Nel campionato del  primo non prenderle nessuno si sbilancia, perciò in ogni gara serve un colpo per aprire le linee Maginot avversarie e portare a casa il risultato: un tiro da fuori area, un colpo da calcio d’angolo dove con le marcatura a zona o mista si perdono i colpitori di testa annunciati, calcio di punizione diretto o indiretto, tanti gol di deretano classificati tra le reti delle domenica e mai ripetuti. In prevalenza nel campionato italiano si gioca un calcio più portato a difendere e nel fare densità, pomposamente il tutto viene descritto come giocare stretti  a centrocampo e il pluridecorato 3 5 2 che sta lasciando spazio al 5 4 1, anche se non piace ai cronisti di moda e qualche allenatore si sente offeso. Moduli con diverse caratteristiche, con chi cerca di andare sempre in verticale e chi cerca ampiezza aprendo sulle corsie laterali. Entrambi i moduli riescono se in squadra c’è qualcuno che salta l’uomo e crea superiorità numerica, affondando sulla trequarti centrale o laterale conta poco.

La forza dei buoni allenatori è far credere di giocare con il 3 5 2 disponendo la squadra altri con altre strategie. Hanno successo coloro che riescono a trasformare il modulo difensivo in WM moderno in fase di attacco e possesso. Tatticamente era il 3 2 2 3 e i due centrocampisti arretrati erano interni e non esterni come i terzini di oggi. Tutto ciò permette di fare il centravanti collettivamente, ed anche nel modulo vincente di Guardiola la mossa vincente – dopo un possesso prolungato – era la velocità di esecuzione dell’ultimo passaggio, per fregare e non far intercettare la chiusa difesa avversaria.
Il 3 5 2 di Ballardini passa da rombo ad aprirsi sulle corsie laterali con un mediano basso e quasi tre centrocampisti, mezzali a tutto campo che però non sono pronte all’inserimento sfruttando le spizzicate del Pivot o le giocate, in particolare di Pandev; pronto non solo a supportare la prima punta ma anche a giocare di sponda per gli altri compagni. Il problema del Genoa sarà sempre la solita litania o lagna fino alla fine del campionato  viste le loro caratteristiche. Galabinov dovrebbe rivedere le giocate di Skurawy e Lapadula quelle di Borriello con Ballardini. Entrambi erano pronti a smarcarsi nello spazio luce e dettare il passaggio al compagno cercando di aprire le difese avversarie. Altra litania che non si vede solo al Genoa è il concetto basilare del gioco del calcio, più importante dei moduli: spazio-tempo, il nome e cognome come diceva Franco Ferrari all’Università del calcio a Firenze. Gli allenatori insegnano la tattica i movimenti ma il tempo e lo spazio devono essere percezioni individuali dei calciatori nelle due fasi di gioco. Chissà quante volte avrà ripetuto questo concetto Ballardini ed anche io, ma in ogni gara non si vede mai e perciò bisogna ripeterlo. Perché se il Genoa fa fatica a fare gol con le punte, allora si può cercare di trovarli tramite il gioco senza pallone oppure con triangoli, riccioli e tagli per muovere le difese avversarie, accorciando il campo difendendo a ridosso della linea centrale con un fondamento principale il pressing immediato su pallone perso per non subire contropiedi e uno contro uno deleteri e tirando da tutte le posizioni.

La gara di ieri contro i finlandesi dell’Inter Turku ha lasciato, indipendentemente del valore degli avversari e dei carichi di lavoro al mattino, gli stessi punti interrogativi delle gare di campionato: non cercare il gol da fuori area, poche combinazioni per far saltare il bunker massiccio degli avversari. Alle Idi di Marzo, ieri Balla ha fatto delle prove  e probabilmente chi era presente ha capito perché alla domenica si affida sempre quasi agli stessi. Calma con Taarabt e Giuseppe Rossi, che devono prendere non solo minuti nelle gambe: il marocchino deve tornare all’efficienza fisica, come quando tornò con Juric  dopo un lavoro massacrante lontano dalla prima squadra e dal ritiro genoano. Per tutti gli altri arrivati imparare, assorbire il campionato italiano, è difficile nei primi mesi e perciò sarebbe meglio, anche a porte chiuse, che Balla decidesse di fare partite con avversari che non mollano nulla come ieri e non tra i componenti della rosa.