Vero, verosimile, post verità”, per quanto tempo si andrà avanti così sulla vicenda del Vecchio Balordo e del Joker. Un giorno, una settimana, un mese? Difficile da capire: si pensava pochi giorni, ma invece sarà un periodo logorante per chi cercherà di fare un po’ di giornalismo in questo sistema digitale che ha completamente trasformato il lavoro di tutti i giorni.

Occorrerà qualcosa, oltre armarsi di pazienza, per mettere un vero argine alla valanga di post verità all’interno di questa discussione relativa alla vendita del Vecchio Balordo, considerato peraltro che la verità viene considerata una questione di seconda importanza.

Lavoro che viene massacrato sui social da coloro che la “vogliono calda e subito”, qualche volta con ragione considerate le molte “belinate” scritte e dette in TV, non solo sull’ultimo caso del Grifo (ormai a livello di politica). Notizie che non possono avere un procedimento in grado di risolvere un problema attraverso passi elementari e precisi, ad esempio il calciomercato rossoblu: perché credere che il Genoa possa prendere un calciatore senza aver verificato costo del cartellino e ingaggio?

Sulla vendita del Grifone, perché le aziende che dovrebbero essere attratte per qualcuno devono chiamare le testate giornalistiche di propria volontà per smentire l’interessamento? D’accordo, i giornalisti dovrebbero essere gli ostetrici e i beccamorti del tempo ma in questo momento i “luassi” digitali sulle grandi piattaforme di Google, Facebook e social superano la categoria facendosi beccare all’amo specialmente per un click in più su siti che dovrebbero essere perlomeno informati.

Il problema è che i giornali cartacei non riescono più ad arginare la valanga di “post-verità” e nessuno riesce a far la sua parte, non scrivendo più dalle 18 alle 22: la notizia, anche se non controllata, deve correre subito via web, anche se è una fake news. La forza dei giornali sarebbe tornare all’antico ed eliminare i siti.

Nessuno aiuta più la professione del giornalismo. Google e Facebook, essendo più sensibili all’algoritmo della contabilità e del profitto rispetto a quello della credibilità, non vogliono e potrebbero essere in grado di fare emergere sulle loro piattaforme quello che è vero rispetto a quello che è falso. Negli anni i magnati della rete ci sono riusciti a trasformare i giornali, per loro interesse, in grandi fogli di carta destinati ad involgere pacchi, per non dire altro.

Tutto questo deve cambiare. Da parte dei giornalisti non serve più riempire pagine di retroscena su qualsiasi argomento dove “aperte virgolette” si citano frasi di personaggi pubblici, non solo del calcio, per poi richiuderle (le virgolette), attribuendo il tutto ad ambienti vicini a questo o a quello, senza mai indicare la fonte. Qualcuno anche non firmando il pezzo. Quale credibilità può avere un virgolettato se fin dalle prime armi della professione, se è stata fatta con un professionista dopo la scuola , si è recepito che un “virgolettato” deve contenere sempre una citazione precisa, puntuale e soprattutto verificata?

È il momento, non solo per i giornalisti cartacei ma anche per quelli digitali – e in particolare per questi ultimi – pagare i collaboratori giovani a caccia della tessera senza nessuna scuola sulla professione, di rendere gli articoli trasparenti facendo trapelare come si è lavorato sul servizio, indicando il ruolo nella redazione o collaboratore freelance,  indicando se sono news, opinioni o analisi, oppure se si è stati testimoni oculari dei fatti o se la storia è stata ricostruita davanti al pc, dove bisogna riportare i link alle fonti.

È importante per tutti riprendersi la professione, per non continuare far parlare a sproposito personaggi senza ragione e con una firma, che giornalmente continuano a dire che i giornali – e di conseguenza i giornalisti non solo cartacei – sono la ferrovia delle bugie.

Capitolo Genoa: il grande problema è se i tempi si allungheranno nel passaggio delle quote azionarie. Tra spifferi politici dove il segreto, anche se non vero,  è una cosa che si dice non a tutti  a bassa voce. Diceva Mahatma Gandhi: “colui che cerca la verità, dovrebbe essere più umile della polvere“. Invece il Vecchio Balordo è diventato come la spiaggia del mare dove ogni onda cancella quella precedente.

Capitolo arbitri: Rizzoli appende il fischietto al chiodo. Nicchi, Presidente dell’Aia, gli aveva proposto di fare il designatore della serie B ma l’architetto di Mirandola ha battuto i piedi: o la poltrona di designatore della serie A altrimenti si continua ad arbitrare. Ha vinto lui, che a questo punto sarà il prossimo anno il numero uno della Can A al posto di Messina. Su Messina, lo scorso anno designatore, Nicchi l’ineffabile ha detto: “dopo quattro anni scade il mandato”. Peccato che non valga per lui che si è fatto una legge ad hoc per continuare a fare il Presidente dopo 4 anni. Designatore della Can B sarà invece Morganti di Ascoli Piceno, voluto da Rizzoli per lavorare in osmosi e rinnovare la categoria arbitrale: non sarebbe più facile riunire nuovamente le due anime dei campionati di serie A e B?