Empoli Genoa 0 a 2: Ballo della Raspa, dj Mandorlini, con movimenti singoli e collettivi di Burdisso e compagnia. Vittoria importante nel segno di Ntcham. Era partita da vincere.

Finita la Quaresima – in realtà appena iniziata – dei rossoblu dopo 8 sconfitte e tre pareggi. Non è ancora Pasqua, ma occorreva questa vittoria per allontanare la zona rossa ma e portare tranquillità. Per la prima volta dopo 12 giornate di campionato la difesa del Grifone non ha incassato una rete.

Notiziario: 15 gradi la temperatura, terreno in buone condizioni. Curva sud piena di genoani (600 circa) e striscioni. Uno striscione in particolare recitava “Forza Pietro”. Spettatori paganti 1094, abbonati 6561.  Zarbano e Donatelli in Tribuna. Gianni e Gloria Fossati in quella laterale. Pruzzo con “Quelli che il…calcio”.

Empoli Genoa era una partita da tremiti, e la paura si è vista ad inizio gara con due squadre bloccate. I toscani hanno provato a pungere solamente con il possesso pallone ma contro un Genoa che ha giocato corto, organizzato e dislocato sul terreno di gioco in modo che tra i calciatori non ci fosse mai una distanza eccessiva coinvolgendo tutta la squadra in sovrapposizioni e raddoppi di marcatura con tempismo e intelligenza, non hanno tirato mai una volta contro la porta di Lamanna con pericolosità. A referto andava solo un tiro di El Kaddouri nel secondo tempo dalla distanza respinto con i pugni da un Lamanna bravo nel farsi trovare pronto sul pallone velenoso. Anche per lui potrebbe essere finito l’handicap delle 19 reti subite in 8 gare in compagnia di tutta la squadra.

Un solo brivido dunque per il Vecchio Balordo, e questo non è stato dettato solamente da una questione di spazi vista la concentrazione. Gli spazi era importante chiuderli in fase difensiva e cercarli in fase offensiva. Operazione che, malgrado l’ansia e il risultato del Palermo a Torino, riusciva bene considerate anche le occasioni sciupate.

Bene Mandorlini nell’interpretazione strategica della partita, troppo importante e decisiva per il futuro del campionato. Partita comunque brutta per 65’, non solo da parte del Genoa: era come se fosse già stata calcolata dal tecnico rossoblu, come testimoniavano il continuo scambiare coloro che si dovevano riscaldarsi per avere soluzioni pronte per qualsiasi soluzione e la consultazione sistematica dell’orologio.

Finalmente nessun errore importante, né singolo né collettivo, in fase di non possesso. L’efficienza della difesa rossoblu contro l’Empoli si è vista con la copertura che i calciatori sono stati in grado di darsi l’uno con l’altro. Il più bravo Izzo, con il cervello solo alla gara, centrale nel limitare il più possibile lo spazio e il tempo agli attaccanti avversari grazie all’anticipo.

Le partite però non si vincono solamente con la fase difensiva e Mandorlini è stato bravo nell’effettuare i cambi ridisegnando il centrocampo dopo 60’ e inserendo Ntcham per Rigoni. Hiljemark spostato a destra e Ntcham a sinistra, entrato subito in partita, hanno permesso al Grifone di fare meglio la fase offensiva.

La mossa più importante del tecnico rossoblu con i cambi la ricerca della superiorità a centrocampo. Ntcham con la sua fisicità e qualità ha permesso alla squadra nel cuore del gioco di esprimersi al meglio con passaggi e aperture mai visti in precedenza. Il talento di Ntcham, che gli spagnoli definirebbero “hombre di orchestra”, grande protagonista di giornata perché ispirato lui e in grado di ispirare i compagni di centrocampo e attacco, ha fatto rivedere pezzi del repertorio genoano.

Non contento, il francese ha realizzato il gol vittoria che può ben decidere le sorti del campionato del Vecchio Balordo: un tiro al volo di esterno sinistro da fuori area, di rara bellezza, accompagnato da due salti mortali per festeggiarlo.

I risultati cambiano i giudizi, facendo un rewind della partita potrebbe essere bello vedere nel Grifone lo spirito di sacrificio, la voglia di giocare e di non arrivare secondi su nessuna seconda palla, correre qualche volta a vuoto ma con tanta concentrazione per aiutare i compagni, alzare i ritmi per fregare gli avversari, come aveva fatto la Juventus la precedente gara di campionato.

L’Empoli, che non è squadra di fenomeni ma nemmeno priva di qualità, è stata succube nel secondo tempo – e specialmente nel finale – del buon stato fisico di Burdisso e compagni, dell’accorciare e salire di tutta la squadra con ogni azione pronta ad un pressing totale portato a rubare il pallone. Un pressing che rispetto alle gare precedenti non ha lasciato troppi spazi dietro la linea della sfera.

Il Genoa contro i toscani difficilmente ha fatto partire l’azione da dietro: Lamanna ha cercato come i compagni di difesa lanci lunghi per sfruttare le spizzicate e i corpo a corpo pratici e indomiti di Pinilla e Simeone utili a far salire i compagni. Rispetto alla gara con il Bologna si sono invertiti le parti: Pinilla prima punta e Simeone, il migliore in campo nel  fare il lavoro sporco, nelle vesti di uomo di raccordo tra centrocampo e attacco, marcando anche Diousse, playmaker avversario in fase di impostazione. Giudicare Gio Simeone per i gol mancati è un’analisi riduttiva della partita. Pinilla invece lo si è visto volenteroso: assist e gol nel fulmineo contropiede che ha portato al raddoppio i rossoblu.

Entrambi i bomber poco cinici e affamati davanti ai pali avversari? Importante che l’intensa cresca. Essere al posto giusto al momento dopo solo due partite giocate in coppia è la medicina che porta al gol.

Ntcham rinato?  Sarà la prossima gara a confermarlo. Con il francese al massimo il Grifone ha messo 7 punti in classifica contro Cagliari, Bologna ed Empoli.

La nuova, giusta strategia tattica alla ricerca dei punti salvezza sarà discussa nei bar, in internet, sui social, tra i media e nei salotti televisivi alla ricerca del pelo nell’uovo. Mandorlini è stato bravo a cambiare la musica, che non sarà rock ma potrà dirsi una “raspa”, il tutto per portare il Genoa fuori dalle secche e poi divertirsi con il materiale che si ha in panchina. Da segnalare come la partita di Empoli sia finita con il coro dei tifosi: “Vi vogliamo così”.