La matematica resiste nella vita quotidiana del calcio solo per gli addetti ai lavori, fuori dal prato verde. Il calcio per i tecnici è invece una scienza che deve vivere sotto l’ottica di spazio e tempo.

Il buon Franco Ferrari, docente all’Università del calcio di Coverciano, istruttore maestro di tanti allenatori sui campi di calcio dalla C alla A, era solito dire sui sistemi di gioco: “Un sistema di gioco rappresenta e spiega la dislocazione di base, attraverso i compiti e le funzioni dei giocatori in campo. È un concetto dinamico, non statico. Esso esprime il modulo di gioco che si realizza sia per mezzo della posizione e dei movimenti preferenziali dei calciatori nelle due fasi di gioco, sia per mezzo degli sviluppi tattici adottati“.

Parole semplici che semplificano il concetto che qualsiasi numero di modulo si debba vedere solamente staticamente, quando si batte il pallone ad inizio dei due tempi. Addirittura per non farlo capire agli avversari qualcuno al giorno d’oggi schiera la squadra all’inizio di gara tutta sulla linea di centrocampo. S’intende per sistema di gioco, lasciando da parte i numeri, la dislocazione di base dei calciatori con compiti singoli e collettivi che si devono integrare. Il sistema di gioco è un telaio guida sul quale poi bisogna applicare procedimenti tecnico-tattici per consentire lo svolgimento efficace di azioni di attacco e di difesa.

Il 3-4-3 all’Università del calcio di Coverciano lo descrivono come un sistema che prevede 3 difensori centrali che marcano a zona, 4 centrocampisti di cui uno difensivo con compiti di regia, due mediani laterali non troppo larghi e un trequartista di fantasia; infine 3 attaccanti composti da due ali in grado di fare le due fasi di gioco corredate da una punta centrale. Si tratta di un sistema prevalentemente offensivo che consente di sfruttare al meglio il fonte d’attacco ma che non assicura adeguata copertura in difesa, in particolare sulle corsie laterali. Tutto deve essere farcito da giocatori di grande personalità sia in difesa che a centrocampo. Tutto riesce quando la squadra è compattata e corta tra i reparti con applicazione feroce di un pressing ultra offensivo e utilizzo del fuorigioco.

Tutti siamo pronti a scrivere che il modulo di Juric è – o è stato – un 3-4-3. Non sembra così considerato che i due esterni sono portati a fare di più la fase difensiva e arrivano al cross con le idee poco lucide. Il trequartista c’è solo in fase di non possesso quando l’esterno d’attacco  scala a marcare il play avversario e il Veloso di turno difficilmente si trova vicino due mediani o due calciatori in grado di far ripartire l’azione in profondità.

Il Genoa di Juric gioca più con il 5-3-2, con la difesa schierata in fase di non possesso a 5 calciatori, impostata a zona mista viste le marcature a uomo. L’unica differenza in difesa è che i centrali sono solo due a scambiarsi il centravanti o la prima punta da marcare. Non si gioca con il libero rispetto ad altre difese a cinque. L’Unico neo rispetto alle difese di base a cinque calciatori è che i fluidificanti devono essere di grande spinta ma non hanno molte  capacità difensive.

Attualmente Rosi potrebbe averne più di Lazovic, ma il crotonese difficilmente fa la diagonale difensiva. Il serbo invece, quando ha giocato, è stato l’unico ultimamente a farla con profitto. Di concetto per tutti, il sistema 5-3-2 è un sistema difensivo ma si evince facilmente che in fase di possesso il sistema di trasforma in 3-5-2. Tutto ciò succede attualmente anche al Genoa di Juric.

Juric più che il numero di modulo è alla ricerca del principale obiettivo, ossia quello di trovare il modo di coordinare armonicamente sia le abilità sia gli sforzi di ogni singolo calciatore al fine di trovare il risultato. Un buon sistema di gioco, indipendentemente dai numeri dei moduli, richiede capacità tecniche, doti intellettuali e soprattutto tanta collaborazione e corsa non a vuoto per sopperire alla mancanza di qualità.

Sono i tempi di gioco che non riescono al Vecchio Balordo e non dipende dai numeri dei moduli, ma dalla tecnica che non per tutti è sempre all’altezza della situazione. Modulo ma non staticità. Sterili i dibattiti sui sistemi di gioco. Difficile affermare la superiorità su un numero di modulo su un altro. Al calcio attuale in realtà, come si vede in Tv con gli altri campionati e tornei europei, vincono le squadre che si esprimono in valori dinamici ed a volte imprevedibili, con le squadre italiane che fanno sempre la figura di correre meno, e non solo ad inizio stagione.

Pitagora diceva che i numeri regnano sull’universo. Gli allenatori dicono però che non lo fanno sui moduli del calcio: per loro i numeri sono solamente sulla carta dei giornali.