Qualcosa della trasferta allo Juventus Stadium dovrebbe essere rimasto e dovrebbe aver colpito la truppa rossoblu: la voglia di vincere dei bianconeri e cercare sempre la superiorità anche nelle situazioni più banali e semplici. Il Vecchio Balordo, per battere i clivensi, non deve lasciare niente di intentato già dentro lo spogliatoio.

A tal proposito, è bene ricordare che dopo il riscaldamento il Ferraris viene abbondantemente innaffiato e perciò i tacchetti del riscaldamento non servono nella prima parte di gara: questo per non trovarsi sempre con il deretano per terra. Lamanna giocando di giorno non avrà la maglia dell’Anas, per la quale viene difficile capire come un’azienda come la Lotto abbia scelto una divisa così fosforescente perché fosse utilizzata nelle gare notturne da tiro al bersaglio. Quisquilie comunque, che documentano quanto sia realmente difficile scrivere di Genoa in questo momento, almeno che non si vogliano spargere pepe e peperoncino.

L’hanno già detto in tanti nelle ultime settimane: il Genoa, non solo domenica, dovrà essere concertato e concentrato come se si stesse giocando una finale di Champions e Juric dovrà ripetere nello spogliatoio quello che ha detto Allegri sabato pomeriggio: “è decisiva per lo scudetto”. E per il Genoa, la salvezza quest’anno vale come uno scudetto.

Contro il Chievo sarà una partita di lotta e sacrificio indipendentemente da chi giocherà, correre, dare fisicità e fare anche qualche fallo (contro la Juve solamente due vere entrate, indipendentemente dalle statistiche, sono state di Veloso) fino a che non è entrato Biraschi che ha fatto sentire il fisico.

7 è un numero che deve far riflettere dentro lo spogliatoio di Villa Rostan. 7 nella smorfia napoletana è ‘o vaso, il vaso che si è rotto dal 15 dicembre scorso, essendo stati 7 punti fatti in 17 partite con una sola vittoria.

Più che il sette fa paura il 14, il numero delle reti subite: 8 con Mandorlini e 6 con Juric dall’inizio di questa maledetta primavera dopo la sosta, una “maledetta primavera” che ha visto andarsene anche Izzo dal pacchetto difensivo. Reti subite tutte con lo stesso, identico comune denominatore: errori in fase difensiva.

Al Grifone attuale, oltre i rocamboleschi errori dei singoli, manca la difesa della porta, uno dei principi fondamentali per non prendere gol. Il gol di Bonucci ne è la prova dal momento che il difensore bianconero ha fatto cinquanta metri o poco meno con il pallone attaccato ai piedi, senza dribbling, e nessuno si è interposto tra il pallone e lo specchio della porta. Tutto ciò non è stato fatto dai difensori e neanche dai centrocampisti che dovevano collocarsi su una linea che non doveva essere immaginaria.

Da Torino – e poi anche con la Lazio – bisogna portare al “Pio Signorini” un miglioramento attuato da Juric sui palloni inattivi e spioventi dalla trequarti. Quattro o cinque sono stati quelli calciati da Dybala, sempre bene neutralizzati dai rossoblu, e alla neutralizzazione ha partecipato anche Beghetto, sceso in campo anche se con poca esperienza: ha sbagliato uno stop sulla linea laterale, ma ha anche fatto due cross, poco visti in precedenza, e ha tentato di tirare da fuori area.

Domenica sera poi Juric ha confermato che i calciatori sanno quando devono cambiare richiamandolo al capezzale del Grifone. Ora tocca a loro domenica prossima dimostrare che le colpe non arrivano solo dalle panchine.
Juric al termine delle prossime cinque gare faccia un briefing mentale o una riunione prima di parlare a fine gara a televisioni e stampa, anche perché verrà sempre stuzzicato sulla lettura e analisi della partita, che ormai conta poco nel mondo virtuale del calcio rispetto ai pettegolezzi.

La speranza è che il campionato del Genoa finisca alla seconda settimana di Maggio dopodiché ci saranno quasi 2 mesi prima di ripartire, chiarirsi le idee e riprendere da parte di tutti le redini del Vecchio Balordo, operazione che sembra difficile e che i risultati positivi hanno sempre rallentato in collaborazione con gli spifferi, i pissi pissi bau bau da dentro e fuori il “Pio Signorini”.

Maledetta primavera insomma. Ma domenica, come dice il testo della canzone della Goggi, c’è “voglia di stringersi e poi vino bianco e vecchie canzoni“.