La porti un bacione di Manganiello di Pinerolo a Firenze” canteranno i tifosi della viola, quelli del Genoa se potessero rivolgersi a Ballardini “non 45 minuti solo ti vorrei“. La partita diventa un argomento secondario dopo la direzione di Manganiello di Pinerolo, arbitro scarso.

Grifoni inviperiti in campo, in panchina e sugli spalti dopo il rosso sventolato a Pandev, gratuito da parte dell’arbitro considerato l’atteggiamento dell’analista finanziario di Torino troppo voglioso di mettere in evidenza il proprio certificato di Big Jim ma con poca uniformità, congruità tecnica e disciplinare nella gestione della gara. Per falli simili a quello del macedone non graziato del cartellino giallo Bertolacci,  sì Benassi sempre su Bertolacci.

Manganiello nelle sue 14 precedenti gare in stagione in A su 20, pur essendo passato alla Can almeno da 4 stagioni, ha sempre utilizzato sul piano disciplinare in B o in A un metodo: ammonire tanto e dopo non doppiare. Sei ammoniti di cui 5 della Fiorentina. Guardiamo se qualcuno, come successe in Real-Juve e Inter-Juve, si ricorderà di menzionare la regola 18: quella del buon senso che anche in occasione del rosso a Pandev ha determinato un risultato.

Siccome il Genoa non è la Juventus e compagnia, il VAR questa volta non ha tradito il protocollo  e non è intervenuto in occasione del fallo di Pandev, come invece era accaduto all’ora di pranzo per Fofana dell’Udinese. Una guardata alla TV avrebbe fatto cambiare idea. Il VAR non è intervenuto neanche su un fallo da rigore da controllare meglio nei confronti di Lapadula. Nessuna novità se in campo c’è Manganiello e al VAR ci sono Abisso e Piscopo, con tutto il rispetto che si può nutrire per la loro giovane carriera.

La partita di Manganiello mi ha fatto ricordare quando ero sui campi a dirigere e dopo dietro le scrivanie. Nell’AIA (Associazione Italiana Arbitri) non è cambiato nulla. Fanno carriera i raccomandati e in questo momento sono in auge il Ducato di Savoia con le raccomandazioni di Trentalange, visti i piemontesi provincia di Torino all’Opera; il Gran Ducato Toscano, quello di Nicchi; e prossimamente torneranno in auge il Gran Ducato di Modena e Reggio, quelli di Rizzoli, quando si deciderà nel prossimo luglio chi passerà alla Can A: scommettiamo che sarà emiliano?

Venendo alla partita, quella del Genoa del primo tempo non è piaciuta. Non sembrava al Ferraris il Vecchio Balordo. La formazione era già un piccolo rebus con due destri a sinistra, El Yamiq e Lazovic, viste le assenze di Laxalt e Migliore. E poi la scelta di Medeiros e Pepito Rossi punte serviti con i lanci a lunga gittata di Perin e della retroguardia con avversari che superavano il metro e 85 di altezza è stata un giallo calcistico. Coppia d’attacco poco assortita che ha fatto latitare e sbagliare la fase difensiva. Giusto buttare nella mischia Rossi, azzardato farlo giocare centravanti e a rischio di qualche colpo di troppo. Rossi bisognava però tastarlo in vista del rinnovo del contratto futuro.

Senza pressione, un’azione tattica del singolo e pressing di natura collettiva era difficile che il Genoa nel primo tempo potesse fermare il palleggio della Fiorentina nel cuore del gioco.  A pagarne le conseguenze, leggendo le pagelle e i giudizi non solo della stampa, sono stati Veloso e Bertolacci costretti più a stare in trincea che attaccare. Qualche pisquano ribadirà che non possono giocare insieme.

La pressione come azione singola la dovevano fare gli attaccanti, il pressing i centrocampisti e gli esterni: quello di destra scoperto con Rosi preoccupato di Chiesa,  quello sinistro coperto meglio da verve e gamba di Lazovic.

Sono stati 20/25 minuti di sofferenza, poi il Vecchio Balordo ha incominciato ad alzare il baricentro e ogni ripartenza grazie a Hiljiemark, il migliore in campo, creava grattacapi alle spalle della difesa viola. Dietro la musica era sempre la solita. La Fiorentina faceva fatica a trovare spazi, ma un errore in  palleggio di Spolli (unico errore della gara), nonostante una buona diagonale di El Yamiq, permetteva a Benassi di bucare Perin.

Alla ripresa Ballardini cambiava tutto con andata al futuro inserendo Pandev per Rosi. Diventava un 4-3-2-1 che metteva in soggezione la Fiorentina catramandola con due reti, una di Pepito e l’altra di Lapadula. Due azioni di Pepito Rossi che smarcandosi nello spazio in occasione del gol di testa mancato e quella del gol sono a dimostrare che la qualità non potrà mai oscurarsi.

Quindici minuti da Grifo con altri due cambi di Ballardini, Bessa per Veloso e Lapadula per Pepito. 15’ minuti di Fiorentina fatta viola non solo con le due reti ma anche con il gioco.

La domanda dalle cento pistole perché il Genoa deve andare sotto per cambiare strategia e far  divertire?  Non si potrebbe fare al contrario: prima attaccare dopo difendere? Ballardini ha già risposto dicendo che la rosa non gli permette di fare quello che lui gradirebbe.  Ha  ragione, scoprire la difesa rossoblu non è consigliabile. Ballardini si chiederà anche come non sia riuscito ad attirare gli avversari e colpire con rapide incursioni sulle corsie laterali. Qualcosa è riuscito (poco) nella prima parte con Lazovic e Hiljemark,  però solo un’occasione creata e sbagliata da Pepito di testa.

Al 70’ il patatrac: rosso diretto a Pandev con le tre sostituzioni già effettuate. Da non crederci, il Grifone si è squagliato e non per i 26° del primo tempo visto che c’era la pioggia: anche in dieci si poteva dare di più come successo altre volte sotto la guida del Balla. Show e gol della Fiorentina che ribaltava il risultato in dieci minuti.

Le positività della partita con vista futura sono El Yamiq, diligente da terzino sinistro, pur essendo destro, meglio da centrale nella difesa a quattro. Bravo Lazovic a sinistra pronto ad utilizzare i due piedi, mentre di Hiljemark abbiamo già detto: un mistero del calcio genoano, sempre alla ricerca di Rincon, il perché sia stato mandato in Grecia il 31 agosto del 2017.  Meglio Medeiros nel secondo tempo pronto a fare gioco e creare superiorità numerica sulla corsia laterale di destra invece che a centrocampo. Tutti rivitalizzati dall’ingresso di Pandev o dalla nuova strategia?

Positività che con pochi innesti nel prossimo campionato potrebbe far vedere un gioco diverso,  quello che piace al Balla e che va alla ricerca del gol.  Il Gol del resto è figlio della tecnica, della tattica e di quello che succede tatticamente durante una gara.

Lo sanno anche le pietre, figurarsi Ballardini e Preziosi: il profumo del pallone in qualsiasi categoria è il gol.