Per il nostro Genoa quella di domenica scorsa è stata una delle più brutte ed indecorose prestazioni degli ultimi anni. Il Genoa è uscito sconfitto dall’Adriatico di Pescara contro l’ultima in classifica nella massima serie e ancora all’asciutto di vittorie sul campo, prima di incontrare il Grifone. La partita dei rossoblu è stata imbarazzante ed i suoi tifosi sono usciti dallo stadio, per la vergogna, dopo soli trenta minuti. La crisi che attanaglia i rossoblu va avanti da due mesi.

Al mercato di gennaio sono arrivati Beghetto, Morosini, Pinilla, Palladino, Hiljemark, Rubinho Cataldi e sono partiti Rincon, Pavoletti ed Ocampos. In più, cosa non da poco, si è infortunato Perin. Ma questi non possono essere gli unici motivi per giustificare la mancanza di gioco e punti dell’ultimo periodo, e soprattutto la vergognosa prestazione di Pescara.

Juric, tecnico preparato, intelligente e motivatissimo, ha l’unico torto di credere nel suo calcio. Un calcio fatto di sudore, fatica, allenamenti ad alta intensità e sacrificio, parole che non tutti i giocatori dei giorni d’oggi gradiscono. Col Pescara l’atteggiamento di molti elementi non è stato giusto: in tanti non hanno mostrato attaccamento alla maglia e voglia di giocare per il proprio mister.

Nel calcio ci sta che si perda, eccome, ma uscire dal campo senza aver bagnato di sudore la maglietta, avere lasciato soli il mister e i suoi fidati collaboratori, queste sono cose che un genoano non vorrebbe mai vedere. Bisogna anche ricordare che per chiamare Juric il Genoa non ha riconfermato Gasperini, a mio parere uno degli allenatori più bravi in circolazione, un vero maestro di calcio, un tecnico che a Genova ci ha fatto gioire e divertire.

Juric andava difeso e bisognava aprire l’ombrello prima che iniziasse il diluvio. Sono altresì certo che il tecnico croato, come disse a suo tempo Preziosi, sia destinato a una luminosa carriera da allenatore, magari in Europa. Ora un grande in bocca al lupo al nuovo tecnico Mandorlini, il quale dovrà rinunciare all’aiuto del fidato Enrico Nicolini, che da uomo di grandi valori ha rinunciato al Genoa per motivi di cuore e di rispetto.

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Mario Ponti
Sono nato a Genova il 10 gennaio 1964. Ho fatto tutto il settore giovanile nel Genoa: 3 anni di primavera, esordio in serie A in Genoa -Napoli nel 1983. Poi esperienze nel Carbonia, Omegna, Casale e Mondovì in Serie C2; poi Dilettante in squadre della provincia di Genova. Un grave infortunio al ginocchio destro mi ha condizionato per tutta la carriera. Quattro operazioni. Una volta terminato di giocare ho iniziato a fare l’allenatore, prima nelle giovanili rossoblu e successivamente per 10 stagioni sulle panchine di Arenzano (il mio paese d’origine), Cogoleto, Lagaccio, Molassana e Pegliese. Infine, la sclerosi multipla è avanzata e ho dovuto abbandonare la panchina motivo per cui ho fatto per tre anni il direttore sportivo. Ora voglio fare solo lo spettatore e il tifoso. Nel 2014 la T.O mi ha premiato come tifoso rossoblu dell’anno, cosa di cui vado molto, molto orgoglioso.