cittadella e non al San Nicola di Bari. Perché non si è deciso prima? Era tutto chiaro.

Tutto questo non fa che minare la credibilità del calcio in aggiunta a quello che sta succedendo in Lega di serie A per i diritti Tv e in FIGC con le componenti delle varie leghe che vogliono riesumare  Giancarlo Abete.

Solo quarantotto ore di piagnistei dopo la sconfitta con la Svezia e la non partecipazione ai mondiali. Appesi alla forca del calcio solo Tavecchio e Ventura: dopo 6 mesi siamo di nuovo nella situazione di prima. Malagò sperava di aver superato con i Commissariamenti leggi e leggine, veti che attagliano il primo sport italiano, invece si ritrova dopo cinque mesi con un cerino in mano difficile da spegnere.

Malagò all’insediamento aveva tuonato contro tutti, Lega, Figc, Nazionale di calcio, dimenticandosi che doveva fare i conti con il sistema-calcio; adesso è costretto a fare passi indietro spinto da statuti e regole da medioevo che nessuno vuole cambiare utilizzandole a proprio uso e consumo. Ci ha provato spingendosi oltre ma mai avrebbe immaginato che le  diverse anime del calcio non fossero in grado di fare squadra per salvare il più popolare degli sport.

Tutto in sei mesi si è ridotto nell’identificazione del CT azzurro e al rilancio della Nazionale: troppo poco per ristrutturare il mondo del pallone. Fra l’altro anche questo sarà sotto giudizio del risultato di stasera contro l’Arabia Saudita che non metterà dei cammelli in campo.

Il caos che c’è in Lega per i diritti TV non fa neanche notizia. Niente di nuovo nella confindustria  del pallone dove continua a succedere quello che è sempre accaduto nelle ultime stagioni: spaccarsi in due su qualsiasi decisione. Mediapro, ad esempio, è rimasta a galla mercoledì scorso per un voto, giovedì per due.

Il cda di Mediapro si è riunito Venerdì per deliberare di versare i 186 milioni alla Lega, non più come anticipo ma ad integrazione dei 64 milioni già predisposti all’atto della firma sui nuovi diritti TV per il triennio 2018/2021. Giustamente nella testa di chi ragiona bisogna ci si deve domandare perché i cinesi-spagnoli stiano facendo i saltimbanchi dopo aver firmato un contratto con condizioni economiche chiare. Qual è il motivo per cui non le rispettano? La sentenza del tribunale di Milano che ha dato ragione a Sky c’entra poco e niente. C’è qualcosa di diverso che bolle in pentola.

Se arriveranno i 168 milioni di euro sul tavolo della Lega e l’altra fideiussione di 220  milioni  garantita stamattina entro la fine di giugno tutto si sgonfierà o in Lega continuerà il muro contro muro tra chi vuole Mediapro contro chi vuole Sky? Oppure, come dice Ubano Cairo, Presidente del Torino e del terzo network televisivo privato italiano nel mondo del calcio, c’è  una  terza via d’uscita?

La tensione è alta tra quelli che vorrebbero “scontare” in banca la ricca fattura dell’anticipo spagnolo, senza contare che qualcuno ha messo la cifra a bilancio senza nessuna certezza dell’incasso entro la chiusura dell’esercizio.

Per quanto riguarda il Genoa nessuna notizia: importante definire il trasferimento di Perin e sapere cosa arriverà in cambio, oltre gli euro che appaiono sempre pochi: un centrocampista, un attaccante? 

Come per il Genoa, anche per le altre che giocheranno la prossima stagione in serie A solo chiacchere. Nel calciomercato possono cambiare tutte le date, la riduzione delle compravendite  ma alla fine del  campionato il Circo Barnum del calcio mercato parte in pompa magna composto dagli agenti o procuratori e dai saltimbanchi della notizia.

Per le società di calcio oggi in testa oggi c’è solo un pensiero, ovvero sia come finirà la storia dei diritti TV e quanti euro si incasseranno (e non per spenderli nel calcio mercato).

Ci sono trattative ma tutte in stand by per gli svincolati di giugno perché nessuna delle proprietà ha capito quanto incasserà dall’asta delle TV. Si parla di calciomercato anche del Milan, perciò è difficile definire un limite a questa baraonda inutile del mercato con quello che sta vivendo il Diavolo rossonero nella discussione con il fair play finanziario con l’Uefa.

Tutti rivolti oggi al mercato degli svincolati perché non sarà un calcio mercato facile se anche la FIGC dal primo di giugno si atterrà alle norme Uefa per iscriversi al prossimo campionato, regole che saranno difficili da digerire con poche possibilità all’italiana: “fatte le leggi gabbato lu  santo”. Le direttive Uefa dal primo di giugno:

  • obbligo di trasparenza sui propri siti pubblicando i bilanci e le spese per gli agenti (in questo momento padroni del calciomercato coi parametri zero);
  • Limite di deficit e controlli immediati. Fair play non solo per l’anno corrente ma anche per il successivo;
  • stop ai finti prestiti;
  • stop a vendite di comodo, per finti attivi in bilancio;
  • Stop contabilizzare gli utili in anticipo prima che si incassino.

in Champions League c’è stata Real Madrid-Liverpool. Terza Coppa con le orecchie consecutiva per i blancos. Ha vinto l’esperienza non calcistica grazie al colpo di lotta greco-romana del capitano Ramos nei confronti di Salah. Si parla di ciclo di Zidane ma a qualsiasi allenatore, anche quello del Roccacannuccia, se non vincesse con il Real Madrid bisognerebbe strappare il tesserino professionale. Vince per la panchina più forte. Entra Bale ed imita in rovesciata CR7, pronto a lasciare il Real Madrid; ma in realtà i blancos vincono per due tiri “paperati” grossolanamente dal portiere dei Reds.

La fortuna di Zidane è stato un Gareth Bale arrabbiato per la panchina: non aveva neanche partecipato al riscaldamento pre gara chiuso nello spogliatoio a picchiare i pugni sullo stipetto. La finale è durata 30’ fino all’uscita di Salah.

Klopp con un mix di organizzazione di gioco che moltiplicava le capacità individuali con forza, soluzioni e autostima con la squadra che si muoveva collettivamente in modo sinergico e compatto esaltando la fantasia dei tre attaccanti aveva messo sotto il Real e Zidane. Dopo di che per fare un analisi completa della gara e capire il risultato finale  meglio consultare il tabellino della gara fino al trentesimo: consultare in particolare tiri in porta fino al 30’ e dopo.

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